G8: hotels in un focolaio di linfomi

8 Agosto 2008
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Mariella Cao

Lettera aperta a Costanza Pratesi, presidente FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano

La sua associazione ha espresso un parere positivo limitatamente ai progetti di trasformazione di alcune aree in hotel ad alto livello in vista del G8, non sappiamo se abbia espresso valutazioni sulle politiche del G8. Diamo per scontato che le condivida, in caso contrario si sarebbe in presenza dell’italianissimo, detestabile gioco del ” voler tenere il piede in due staffe”. Ma non è questo il punto. Il punto è che in Italia un parere di compatibilità ambientale, anche se fornito dalle più prestigiose associazioni del pianeta, non può sostituire e raggirare l’iter normativo della procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale, come si tenta di fare a La Maddalena. Inoltre, se si ignora o si finge d’ignorare il contesto in cui è inserita la struttura da riconvertire e la nuova destinazione d’uso, il migliore progetto ambientalista ed ecosostenibile del mondo può facilmente mutarsi nel peggiore progetto possibile. Si stenta a capire come e perché il parere positivo, offerto dalla sua e dalle altre associazioni interpellate dalle Autorità competenti, riesca a non tenere in conto che i progetti di conversione alberghiera vertono su La Maddalena, un arcipelago dove dal 1972 al febbraio 2008 ha stazionato una base atomica militare straniera con il suo branco girovagante di sommergibili a testata e propulsione nucleare (a detta degli esperti, vere centrali atomiche, molto più a rischio di quelle a terra), fuori da ogni controllo dell’Italia e della Nato. Si stenta a trovare motivazioni razionali, dal punto di vista di compatibilità ambientale, della totale noncuranza e irrilevanza da parte di FAI, Wwf, Legambiente verso una seria verifica scientifica della contaminazione attuale e pregressa dei luoghi che si pretende riqualificare. Eppure i dati, noti e inoppugnabili, sono inquietanti. E’ probabile che la FAI non sia al corrente dato il silenzio tombale dei media a diffusione nazionale, pertanto elenchiamo velocemente e ci rendiamo disponibili per eventuali approfondimenti.
La ricerca epidemiologica “ufficiale”, pubblicata nel gennaio 2006, registra tra gli uomini di La Maddalena, in rapporto alla media regionale, eccessi di tumori al sistema linfoematopoietico (associati in letteratura medica all?esposizione a radiazioni ionizzanti) del + 58% mortalità, + 73,9% ricoveri; eccessi di linfoma non Hodgkin del + 177,8% mortalità; eccessi di melanoma +335%. Gli scienziati scelti dalla Regione Sardegna, purtroppo, offrono spiegazioni talmente poco credibili da rasentare l’offesa all’intelligenza standard. Spiegazioni molto plausibili, invece, sono deducibili dalla ricerca del laboratorio francese CRIIRAD e dallo studio - pubblicato nella rivista scientifica internazionale Journal of environmental radioactivity 82-2005 (F. Aumento, K. Ledonne, K. Erol  “Transuranium radionuclide pollution in the waters of the la Maddalena national marine Park”) - che documenta la presenza di plutonio. Stranamente, Wwf e Legambiente, dopo avere provveduto a piazzare con sveltezza e abilità la bandierina delle rispettive organizzazioni sugli studi autonomi e indipendenti nel momento in cui erano “politically correct” (2004), seguendo l’esempio della Regione Sardegna, una volta girato il vento, li hanno presto dimenticati e sepolti.
La Sardegna, i suoi turisti-ospiti e quanti mirano all’ecosostenibilità, alla tutela di un ambiente di straordinaria bellezza dovrebbero avere a cuore, non solo gli svaghi, ma soprattutto la salute. E’ comprensibile che un’associazione che si occupa di ambiente e bellezze naturali non intenda occuparsi anche dell’estinzione dei “popoli di troppo”. Però è verosimile che il disastro sanitario non sia circoscritto agli indios sardi, possa estendersi e abbia avuto e continui ad avere gravi ripercussioni sulla flora e la fauna, tema di competenza della FAI.
A prescindere dalle cause dell’epidemia di tumori emolinfatici e delle eventuali ripercussioni sull’ecosistema rimane ferma la domanda: può un focolaio di leucemie e linfomi trasformarsi in luogo turistico, “ambientalmente compatibile”, in mancanza di accurati accertamenti scientifici non embetted e di una radicale bonifica?

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