Il Cagliari-calcio emblema del malessere sardo

4 Giugno 2014
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Andrea Pubusa

L’altro giorno ero a Palazzo Bo, splendida sede dell’Ateneo Patavino, ad un Convegno sulla semplificazione dell’azione amministrativa. Nel mio intervento, come esempio paradigmatico di complicazione, ho citato la vicenda del Cagliari-Calcio. Un caso eclatante di malamministrazione, in cui tutti i barocchismi, le insensatezze e le imperscrutabilità della burocrazia sono compendiate. L’impersonalità dell’amministrazione e la sindrome da Castello di di Kafka elevate al massimo grado. Cellino, nel salutare, ha manifestato un senso di sollievo, un moto liberatorio: “ora - ha esclamato - con la burocrazia se la vedranno gli americani!”.
E dire che la legge 241 del 1990, tanto decantata, prevede un termine entro il quale il procedimento dev’essere definito e iindividua per ogni pratica un responsabile che ha il potere e il dovere di assicurare la conclusione della procedura entero il termine di legge. Nei giornali e nel web prevale l’aspetto sportivo, l’ansia dei tifosi di vedere la fine della telenovella e di sapere che la squadra avrà uno stadio in Sardegna. Nessuno, invece, mette l’accento sul fatto che questo è il caso politico più significativo dela storia recente dell’Isola. Noi sardi parliamo di politiche di sviluppo, molti enunciano gli effetti miracolosi della  zona franca integrale, mentre l’imprenditore che deteneva la bandiera della Sardegna, il Cagliari-calcio, è costretto a lasciarla in mani straniere, e non per ritirarsi a vita privata o dedicarsi ad altre attività, ma per fare il presidente di un club di calcio inglese. Se i sardi, e primi fra tutti Pigliaru e Zedda, attuali titolari delle massime cariche nella regione, non capiscono che qui c’è il vero malessere della Sardegna, non c’è speranza. L’amministrazione, che in altri luoghi è il fattore attrativo d’iniziative economiche, qui le scoraggia. Facciamo ponti d’oro ai capitali arabi con l’Ospedale S. Raffaele e la Costa Semralda, e mandiamo all’estero chi, bene o male, ha tenuto una squadra dignitosa in serie A per tanti anni! E lo facciamo per prenderci un interlocutore senza volto, un fondo d’investimento, quanto di più contrastante con la titolarità di un club calcistico, che, prima d’ogni cosa, è un simbolo, un fattore d’identità, una bandiera. Follia allo stato puro!
Tornando alla semplificazione dell’azione amministrativa. Sapete che in altri ordinamenti si sta già passando dal responsabile del procedimento al “facilitatore”? Il primo evoca una figura dalla parte dell’amministrazione; il “facilitatore”, invece, sta anche dalla parte del cittadino perché ha come funzione fondamentale quella di condurre il procedimento amministrativo alla sua rapida conclusione rendendo spedita l’azione burocratica e insieme facilitando gli adempimenti di chi all’amministrazione chiede autorizzazioni, nulla osta e simili. E sapete a Palazzo Bo i più autorevoli studiosi italiani della materia a che conclusione sono giunti? Quella più semplice, fondata sul buon senso, e cioé che l’amministrazione, per essere veloce, necessita certo di leggi e procedure semmplici, ma anzitutto di persone capaci di assumersi responsabilità. E sapete chi si asssume le responsabilità? Chi sa, chi è competente. E sapete chi non decide e lascia le cose a bagno maria? Chi non sa e trova nell’indecisione il rimedio alla sua ignoranza. Ed allora occorrerebbe ripensare tante cose. Altro che la limitazione dell’accesso al Tar o la riduzione delle garanzie, di cui - da buon ignorante - parla Renzi! Bisogna intervenire sull’amministrazione per neutralizzare le lungaggini alla fonte. Occorre chiedersi anzitutto se incide o non in questa situazione lo svilimento del pubblico impiego e la sua assimilazione a quello privato. Ed ancora se l’ignoranza in campo amministrativo non è frutto del fatto che, innaturalmente, geometri, ingegneri, psicologi e simili sono stati nominati responsabili di procedimenti senza che del diritto amministrativo sappiano una mazza. Dico sempre ai  miei studenti che è come se io, artigiano del diritto, venissi nominato responsabile di un progetto in cui devo fare calcoli in cemento armato per assicurare la stabilità di strutture complesse. Il crollo sarebbe assicurato! Ma è un crollo anche quello dell’amministrazione che blocca le attività per insipienza, che tiene un club di serie A per anni senza stadio per mancanza di autorizzazioni.
C’è dunque molto da semplificare nelle leggi e nei procedimenti, ma c’è anzitutto da mettere a capo delle procedure persone di alta professionalità e per questo sicure di ciò che fanno. Sta qui il segreto primario della speditezza dell’azione amministrativa. Tutto questo la dice lunga anche sul trattamento economico. Si stigmatizzano gli emolumenti di talune amministrazioni di alto profilo. Ma, nel rispetto ovviamente dell’equità, quanto fa risparmiare un ottimo funzionario all’amministrazione  e ai cittadini in tempi e risorse, in ricorsi al giudice, in risarcimento dei danni? Amici miei, qui sta la questione. Ci vuole un’amministrazione di alta professionalità, capace di autonomia nei confronti della politica-politicante e vincolata solo alla legge e alle direttive. La vicenda del Cagliari calcio, da anni senza stadio, ci dice che il problema della Sardegna sta qui, nell’amministrazione. E non ci vogliono pannicelli caldi. Ci vuole un’azione incisiva, radicale, che crei un apparato amministrativo autorevole professionalmente. sganciato dalle influenze politiche, vincolato solo da leggi e atti programmatici e d’indirizzo, aperta ai cittadini. Pigliaru e Demuro la vicenda del Cagliari calcio non parla ai tifosi, parla a voi. Vi indica la strada da battere.

1 commento

  • 1 davide
    6 Giugno 2014 - 14:42

    Gentile Professor Pubusa,
    come sempre la sua analisi é puntuale e giunge diritta al nocciolo dei problemi.
    Ha perfettamente ragione: geometri, ingegneri sono nominati (ir)responsabili di procedimenti senza che sappiano una mazza di diritto amministrativo.
    Le vorrei raccontare di Mancata comunicazione di avvio del procedimento, incertezze sulla conclusione del procedimento, carenza di motivazione nel preavviso di rigetto e tante altre nefandezze che mi trovo a subire da anni….Spero in un appassionante dialogolo perché ho necessitá di capire se il problema siano loro oppure il sottoscritto.
    Attendo sue notizie.
    A presto.

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