Il governo abrogra il nucleare, ma bisogna non abbassare la guardia

19 Aprile 2011
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Alfiero Grandi

Il governo ha proposto la modifica della normativa sul nucleare, tornando sostanzialmente sui suoi passi. Per la Sardegna è una buona notizia, essendo l’Isola in predicato per l’ubicazione di centrali o per la conservazione delle scorie.
Una grande vittoria del movimento antinucleare, dunque, che però non consente di abbassare la guardia fino all’acquisizione del definitivo risultato.
Ecco sul “pentimento” del governo una dichiarazione di Alfiero Grandi, Presidente Comitato SI alle energie rinnovabili NO al nucleare.

Il Governo ha capito che al referendum sul nucleare del 12/13 giugno andava sotto. Dopo avere lungamente dimostrato incapacità di comprendere la gravità dell’incidente della centrale nucleare in Giappone, il Governo ora ha presentato al Senato un emendamento al decreto legge sulla moratoria che cancella le normative precedenti sul nucleare.
Questo nuovo e opposto orientamento del Governo, che modifica radicalmente quelli precedenti, è un importante risultato del movimento referendario che ha sviluppato una larga e unitaria iniziativa per votare SI al referednum del 12/13 giugno con l’obiettivo di cancellare la legge sul nucleare voluta ad ogni costo dal Governo in spregio al referendum del 1987.
Il Governo cerca oggi di evitare il giudizio dei cittadini abrogando da solo le norme che aveva voluto ad ogni costo.
Il giudizio sul tentativo del Governo, per ora bloccato, di riportare il nucleare in Italia resta drasticamente negativo. Il Governo ha fatto dichiarazioni gravi ed irresponsabili.
Acquisiamo questo risultato che appartiene a quanti hanno condotto una ferma battaglia contro il ritorno del nucleare in Italia.
Tuttavia va anche detto che il Governo ha presentato un emendamento ad un decreto legge che per diventare legge dello Stato deve essere definitivamente convertito in legge prima dal Senato e poi dallla Camera nello stesso testo e quindi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, tutto questo non prima del 20/25 maggio.
Solo a quel punto si saprà se ci sono con sicurezza gli estremi per fare giudicare dalla Corte che sono venute meno le ragioni del referendum abrogativo sul nucleare. Fino a quel momento deve continuare la vigilanza del movimento referendario per avere la piena garanzia che le ragioni del referednum sono effettivamente venute meno. Queso può anche aiutare gli altri referendum che invece si terranno regolarmente il 12/13 giugno.

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