Senza parola, senza parole

3 Maggio 2009
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Red

Non c’è bisogno di commenti. Il rapporto sul giornalismo e la libertà di stampa in Italia di Freedom House è molto chiaro: la libertà di stampa in Italia è pericolosamente calante. Se tenete conto dello stato della TV e della condizione precarissima di giornali storici della sinistra italiana come L’Unità, ex giornale di Antonio Gramsci anche se da lui fondato, de Il Manifesto fondato da Luigi Pintor, e di Liberazione, il quadro è fosco. Freedom House ci ricorda quanto lontana sia nel nostro Paese la Costituzione materiale da quella formale sulla libertà di manifestazione del pensiero (art. 21). Il  Primo Maggio ci ha indotto tutti a riflettere sull’eversione dell’art. 1 “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Oggi, al contrario, la repubblica è fondata sul mercato e sui pescecane della finanza speculativa. Lo stravolgimento delle istituzioni e delle leggi elettorali hanno tolto l’appartenenza della sovranità al popolo, voluta e proclamata sempre dal primo articolo della nostra Costituzione. Idea forza, invero, mai realizzata, ma almeno prima non manifestamente contraddetta ed offesa come ai nostri giorni. E il 21 giugno, col referendum Segni-Guzzetta, si vuole dare un altra picconata alla nostra democrazia. Il partito che prenderà un voto in più degli altri avrà il 55% dei seggi in Parlamento! Una follia! Il cavaliere ha già preannunciato il suo sì. Ed è ovvio. Meno ovvio è che lo abbia annunciato anche Franceschini. Ma se la nostra democrazia è così mal ridotta un bell’aiuto è arrivato anche dal centrosinistra e dalla sinistra. Occorre darci una mossa, creando il massimo di unità in difesa della Costituzione e delle libertà costituzionali. Se vogliamo assomigliare ad Obama anziché a Putin (di cui ci parla G. Scroccu nell’articolo seguente), bisogna dar battaglia. Con decisione e senza indugio

Ecco ora la notizia

(ANSA) - WASHINGTON - L’Italia è retrocessa nella categoria dei paesi ‘parzialmente liberi’, nell’annuale classifica sulla libertà di stampa stilata dall’organizzazione internazionale Freedom House. Tra le cause della retrocessione, relativa agli eventi dell’anno 2008, il rapporto cita il ritorno al governo di Silvio Berlusconi, un aumento di azioni legali contro i giornalisti e le minacce del crimine organizzato. Il rapporto, che sarà presentato a Washington domani e di cui l’ANSA ha ottenuto in anticipo una copia, vede l’Italia come unico paese europeo a retrocedere dalla categoria dei ‘paesi liberi’ a quella dei paesi dove la libertà è ‘parziale’. In Italia la situazione è peggiorata, afferma Karin Karlekar di Freedom House, “per l’aumento del ricorso ai tribunali e alle denunce per diffamazione per limitare la libertà di espressione e anche per l’aumento di intimidazioni fisiche ed extralegali da parte sia del crimine organizzato, sia di gruppi di estrema destra”. Il rapporto cita poi “preoccupazioni” per la proprietà dei mezzi d’informazione e afferma che “il ritorno al ruolo di premier del magnate Silvio Berlusconi ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida”. Freedom House è un’organizzazione non-profit indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, la cui prima presidente fu la First Lady Eleanor Roosevelt.

Antonello Murgia integra la notizia inviandoci dei link dai quali si evince la posizione dell’Italia nel ranking mondiale della libertà di informazione con, per ogni anno, la pagina web relativa.

Ecco il suo commento. 

Siamo caduti in una condizione che solo 20 anni fa sarebbe sembrata irraggiungibile anche ai pessimisti estremi, siamo ridotti a sperare nella first lady per liberarci di un Premier la cui inadeguatezza a qualsiaisi ruolo pubblico può essere negata solo dai tifosi ultrà. I giornali italiani ed anche i partiti di centro e di sinistra in questi anni hanno sostanzialmente dormito, attribuendo poca importanza ad un fatto che non è compatibile con la democrazia (se non ci si batte per questo, per cosa può avere senso battersi?). E così, ci si accorge solo ora della pessima posizione nella classifica di Freedom House sulla libertà di informazione: sul web i dati sono disponibili dal 2002 e già nel 2004 l’Italia era inclusa fra i Paesi con stampa parzialmente libera. La situazione andò peggiorando nel 2005 e nel 2006 per risalire, con l’avvento del Governo Prodi, al 61° posto nel 2007 (posizione di stampa libera). Nel 2008, caduto il Governo Prodi ed entrato in carica il 7 maggio il Governo Berlusconi IV, la posizione è scesa nuovamente per arrivare al 65° posto (ancora all’interno dei Paesi a stampa libera), fino a quest’anno in cui, con tutto ciò che è successo (Santoro/Anno zero, Report/Gabanelli, etc., etc., etc.,) non era sperabile che l’Italia potesse essere considerato un Paese con informazione libera.
Ecco ora i link
2004 = 74° posto PARZIALMENTE LIBERA (http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=203&year=2004 )2005 = 77° posto PARZIALMENTE LIBERA (http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=57&year=2005 )2006 = 79° posto assieme al Botswana: PARZIALMENTE LIBERA (

http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=271&year=2006 );2007 = 61° posto assieme ad altri 4 Paesi: LIBERA(http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=3898&year=2007 );2008 = 65° posto: LIBERA (http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=4428&year=2008 ).

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