Cara Francesca, a volte è meglio tacer…

5 Marzo 2014
2 Commenti


Amsicora

Tanto tempo fa un grande leader della sinistra bollò l’estremismo come malattia infantile, ora invece è l’infantilismo la malattia della sedicente sinistra.
Ricordate Massimo? Fino a quando non ha deposto le armi dell’arroganza ed è tornato nell’alveo del diritto e della ragionevolezza (almeno così pare), non ne azzeccava una: ogni sua dichiarazione era un autogol. Ha rimesso la testa a posto dopo che l’ha sbattuta al Tar. E dire che l’avevamo avvisato! Prima di lui Renato, il grande, inanellò una serie di cavolate, culminate nella promulgazione di un atto che lui chiamò legge statutaria e invece legge non era, perché priva dell’approvazione del corpo elettorale (non fu approvata al referendum confermativo). Risultato: unico caso nella storia dell’Italia repubblicana, la Corte costituzionale, investita della questione di legittimità di quella pseudo-legge, disse di non dover annullare alcunché in quanto quell’atto non era mai divenuto legge. Lui, la testa l’ha sbattuta addirittura sulla Consulta. E anche lui fu avvisato per tempo! Ma non ha capitalizzato la lezione neppure dopo. E poi sapete, cavolata su cavolata, com’è andata: ahinoi! ne paghiamo ancora le conseguenze!
Ora, c’è Francesca che non ne azzecca una. Prima, con fare arrogante richiama i suoi voti alle primarie come abbuono dell’iscrizione nel registro degli indagati. Come se le primarie del PD avessero l’effetto miracoloso di cancellare la contestazione del PM!  Poi risponde in malo modo a chi, giornalista o curato, la invitava amichevolmente ad un passo indietro. Non come ammissione di colpa, ma come atto di rispetto verso gli elettori sardi e in attesa di un ritorno, ad assoluzione avvenuta (che, ovviamente, le auguriamo). Poi, è tornata all’attacco con prepotenza nei riguardi di Pigliaru: “gli ho fatto dono della presidenza“! Ergo, voglio una compensazione altrettanto generosa: nientemeno che la vicepresidenza e l’assessorato alla sanità! Ha anche chiamato a supporto 50 amministratori nuoresi, che evidentemente considerano ancora la vendetta barbaricina come unico codice vigente in campo politico. “Se non le dai quel che chiede e le spetta, te la facciamo vedere noi!”. E pensavano di giocare in casa, visto che il teorico della materia è Pigliaru padre.
Dopo una serie di infantilismi, che fanno dubitare della sua (momentanea) capacità di discernimento, ecco la chiamata vendicatrice di Matteo: al governo! Si, proprio così, sottosegretaria di Stato! E lei cosa dice? “Il mio partito mi ha nominata perché è garantista”. Garantista di chi e di che cosa? Dei sardi e degli italiani democratici che vogliono alle cariche pubbliche persone non toccate dal dubbio del malaffare? O di quanti, coinvolti nelle procedure, non sentono il dovere di farsi da parte? Astensione dalle cariche pubbliche non per sempre, si intende, ma fino a definizione del processo, se assolti. Per Francesca, così come le primarie compiono il miracolo di affrancare dalle contestazioni giudiziarie, così la nomina del partito è espressione di quel valore civile che va sotto il nome di garantismo. Ora, ditemi voi, se questa povera donna, ha introiettato o no, fino in fondo, l’essenza del berlusconismo. Per lei la presidenza è cosa sua e si può donare, è salvifico e purificatore il voto alle primarie di partito e le decisioni degli organi di partito prevalgono sui provvedimenti della magistratura, li annullano. Come per il cavaliere, il consenso vale più della legge, esenta da essa! Rende padroni delle istituzioni!
Poi, non appena nominata, Francesca che fa? Vuole ingraziarsi i sardi, captatio benevolentiæ come con la letterina che c’inviò a Natale, e dice con piglio da statista: “mi batterò per fare di Cagliari la capitale europea della cultura“. Come Eleonora, che fece di Oristano la capitale di un regno. Poverina! Non sapeva che i concorrenti sono città italiane. E così ai casini della sua vicenda giudiziaria, sbattuta in tutte le prime pagine, somma la bufera di una dichiarazione che ha indignato gli altri sindaci interessati.
Cara Francesca, sai quale sarà l’esito più probabile del tuo gran parlare? Che non rimarrai al governo e che hai compromesso in modo forse decisivo la candidatura di Cagliari a capitale europea della cultura. Disfi la tela che Massimo, con pazienza, ha tessuto.
Ecco perché, da un po’ di tempo a questa parte, sentendoti, viene in mente il detto “a volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio“.  Si capisce che sei provata e questo ti fa perdere lucidità. Pensa, però, quale esposizione se verrai rinviata a giudizio. E se - dio non voglia! - verrai condannata? Tu la testa rischi di sbatterla contro il Tribunale, e neanche civile, penale. E’ così difficile capire che per te è meglio ora stare in silenzio e in disparte. Fai come Gentile, un bel gesto: dimettiti e attendi tempi migliori. Donna avvisata, mezzo salvata!

2 commenti

  • 1 in giro con la lampada di aladin… | Aladin Pensiero
    5 Marzo 2014 - 09:29

    […] Francesca, a volte è meglio tacer… Amsicora su Democraziaoggi Renzi e il “caso Barracciu”, il senso morale smarrito. Luciano Marrocu su La Nuova Sardegna […]

  • 2 Mario Sciolla
    6 Marzo 2014 - 23:05

    1) A prescindere da rispondenza o meno a verità per reati prefigurati nelle indagini, chi è in posizione critica non solo per sé, ma per la parte politica di riferimento, dimostrerà sempre maggiore spessore non intralciando regolari decorsi e accettandone gli esiti, magari eventualmente subendo un’ingiustizia temporanea. Ma se l’esito finale sarà l’assoluzione, si potrà tornare in campo più degni e più validi di prima.
    2) Ritengo che, di fatto, la Barracciu fosse inadeguata al ruolo già “ab origine”, in avvio delle primarie. Questo, peraltro, mi fa giudicare miope e inadeguato il quadro dirigente regionale del PD già “ab origine”.
    3) Lo scomporsi rende sguaiati e chi lo fa si espone al pubblico discredito. Nel vedere come, a Videolina, la Barracciu si rivolgeva a Ettore Cannavera ho provato malessere, pena, quasi un senso di pietà.
    4) Giudico senza basarmi su vicende giudiziarie. Anzi, tendenzialmente nutro nei confronti delle indagini pubblicizzate una notevole diffidenza. Me ne dà la prova anche il caso Barracciu: fresca di vittoria alle primarie, va a “Ballarò” senza sapere di essere indagata. Gliene dà notizia (in diretta!) Alessandro Sallusti, direttore de “Il giornale”. Se i giornali sanno delle comunicazioni giudiziarie prima ancora degli interessati, vuol dire che la riservatezza è oramai bandita dai palazzi di giustizia. E non cito la mania “intervistomane” in passato tante volte manifestata da giudici inquirenti. Potrei ricordare, peraltro, le dichiarazioni dell’ex magistrato inquirente De Magistris (ora sindaco di Napoli) quando si scagliò contro la “giustizia ad orologeria” (ma la frase non era un “marchio doc” di Berlusconi?). Si potrebbe continuare …

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