Allerta meteo allegra: c’è spazio per la Corte dei Conti

13 Ottobre 2015
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Andrea Pubusa

Quando ero consigliere regionale e presidente della prima commissione, a fianco al mio ufficio in via Roma c’era quello del presidente della Commissione agricoltura, Domenico Pili.  Non appena il meteo dava una pioggia più intensa del solito o una grandinata o un forte vento, chiedevo scherzosamente a Domenico, se la convocazione per erogare contributi ai contadini era avvenuta automaticamente sulla base delle previsioni del tempo. I contributi “a pioggia” (è proprio il caso di dirlo!), infatti, erano allora l’usuale risposta della Commissione agricoltura in caso perturbazione anche di lieve entità.
Oggi, invece, col mal tempo, scatta, con un sorprendente automatismo, l’allerta meteo, con chiusura delle strutture pubbliche e paralisi di molte attività private. Così a me è capitato di non poter fare lezione a causa della chiusura della Facoltà in una giornata di sole, con tempo variabile.
Ora, di fronte a questo fenomeno si è formata una scuola di pensiero, con due articolazioni: una delle quali dice che è meglio allertare anche in caso d’incertezza che contare i morti; l’altra osserva che comunque gli amministratori devono pararsi le terga da azioni risarcitorie o penali, conseguenti alla mancata allerta meteo se poi ci sono danni.
A ben vedere, queste argomentazioni sono semplicistiche, perché un danno c’è e gravissimo anche nel caso in cui si chiudono scuole e uffici e poi non succede alcunché di straordinario dal punto di vista metereologico o addirittura spunta il sole. Questa considerazione induce a porre il problema in termini corretti dal punto di vista logico e giuridico.
L’allerta meteo, come ogni altro provvedimento amministrativo, si fonda su una istruttoria, ossia su un accertamento della situazione, che dev’essere completo anche alla luce delle regole tecniche della singola disciplina. Infatti, una istruttoria lacunosa o superficiale vizia il provvedimento finale, come lo vizia una manifesta illogicità della determinazione in relazione a quanto emerso dall’istruttoria. Insomma, come in tutte le decisioni, fra i presupposti di fatto e le conseguenze deve esserci un nesso logico, frutto di ragionevolezza e buon senso. Se questo non accade il provvedimento è illegittimo e i danni conseguenti possono dar luogo in capo agli agenti dell’amminmistrazione a varie forme di responsabilità, civile, erariale e persino penale.
Per farla breve, se l’allerta meteo non avviene in presenza di una situazione meteo grave che la giustifica, scatta la responsabilità degli organi competenti a determinarla, ma questa scatta anche nell’ipotesi contraria. Nei casi di sospensione di ogni attività in modo indiscriminato in giornate normali, si tratterà di stabilire se la situazione accertata, valutata alla stregua delle regole del settore, regionevolmente giustificava l’allerta oppure se la chiusura degli uffici era ingiustificata. I sindaci hanno ragione nel lamentare l’allerta per due gocce d’acqua, proprio perché avvertono il pregiudizio di un allarme ingiustificato. In questi casi, è evidente che c’è stata superficialità nell’istruttoria degli organi preposti alle previsioni del tempo, son loro a procurare un allarme immotivato.
A chi l’accertaemento di responsabilità? Oltre ai giudici investiti di domande di risarcimento, certamente c’è spazio per un’indagine della Corte dei Conti, perché  in caso di allerte ingiustificata si produce un danno patrimoniale e anche all’immagine dell’amministrazione che viene esposta al ridicolo, com’è accaduto nei giorni scorsi con uffici e scuole chiuse e sole splendente. Non tanto i sindaci, quanto gli organi tecnici, preposti a prevedere il tempo, devono essere, dunque, prudenti perché anche gridare “al lupo al lupo!”, se il lupo non c’è, può esporli a responsabilità per danno erariale.
In questo discorso rileva anche il comportamento dei cittadini. Anche costoro devono essere prudenti e razionali. Non è ragionevole, ad esempio, uscire di casa in presenza di un forte acquazzone o non fermarsi in auto quando si viene colti dalla pioggia intensa. Insomma, se non si vuole fermare ogni attività quando si preannunci mal tempo, occorre buon senso da parte di tutti. Agli organi tecnici dell’amministrazione si richiede anche professionalità.

1 commento

  • 1 Seti
    13 Ottobre 2015 - 22:28

    Queste non sono allerte meteo, sono ‘allerte burocratiche’. La protezione civile regionale mi pare abbia adottato, senza pudore, il criterio del ’se può succedere succederà’. E allora dobbiamo immaginarci i poveri funzionari della prot.civ.reg o, come ansiosi catastrofisti fans di Nostradamus o, come ritengo, dei nudi furbacchioni. Il codice rosso è stato inventato di sana pianta, visto che nessun altro strumento di rilevazione (ad.es. quelli in voga all’aeronautica militare) prospettava un tale scenario simil post diluviano. Il tutto creando un clima di panico che neanche nei film americani sull’apocalisse. Quando si da un’allerta codice rosso, di due giorni, per un territorio di area pari a 24.090 km2 o non si ha la benché minima idea di quello che si sta facendo, oppure al posto dei modelli si leggono i tarocchi.

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