Amsicora
C’è una soddisfazione generale per l’esito delle elezioni. Annibale alle porte di Roma è stato bloccato. Le forze “responsabili” tengono e vanno al ballottaggio. Vinca l’una o l’altra, il governo si rafforza e le istituzioni democratiche sono salve! L’importante è che i barbari stiano al palo. Poco importa poi se le forze responsabili siano avvinghiate da un grumo d’interessi, piccoli e grandi, che vanno dalle amministrazioni locali, ai consigli di amministrazione, alle grandi questioni, dall’evasione milionaria, alla mazzette sempre milionarie, ai crack bancari. Poco importa se i “responsabili” si sono mangiati lo Stato e hanno condotto allo sfascio l’Italia. Poco importa se i barbari, accampati fuori dalle mura, hanno rinunciato al finanziamento pubblico di ben 42 milioni di euro e sono l’unica opposizione in campo al malaffare e al Caimano. I “responsabili” amplificano una discussione sulle diarie, che è legittima e s’inquadra in un quadro di grande - perfino eccessiva! - moralizzazione della vita pubblica.
Il coro unanime è, dunque, il segno del comune sentire delle forze responsabili e della generalità dei media. Anche il Manifesto, storico giornale di opposizione, gioisce per il “flop” dell’unica forza di opposizione nel Paese e in Parlamento.
L’ebbrezza della vittoria delle forze responsabili è così alta che offusca la mente. Le analisi, infatti, generalmente e salva qualche piccola eccezione, sono poco attendibili. L’opposizione nel paese si è veramente afflosciata nel giro di tre mesi? Le larghe intese hanno davvero un largo consenso? Quel malessere emerso con forza nel voto alla elezioni politiche è già riassorbito? Ciò che si vede, in realtà, è un pericoloso allargamento dell’area dell’astensione. Il dato di fondo è proprio questo: la disaffezione a PD e PDL è accresciuta, non diminuita. Dappertutto crolla la partecipazione. Metà degli italiani diserta le urne. In termini di voti, la perdita di PD e PDL, enorme a febbraio, è ancor più precipitata domenica e lunedì. A livello locale questa è la forma pressocchè unica della protesta totale, del rifiuto integrale. Che senso ha manifestarlo votando De Vito a Roma o qualche altro pinco pallino a Siena o a Iglesias? La massa intuisce che non è li che si decidono le sorti del Paese. Si tratta di capire come questa massa incazzata, tanto da negarsi al voto, si orienterà in un altro scontro politico ravvicinato sulle sorti del Paese. Beh, qui, cari amici, dovete ammettere che la musica cambia. La protesta può avere un referente credibile. E’ difficile azzardare, ma, se - come purtroppo è probabile - questo governo non combinerà nulla e si andrà ad elezioni ravvicinate, in un quadro economico-sociale ulteriormente degradato, l’opposizione del M5S mantiene intatta la possibilità di un risultato clamoroso. Le votazioni comunali o regionali su questo orizzonte non incidono, non sono un test credibile. Quindi, “responsabili” di tutta Italia, attenzione!, i barbari sono stati bloccati, ma non sconfitti. E sono sempre accampati alle porte con intenzioni niente affatto concilianti. E se le grandi masse di riserva, ora rimaste a guardare, si uniranno a loro?
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