RSU Carbosulcis “ go home “ al C.D.A.

7 Luglio 2010
3 Commenti


Antonello Tiddia - RSU Carbosulcis

La decisione della RSU Carbosulcis di sfiduciare il Presidente ed il C. D.A, invitandoli entro 4 giorni a fare le valigie, non è nata a caso. Per noi la loro azione è stata insufficiente, come sterile fin ora è stata l’iniziativa dell’azionista, la Regione Sardegna, immobile, statica, senza idee e senza un progetto preciso sul futuro della Carbosulcis. Con un assessore all’industria più propenso a parlare di calcio che di politiche industriali e dei problemi dei lavoratori sardi. Lo scontro tra RSU e il C.D.A. è arrivato dopo l’ennesima riunione fra i delegati e l’Azienda dove si doveva parlare di organizzazione del lavoro e di tutti i temi inerenti il futuro della Carbosulcis. Quando la RSU ha capito l’inconsistenza delle risposte e che non c’era nessuna prospettiva o progetto, ha abbandonato la riunione invitando il Presidente Sergio Matzuzzi e il resto del consiglio di amministrazione ad abbandonare gli incarichi.
Sul futuro della Carbosulcis è bene ricordare che il 50% dell’elettricità dell’UE viene prodotta da fossili (carbone e gas naturali). A livello mondiale la produzione totale di energia dovrebbe affidarsi ai fossili fino al 2050. Le prospettive per la Carbosulcis sono legate al progetto integrato Miniera – Centrale con tecnologia ad emissioni zero di CO2. Questo è un progetto di forte innovazione tecnologica (la cattura della CO2), con investimenti che vanno da un miliardo a un miliardo e mezzo di euro, soldi che sarebbero linfa vitale per il territorio.
Concludendo, la RSU e i lavoratori Carbosulcis chiedono:

- Rilancio della miniera e produttività, rispettando l’ambiente con la cattura della CO2 ,
- Bando della gara internazionale, anche se è preferibile tenere la miniera in mano pubblica;
- Progetto complesso integrato centrale – miniera .

Chi di dovere si svegli dal letargo e dia risposte certe in tempi brevi. Altrimenti la RSU, come già in passato, siamo pronti ad intraprendere tutte le forme di lotta necessarie per salvaguardare il nostro posto di lavoro.

3 commenti

  • 1 Enea Dessì
    7 Luglio 2010 - 07:03

    Signor Tiddia, le scrivo da Tallinn in Estonia per farle capire l’interesse alla sua comunicazione. Carbosulcis rappresenta una delle grandi anomalie del sistema Sardegna. Posto che il carbone sulcis non avrà mai futuro ne desolforato e neanche de-CO2, ci potrebbe spiegare in 30 anni di attività l’apporto costi-benefici che ha dato questa azienda? Ci può aggiornare sui conti economici degli ultimi 20 anni? Ma lei lo sa che con tutti quei soldi si sarebbe potuta mantenere per 30 anni una università del calibro della Stanford University? Per dirgliela in breve: il futuro del Sulcis non può essere e non sarà mai il carbone, sempre che non si sia autolesionisti fino all’ultimo; il futuro, caro sig. Tiddia (e lo dico soprattutto per i vostri figli) sono esattamente le università. Ma lei lo sa che un brevetto vale più di tutte le industrie di Portovesme messe insieme? Mi dispiace davvero che si vogliano spendere ancora tante risorse in una miniera che non potrà mai e poi mai raggiungere standard produttivi e di costo (energia prodotta per Ton di petrolio equivalente) tali da giustificare simili investimenti. Riescono a malapena qui in Estonia con gli scisti bituminosi a stare sul mercato a determinati prezzi. Sulla cattura della CO2 è meglio stendere un velo.

  • 2 Antonello Tiddia
    7 Luglio 2010 - 09:34

    Caro Enea, io posso condividere molte tue considerazioni , il fatto e che in tutti questo anni la classe politica e sindacale non ha pensato a creare un sviluppo per il Sulcis diverso. La cosa è anche difficile da farsi. Io lavoro in Carbosulcis da 22 anni e non sono carbone o morte. So solo che l’azienda in questi ultimi anni sta cercando di puntare sulla ricerca tecnologica per cercare eventualmente anche di vendere tecnologia.Non voglio farla lunga magari avremo modo di approfondire il tutto in privato
    Un abbraccio
    Antonelo

  • 3 Enea Dessì
    8 Luglio 2010 - 06:59

    Guarda Antonello ti ho scritto perchè quel documento io l’ho letto proprio come carbone o morte. Comunque adesso sono in Italia e ti dico perchè mi trovavo a Tallin. Tallin e tutto il golfo di Finlandia sono la patria di Nokia, Skype e dei più geniali pirati informatici del globo. Una società di private equity controllata da Skype mi ha richiesto una consulenza circa l’esecuzione di un business plan che prevede, a regime, 1600 unità lavoro a partire da una sede italiana da individuare in aree di vantaggio. Ora, vuoi che non pensi al Sulcis? Alla ZFU di Iglesias? Certo che ci penso, ma penso a come finì il progetto Ibisco nel 2000 nel suo piccolo, a come finirono i progetti ST micro o One Communication nel loro grande. Io credo che quel territorio ha bisogno di un coraggioso cambio di rotta e per cambiare deve smettere di pensare che carbone e metallurgia pesante siano strategici. Chi lo sostiene sa chè si tratta di una bugia grande come una montagna. Te sai quanti interessi politici girano intorno alla difesa di quelle scelte e sai quali altri interessi di natura economica, ai grandi livelli, vengono spartiti tra colossi dell’industria mondiale. Ti porgo un cordiale saluto Enea

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