Ma la prescrizione breve è incostituzionale?

16 Aprile 2011
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Andrea Pubusa


Sul Messaggero di ieri, è stata pubblicata un’intervista di Mario Coffaro a Valerio Onida, che pubbichiamo sotto, dal titolo: “Non è incostituzionale ma non contribuirà a sveltire le cause penali”.
Condivido in ogni riga il pensiero del Presidente emerito della Corte costituzionale, esclusa proprio l’opinione sulla costituzionalità della disciplina sull’abbreviazione della precrizione per gli incensurati. E’ vero che - come dice Onida - la disciplina si applica a tutti i processi per gli incensurati, e dunque, sotto questo profilo, non viola il principio di eguaglianza, secondo cui a situazioni uguali legge uguale e a situazione diversa legge diversa. Ma in questo caso la disparità di trattamento riguarda non tanto le persone ma i reati: a reati uguali trattamento diverso, ossia durata differente della prescrizione. E’ ragionevole questo? Si obietterà: ma non sono uguali gli imputati, ed è vero, incensurati gli uni, già condannati gli altri. Ma la prescrizione attiene ai reati, non riguarda la qualità del reo. Di questa è ragionevole tener conto in sede di irrogazione della pena e a questo l’ordinamento già provvede attraverso il sistema delle attenuanti e dei benefici.
E poi che dire delle parti offese, delle vittime del reato? Qui è ancor più manifesta la disparità di trattamento. Vittime dello stesso reato, ma meno tutelate a seconda della  qualità del reo. Ma che c’entra l’incensuratezza sulla ragionevole aspettativa di condanna e di ristoro del danno delle parti offese? E ancor più, perché una minore chance di tutela in sede penale per  chi ha l’avventura d’essere vittima di un incensurato? Forse che i parenti dell’ucciso non devono avere la stessa protezione dall’ordinamento a prescindere dal fatto che l’assassino sia già incorso o no nei rigori della legge penale?
Mi pare, dunque, che questa disciplina possa incorrere nell’annullamento ad opera del giudice delle leggi. Ed è auspicabile che lo sia, essendo essa dettata non dalla sacrosanta esigenza di accelerare i processi, ma dall’intento di ammazzarli, e sopratutto dalla furbata di ammazzarne alcuni (i soliti .,.del solito!). E, se l’annullamento verrà disposto dai giudici della Consulta, sarà giusto per questa come per ogni norma dettata in frode al principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge.
Ecco ora l’intervista a Valerio Onida.
 

- La possibile durata dei processi penali con le nuove norme approvate dalla Camera sarà ancor più ridotta, in particolare per gli incensurati: è giusto, come sostiene la maggioranza di governo, o sbagliato come sostiene l’opposizione? «lo non credo che queste nuove norme, che ora tornano per l’ultimo vaglio al Senato, costituiscano un rimedio alla lentezza dei processi penali, cioè possano accelerarli», risponde Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale già candidato Pd alle primarie di Milano. E spiega: «Da molti anni vengono espresse critiche alla lentezza della giustizia civile e penale, anche dalla stessa magistratura, basti rileggere le relazioni dei presidenti e dei procuratori generali della Cassazione degli ultimi lustri. L’Italia è stata più volte condannata a Strasburgo per aver violato il diritto a una ragionevole durata del processo. Ma questo tema, che è un connotato di fondo del nostro sistema giudiziario, dovrebbe essere affrontato cercando di snellire le procedure, di cancellare formalismi inutili per accelerare i procedimenti, non facendo cadere prima in prescrizione i processi».
Qual è la differenza? «Oggi viene riproposta dalla maggioranza una seconda riduzione della prescrizione, dopo quella già attuata con la legge ex Cirielli, sempre con riguardo solo al processo penale. La legge condannerebbe alla morte anticipata per prescrizione i processi in cui non sia ancora intervenuta una sentenza di primo grado. E questa norma varrà per i processi in corso e per il futuro. Il legislatore così non accelera con nuove norme o con altri provvedimenti i processi civili e penali. Ma anticipa il fine vita di molti processi senza che si avvii un progetto sistematico per ridurre la generale lunghezza dei processi. Mi pare un evidente errore perché è una normativa incapace di incidere sul nodo di fondo dell’eccessiva durata dei processi. In realtà sappiamo che la legge ha uno scopo solo: avvicinare la prescrizione di un particolare processo».
Sulle nuove norme potrebbe proporsi una censura di costituzionalità? «Occorre leggere prima il testo defmitivo della legge. Certo non c’è analogia con i dubbi che la Corte costituzionale ha accolto bocciando parzialmente le norme della legge ex Cirielli. In quel caso la norma riduceva la prescrizione ma escludendo i procedimenti in corso in cui era stato dichiarato aperto il dibattimento, e ciò è stato ritenuto illegittimo dalla Corte. Invece con queste nuove norme l’ulteriore taglio della prescrizione regalato agli imputati incensurati andrà a premiare tutti gli imputati per i quali non sia intervenuta la sentenza di primo grado».

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