Lavoro: Renzi fra statistiche, balle e contestazioni

16 Settembre 2016
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Andrea Pubusa

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 L’Istat dà i numeri e subito, se lo 0,000000…% è positivo, scatta la propaganda governativa: il trombettire toscano, seguito dai media di regime, illustra le sorti magnifiche e progressive del nostro Paese. Il martellamento è insistente, quasi ossessivo ai Tg. Tanti giovani neo-occupati, molti nuovi posti di lavoro. miracoli del Job Act, tradotto in lingua nazionale, lo scasso dello Statuto dei lavoratori e dell’art. 18. Eppure, Renzi, ovunque vada ormai deve essere accompagnato da uno schierameneto sempre più folto di poliziotti in tenuta antisommossa per arginare le contestazioni e il lancio di pomodori, segno che la propaganda governativa, anziché convincere, fa imbufalire la gente comune. E più Renzi canta vittoria, più la gente s’ncazza.
Perché questo effetto, certamente di segno opposto rispetto alle aspettative del trombettiere? Perché questo vidente boomerang? La risposta è semplice e non si comprende perché Renzi non lo capisca. Ognuno di noi ha seri problemi occupazionali in famiglia o in quelle dei parenti o degli amici. Giovani laureati, disoccupati, alla ricerca disperata di corsi e masters, spesso costretti ad emigrare senza peraltro trovare, generalmente, sistemazioni soddisfacenti. Altri ragazzi che non trovano quelle occupazioni tipiche delle economie che tirano. Commessi/e, artigiani, piccolo commercio e simili. Personalmente conosco alcuni piccoli impresari edili, che, abbandonata la partita IVA, si sono messi la benda dei pirati e lavorano in nero: prezzi più bassi, ma guadagno non falcidiato dal fisco. Con loro schiere di operai che vivono alla giornata. Non parliamo poi degli esercizi commerciali: basta vedere via Dante o via Alghero a Cagliari per capire che aria tira, ed ogni serranda abbassata vuol dire mancato guadagno e solo oneri per il proprietario, meno commessi, meno indotto (pulizie, manutenzione ecc.), insomma una catena di S. Antonio di disoccupati. Anche nei luoghi di vacanza molti esercizi neppure a luglio-agosto hanno aperto battenti
Le famiglie vivono in ambasce e, certo, con questo umore nero vedersi il trombettiere che racconta barzellette ad ogni ora ed in ogni canale è dura. Vengono spontanee le maleparole e monta l’idea del lancio delle uova marce. Insomma, le persone comprendono che la crisi inizierà ad allentarsi quando i negozi riprenderanno ad aprire, i ragazzi non dovranno emigrare, i corsi e i masters diventeranno più brevi o inutili perché s’impara al lavoro.
Ma si dirà, la responsabilità non è di Renzi, la crisi è più antica. Questo è vero. Ma la cura della malattia inizia quando la si ammette, si fa la diagnosi e, senza nasconderne la gravità, si apprestano le cure del caso con le medicine giuste. Tradotto nella realtà politica, questo significa che un capo di governo serio, non scherza su una situazione drammatica, non la nasconde, la enuncia in tutti i suoi risvolti negativi e mobilita il Paese per combatterla, per trovare i rimedi, mettendo persone responsabili nei posti di combattimento. Così fece Roosevelt nella crisi del ‘29, mettedo insieme sindacati, imprendiori disponibilui e tutte le migliori energie intellettuali, avendo a cuore inanzitutto il lavoro. Fu proprio questa l’arma vincente: un piano straordinario di sviluppo del paese con al centro l’occupazione. Ebbe l’opposizione dell’alta finanza, sopratutto per la sua apertura ai sindacati, ma non mollò e vinse la scommessa. Roosevelt non raccontava barzellette, diceva la verità. E questo è il presupposto indefettibile per ogni azione politica seria. Ma qui la verità è quella dei grandi gruppi finanziari e delle banche e Renzi recita a soggetto. Ecco perché ha cercato il diversivo dello scasso costituzionale. Parlare d’altro rispetto alla crisi, inventando un tema di discussione per il Paese e poi dar gambe all’ostilità che le forze iperliberiste, a partire dal 1947 con la fondazione della Mont Péleren Society (MPS)  hanno sempre manifestato  per le costituzioni nate dalla Resistenza, secondo loro, troppo socialisteggianti, troppo pro lavoiro e dalla parte dei lavoratori, secondo loro troppo democratiche. Di qui l’attacco di Renzi alla rappresentanza e alle autonomie locali.
Ecco perché più Renzi dice battute e enuncia i suoi successi, l’elettorato si incavola … e crescono i pentastellati, che, per quanto irregolari, non dicono balle e difendono la Costituzione. A ben vedere, anche la disperata richiesta d’aiuto di Renzi all’ambasciatore USA sul referendum costituzionale è un autogol, perché su una materia così importante come l’assetto costituzionale tutti gli italiani comprendono che devono decidere da soli senza interferenze straniere. Lo ha detto anche il dormiente del Colle.In fondo Renzi è il becchino di se stesso.