La vittoria a tavolino della sinistra sarda

24 Giugno 2010
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Giuseppe Marci

Proseguendo nell’analisi del voto in Sardegna ci sembra stimolante questo articolo di Giuseppe Marci, apparso come editoriale ne L’Unione sarda del 21.

Il centrosinistra ha vinto le elezioni. Ha il centrosinistra vinto le elezioni? Stando alle dichiarazioni rese alla stampa dal segretario nazionale del Pd Bersani, non ci sono dubbi: è un «en plein senza discussioni». Potrebbe darsi, invece, che sia utile discutere, cominciando col chiedersi se sia una festa della democrazia o il segnale di un male profondo il fatto che circa il 70% degli elettori, dell’uno e dell’altro fronte, abbia disertato le urne.
Questo è il punto sul quale riflettere, senza menar troppo vanto per una vittoria che può somigliare a quelle, disastrose, di Pirro. Né vale consolarsi pensando che in tal modo gli elettori hanno voluto manifestare dissenso nei confronti del Governo nazionale e della Giunta regionale sarda e che, comunque, gli astenuti appartengono ad entrambi gli schieramenti.
Possiamo immaginare i motivi che hanno allontanato dal voto gli elettori del centrodestra: mi interessano, ora, quelli che hanno bloccato i sostenitori del centrosinistra o, in altri casi, li hanno fatti arrivare alla cabina elettorale non senza interiore travaglio e, può darsi, col naso turato.
Sono convinto che l’inizio della disaffezione, per paradosso, coincida con uno dei momenti più alti della vicenda elettorale italiana, la grande avanzata fatta registrare dalle sinistre nelle elezioni amministrative del 1975, a coronamento degli sforzi maturati negli anni precedenti e per gli effetti di una passione politica e una nobiltà di intendimenti in appresso smarrite. Alla prova dei fatti gli uomini della sinistra non si mostrarono del tutto convincenti, se già all’inizio degli anni Ottanta, ben prima della caduta del Muro, non pochi videro appannarsi gli ideali in cui avevano creduto e la politica attiva lasciarono nelle mani di quello che sarebbe in breve diventato il cosiddetto partito degli assessori.
È iniziato allora, a mio modo di vedere, lo «svuotamento della sinistra» di cui parla Alfredo Reichlin e che oggi, in Sardegna, nelle elezioni provinciali vinte, manifesta il suo estremo sviluppo.
C’è una possibilità di inversione di tendenza? Seguendo il dibattito nazionale e quello isolano, c’è da dubitarne.
Non è di buon auspicio l’esaltazione che spinge a parlare di fine del berlusconismo iniziata in Sardegna (è il nostro solito complesso della mosca cocchiera) e fa ritenere già vinte le comunali di Cagliari del 2011.
Tanta euforia, e i primi nomi di possibili candidati, rendono evidente che non è stata compresa la lezione delle scorse regionali e si preferisce continuare a trincerarsi dietro gli alibi a suo tempo prodotti per spiegare quel clamoroso insuccesso. Che invece ha una intrinseca eloquenza e converrebbe ascoltarla, se si volesse, prima o poi, conseguire una vittoria vera e non rimediata praticamente a tavolino per abbandono degli elettori.

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