L’Italia tira la cinghia, parola dell’Istat

6 Luglio 2010
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Red

Nel 2009 il valore della spesa mensile per la metà delle famiglie italiane non ha raggiunto i 2.020 euro. Lo rende noto l’Istat nell’indagine annuale sui consumi delle famiglie, precisando che rispetto al 2008 si è registrato un ribasso del 2,9%.
Nel 2009 la spesa media mensile per famiglia è stata pari, in valori correnti a 2.442 euro, inferiore a quella dell’anno precedente dell’1,7%. L’Istat precisa che anche in termini reali la riduzione appare “alquanto significativa”, considerando che nel 2009 l’inflazione si è attestata allo 0,8%.
La percentuale di famiglie che ha dichiarato di aver diminuito nel 2009 la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all’anno precedente è pari al 35,6%. Tra queste il 63% ha dichiarato di aver diminuito solo la quantità, mentre il 15% di aver ridotto, oltre alla quantità, anche la qualità. La spesa media mensile per gli alimenti si è così ridotta del 3% rispetto al 2008, attestandosi a 461 euro al mese.
E’ la prima volta che negli ultimi dieci anni si registra una variazione nominale negativa per la spesa media mensile per le famiglie. Il calo record si associa al più basso tasso di inflazione relativo sempre allo stesso periodo.
In questa situazione sale la spesa per mutui. Per circa 2,902 milioni di famiglie rappresenta una spesa pari, in media, a 510 euro al mese. Nel 2008 l’esborso era pari a 465 euro al mese, quindi si tratta di una voce di bilancio in crescita.
L’unico capitolo della spesa media mensile delle famiglie italiane a registrare nel 2009 un aumento é stato quello per combustibili ed energia; una crescita che si associa a un periodo invernale particolarmente lungo e rigido.Invece, nello stesso periodo è diminuita la spesa per diverse voci di bilancio come servizi sanitari, tabacchi e comunicazioni. In generale, nel 2009, la spesa non alimentare a livello nazionale è rimasta stabile, a 1.981 euro mensili.
Notevole la differenza fra Nord e Sud. E’ stata di circa 1.200 euro la differenza della spesa media mensile nel 2009 tra le famiglie delle diverse regioni italiane. Nel 2009, infatti, la Lombardia ha registrato la spesa media mensile più elevata (2.918 euro), seguita da Veneto (2.857) ed Emilia Romagna (2.799). Fanalino di coda, ancora una volta, invece la Sicilia (1.721).
La casa rimane un bene molto ricercato.e assorbe oltre un terzo del totale della spesa mensile delle famiglie italiane.Cresce così il valore delle uscite destinate all’abitazione: la quota sull’esborso complessivo, infatti, passa dal 32,1% del 2008 al 33,5% dello scorso anno.
Le famiglie di anziani spendono molto meno rispetto a quelle giovani: in media i single e le coppie con a capo un over-64 per vivere tirano fuori dal portafoglio circa il 25% in meno dei nuclei formati da giovani-adulti. In particolare, le possibilità di spesa risultano molto ridotte per gli over-64 soli: per questa fascia l’esborso medio mensile è di soli 1.415 euro, di mille euro inferiore a confronto con quello riferita al totale delle famiglie italiane, pari in media a 2.442 euro al mese.
Il calo dei consumi per il 2009 “é un segnale grave che dimostra lo stato di disagio economico in cui versano i cittadini e il dilagare di un crescente stato di povertà che fa diminuire gli acquisti”. E’ quanto sostiene il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, che avverte come per il 2010 si rischi un’ulteriore riduzione dei consumi. “A destare estrema preoccupazione è soprattutto il dato sui generi alimentari, con 1 famiglia su 3 che ha ridotto i consumi in questo settore nel 2009 - prosegue Rienzi - ciò significa che per far fronte alla crisi e al carovita dilagante, i cittadini sono costretti a mangiare di meno e tirare la cinghia anche su beni primari come il cibo”. E nel 2010, sempre secondo il Codacons, “andrà anche peggio, con una riduzione degli acquisti che potrebbe arrivare al 2%”. Per l’associazione a tutela del consumatore, “l’unica soluzione per sostenere efficacemente le famiglie e far riprendere i consumi è una riduzione generalizzata dei prezzi nell’ordine del 20%”. E l’opposizione che dice e sopratutto che fa?

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