Pigliaru-Renzi-Emiliano-Renzi

13 Aprile 2016
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Amsicora

Regione Puglia, Emiliano vara anche una 'giunta ombra': costerà 850mila euro l'anno
Il presidente Michele Emiliano

 

Che mi stia venendo la sindrome di Plutarco, quello delle vite parallele? L’altro giorno ho raffrontato Luigi De Magistris, tutto sostanza, a Zedda, tutto fotografia. Oggi, dopo le loro rispettive esternazioni sul referendum NOtriv e dintorni, mi è venuta l’idea di comparare Pigliaru ad Emiliano, l’ex sindaco di Bari, oggi Presidente della Regione Puglia.
Di Pigliaru mi ha colpito la genuflessione a Renzi. Come chiamarla diversamente? La Sardegna è una delle Regioni promotrici del referendum, e tu, il Presidente,… remi contro? Senza il rispetto neppure del galateo istituzionale, che consiglierebbe al Presidente di non contrastare la volontà del Consiglio regionale, che ha deliberato la richiesta della consultazione abrogatrice. No, per Pigliaru ciò che conta è ostentare allineamento al Capo piuttosto che consonanza con l’Assemblea sarda. Pensa di salvarsi l’anima, manifestando ossequio per tutte le opinioni, ma sostanzialmente dapprima accoglie l’invito all’astensione del capo del governo, e lo propaganda per far mancare il quorum di validità. Ed ora, all’avvicinarsi del voto, perché Renzi non lo metta fra gli infedeli dice che nella scheda scriverà un no…a titolo personale, s’intende! Fa il paio con Zedda, che corre a Roma per fare la bella statuina di contorno a Renzi, mentre De Magistris rifiuta d’incontrarlo a Napoli perché non ci sta a far commissariare il suo territorio nel risanamento di Bagnoli.
Avete visto Pigliaru inginocchiato, sentite invece come cambia la musica con Emiliano. La campagna astensionista sul referendum sulle trivelle, dice, su La Stampa, il presidente pugliese, ”mi provoca un grande dolore. Lo stesso governo che nella riforma costituzionale ha abbassato il quorum sul referendum fa campagna per far mancare il quorum“.  E soggiunge: nella base del Pd c’è “immensa tristezza per aver sposato la parte peggiore del Paese contro la nostra storia. Renzi aveva giurato di rottamare le lobby, invece vive e lotta insieme a loro. E’ gravissimo: noi non siamo il partito dei petrolieri“.  Ma non basta: “Tutti hanno capito che questi pozzi non hanno impatto né sull’approvvigionamento energetico né sull’occupazione” ma intanto “noi abbiamo già vinto, su cinque dei sei quesiti il governo è stato costretto alla retromarcia“. Del  resto, secondo Emiliano il referendum si poteva evitare “se il governo avesse parlato con noi“: “Io e Pittella ci presentammo al ministero chiedendo udienza. Né il premier né il ministro ci hanno mai ricevuti. Sbattuti fuori come migranti alle frontiere“.
E sull’inchiesta di Potenza su petrolio e rifiuti, che dice il presidente della Puglia? “Ci siamo accorti che il processo legislativo dello sblocca-Italia è stato inquinato. Anche se il premier è innocente perché le lobby agivano sul ministero, casualmente lui la pensava allo stesso modo“.
Che ne dite? Vi sembra sdraiato come il nostro buon Francesco?
Ma c’è dell’altro! Sul referendum di domenica: «L’aria è molto migliorata in pochi giorni, ma non mi nascondo che il quorum sarebbe un’irruzione della provvidenza nella storia. Fondamentale sarà votare presto al mattino, in modo da spingere gli sfiduciati a un atto di responsabilità». Così grida Michele Emiliano, governatore pugliese dal palco del concertone di Bari, cinquemila persone in piazza per il sì contro le trivelle.
Sardi di tutte le fedi, di tutte le parrocchie e di tutte le tendenze, mi rivolgo a voi! Vi chiedo: vi sembra che l’aspirazione indipendentista, sovranista o, più semplicemente, autonomista dei sardi stia avanzando con Zedda e Pigliaru? O pensate che così in basso nella subalternità al governo non si sia mai scesi neppure ai tempi della DC? E ancora: vi pare che la Sardegna, terra emersa da milioni di anni, con Pigliaru e Zedda si stia elevando o stia riprecipitando negli abissi?
Non si può neanche dire “ai posteri l’ardua sentenza!” perché la risposta, ahinoi!, è tristemente nel vento, solare.

Ecco ora l’intervista di Emiliano a G, Salvaggiulo su La Stampa.

Che cosa pensa della campagna astensionista del Pd?

«Per la nostra tradizione civile, mi provoca un grande dolore. Lo stesso governo che nella riforma costituzionale ha abbassato il quorum sul referendum fa campagna per far mancare il quorum».

Ci saranno conseguenze?

«Danni incalcolabili per la politica che può essere considerata opportunista».

Qual è l’umore della base Pd?

«Immensa tristezza per aver sposato la parte peggiore del Paese contro la nostra storia. Renzi aveva giurato di rottamare le lobby, invece vive e lotta insieme a loro. È gravissimo: noi non siamo il partito dei petrolieri».

Se il quorum mancasse, sarebbe un fallimento per voi?

«Noi abbiamo già vinto. Su cinque dei sei quesiti il governo è stato costretto alla retromarcia: abbiamo sventato un piano scellerato con decine di altre piattaforme».

Ma resta un quesito.

«Sì, l’ultimo regalo ai petrolieri fatto dal governo: le concessioni highlander, immortali come i vampiri. Ogni voto sarà un paletto di frassino, intanto facciamo irrompere la luce della verità. Tutti hanno capito che questi pozzi non hanno impatto né sull’approvvigionamento energetico né sull’occupazione. E che senza continueremmo tranquillamente ad accendere i termosifoni e a cucinare la pasta, allo stesso costo».

Il referendum si poteva evitare?

«Facilmente, se il governo avesse parlato con noi. Io e Pittella ci presentammo al ministero chiedendo udienza. Né il premier né il ministro ci hanno mai ricevuti. Sbattuti fuori come migranti alle frontiere».

Perché, secondo lei?

«Era una trappola: mantenere in vita l’ultimo quesito per farci schiantare contro il muro del quorum e umiliarci. Il governo si è voluto vaccinare contro un movimento istituzionale e popolare, ma ha fallito: nonostante i tentativi di oblio, il referendum esiste per milioni di italiani, altro che zero virgola. E anche senza quorum, sarà l’inizio e non la fine della battaglia».

Ovvero?

«La moratoria su tutte le trivelle nel Mediterraneo, proposta dal ministro francese dell’Ambiente Ségolène Royal. La differenza tra lei e Galletti è abissale e avvilente, per noi italiani. Persino Cesa l’ha bacchettato annunciando che l’Udc sostiene il sì».

Un fronte ambientalista?

«Io non sono un ambientalista e rifiuto l’ossessione ambientalista. Ma ragiono con buon senso, odio gli indifferenti citando Gramsci, e considero l’enciclica papale “Laudato si’” il miglior documento politico del nostro tempo. Altro che il comitato “ottimisti e razionali”, con cui governo e petrolieri si sono inseriti contro il referendum, infarcito di gente che non ne ha mai azzeccata una».

Qual è la cifra della battaglia che comincia col referendum?

«Beni pubblici di tutti contro interessi privati di pochi. I petrolieri sono quattro gatti socialmente irrilevanti e pieni di debiti con le banche, salvati dal governo con puntualità degna del Big Ben. Il giorno dopo il referendum cominceremo a lavorare in Regione a due leggi: una sul dibattito pubblico per le grandi opere, l’altra per regolamentare le lobby. Oggi la Puglia, domani l’Italia».

Ma il governo lavora per superare la logica dei veti locali e semplificare le decisioni.

«E’ la logica dello sblocca-Italia, per cui le lobby parlano con i ministri, i presidenti di Regioni con milioni di abitanti vengono sbattuti fuori dalla porta e la crisi dei partiti si risolve invitando la gente a non votare. La mia è quella dello sblocca-democrazia. Esattamente il contrario. Sarà materia anche del prossimo congresso del Pd. Io sosterrò chi avrà la linea dello sblocca-democrazia».

La filosofia dello sblocca-Italia è la cifra del renzismo?

«Se lo è, Renzi deve andare alle elezioni e chiedere i voti su questo perché oggi governa grazie ai voti presi dal Pd difendendo i diritti dei territori e ascoltando i loro rappresentanti. Leggi contro la democrazia, il nostro popolo non può proprio accettarle».

Il legame tra inchiesta di Potenze e referendum è emotivo?

«No. Ci siamo accorti che il processo legislativo dello sblocca-Italia è stato inquinato. Anche se il premier è innocente perché le lobby agivano sul ministero, casualmente lui la pensava allo stesso modo».

Che pensa della riapertura del dibattito sulle intercettazioni?

«E’ il momento peggiore per farlo. Questione di buon gusto. Solo Berlusconi avrebbe fatto altrettanto. Escludo che l’Italia accetterà di farsi imbavagliare, chiunque ci provi».

È stata violata la privacy?

«Se un ministro mischia questioni personali e pubbliche, non può lamentarsi».

Renzi è in difficoltà?

«S’è infilato in un tunnel da cui non può uscire per orgoglio. Ma secondo me ha capito di aver sbagliato».

Come vede l’elezione di Davigo?

«Benissimo. Splendida persona, splendido magistrato. Mi onoro di essere suo collega».

2 commenti

  • 1 IMPEGNATI PER IL SI | Aladin Pensiero
    13 Aprile 2016 - 07:55

    […] di Amsicora su Democraziaoggi […]

  • 2 Lucia Pagella
    14 Aprile 2016 - 19:04

    Per quanto riguarda Zedda, non vale neppure la pena di lasciare un commento. Per quanto riguarda Pigliaru mi piace ricordare suo padre di cui a suo tempo avevo seguito le lezioni: persona splendida! Penso che se c’é un al di là, non avrà che da dolersi di un simile erede. Dicono che il Presidente ha legittimamente espresso la propria opinione. Bene, adesso altrettanto legittimamernte si vergogni!

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