Comuni senza democrazia, sindaci bersaglio

5 Aprile 2016
1 Commento


Amsicora

sindaci

Credetemi, nessuno più di me è angosciato per il tiro a segno contro i sindaci dell’Isola. Qui lo dico e qui lo nego: mi viene il sospetto che i sardi più che di quello “predatorio” siano dotati di istinto “attentatorio”. E tuttavia, questa mia preoccupazione cresce e diviene ansia incontrollabile quando leggo che alcuni sindaci si  fanno il porto d’armi per poter uscire con la pistola, come gli sceriffi dei mitici Western di una volta: bum, bum, buoni contro cattivi, e, dopo mille traversie, vincono sempre i giusti, bum bum. L’agitazione diminuisce a scorrere gli appelli dei sindaci. “Sulla questione degli attentati e delle intimidazioni - dicono - solidarietà e vicinanza non bastano più, è arrivato il momento di andare oltre“. E fin qui come non concordare? Che ve ne fate della mia fraterna indignazione. Benaltro serve! C’è, però, un piccolo ma, che diventa grande grande quando leggo il resto della dichiarazione del presidente dell’Anci Sardegna, il compagno Pier Sandro Scano. “Oggi stesso partirà la richiesta al ministro dell’Interno Angelino Alfano per la convocazione in tempi brevissimi dell’Osservatorio nazionale contro gli attentati agli amministratori pubblici“. D’accordo, bisogna osservare, occorre investire gli organi di governo, il fenomeno è da scandagliare, non è da prendere sottogamba. Ma, suvvia!, osservare da Roma! E rivolgersi ad Alfano! Lo avete guardato in faccia il Ministro? Nessuno, sano di mente, gli affiderebbe da gestire neppure una botteguccia.
Ho il sospetto che i sindaci chiedano agli altri di osservare, di fare, decidere, provvedere, ma loro non fan nulla, non osservano, attendono misure altrui, dall’alto. Scusate, ma la storia delle autonomie locali la conoscete? Propongo all’ANCI di fare un libretto divulgativo. E’ una delle vicende più affascinanti della nostra storia recente, perché i Comuni, fin dalla seconda metà dell’800, hanno fatto tutto da soli, anzi con l’opposizione dello Stato. Hanno inventato lo stato sociale. Perfino le case popolari nascono lì. E i primi piani urbanistici, i cc.dd. regolamenti di ornato. E la scuola elementare per i poveri, chi le ha inventate? E le aziende municipalizzate per la distribuzione del latte? E quelle per le tramvie? Solo dopo di loro, lo Stato è intervenuto e neppure bene.
I sindaci sardi chiedono, ma cosa fanno? Vogliono in ogni angolo le telecamere. Chi spara più se sa di essere ripreso? Che faine questi sindaci! Che furboni! Peccato che le telecamere riprendano anche tutto il resto. Il giovane che corteggia lo coetanea, la moglie che, furtiva, tradisce il marito e viceversa. Il grande fratello dappertutto in ogni angolo perfino dei piccoli paesi. Non vi spaventa tutto questo? E la privacy? Attenti, che s’incavola Antonello Soro, custode della riservatezza!
Chiedete anche le caserme. Pensate che questo vi salvi? Chiedete poi servizi e occupazione e qui già mostrate maggiore ragionevolezza. Nei paesi sempre più deserti e desolati, senza neppure più scuola, l’istinto “attentatorio” si diffonde più facilmente e senza freni. Ma, siete sempre in errore. In verità vi dico, se decidete tutto voi, da soli, diventate ugualmente il bersaglio. Il tiro al bersaglio non scompare anche se c’è occupazione, scuola, posta, caserma e telecamere, non credete? Avete mai pensato che, per non essere bersaglio, non dovreste essere più gli unici decisori a livello locale? Non avete mai pensato che se a deliberare si è in tanti non ha senso sparare sul mucchio? E che se tanti sono i decisori, forse non c’è neppure spazio per pensare di sparare, si ha il luogo, la piazza, l’assemblea, dove portare la propria protesta e la propria proposta. Sapete come si chiama quella situazione in cui si decide tutti insieme nell’agorà? Lo avete scordato, miei cari napoleoni in sedicesimo? Si chiama democrazia. E’ la democrazia che, rimettemdo le decisioni su molti, sulla maggioranza dei cittadini, elimina in radice il bersaglio. Lo fa scomparire. E allora, voi sindaci, chiedete più democrazia, chiedete di riformare questa legge elettorale che vi rende decisori con maggioranzze bulgare, senza avere voti e vero consenso, con astensioni di dimensioni assurde. Ma - direte - anche questo lo dobbiamo chiedere al Ministro, al governo. E no, miei cari! Su questo, oltre che chiedere, potete fare, potete “praticare” l’obiettivo, allargando la partecipazione, dando spazio, anziché mortificare le minoranze. Non l’avete capito? I pallettoni e l’esplosivo  sono l’altra faccia del deficit di democrazia che c’è nei comuni per via di leggi elettorali che non rafforzano la maggioranza, ma trasformano una minoranza, talora infima, in grande maggioranza e fanno di un uomo, il sindaco, con pochi voti rispetto al numero complessivo degli elettori, il decisore quasi unico, il padrone della situazione. Insomma, lo trasforma in bersaglio.
E poi l’Osservatorio nazionale, per fare una gita a Roma ogni tanto in comitiva, tutto pagato? Cari sindaci sardi, volete un consiglio? Se proprio vi serve un Osservatorio, createvelo in casa, nella casa comunale, non per scoprire chi attenta, ma per misurare il tasso di democrazia nei vostri comuni o in questa nostra regione. Lì, non a Roma, troverete la ragione delle intimidazioni e lì le soluzioni. Amen.   

1 commento

Lascia un commento