Nei territori la Costituzione materiale è terribile

10 Giugno 2017
3 Commenti


Andrea Pubusa

Partecipando alla campagna elettorale in un piccolo paese ne vedi meglio le dinamiche interne. Anzitutto avverti lo scasso prodotto dalla scomparsa dei partiti. Con essi è scomparsa la comunità. Non esistono più i luoghi del dibattito e del confronto. Le liste vengono formate in segreto e sono fondate essenzialmente sulla consistenza dei diversi clan familiari. E’ ambito il candidato di famiglie molto ramificate. E’ mossa abile di contrasto opporre un candidato capace di spezzare questa catena. I programmi sono solo vuote ripetizioni di luoghi comuni dalla pulizia delle strade alla trasparenza, al turismo locale, buoni per ogni comune, senza alcuno sforzo di radicamento nella realtà idi riferimento.
La Costituzione e le sue libertà sono scomparse. Molti hanno paura di esprimersi. Temono ritorsioni. Chi vince spesso discrimina chi la pensa diversamente. Certo, questo avviene anche agli alti livelli, ma nei piccoli centri diviene blocco palpabile dei fondamentali diritti, primo fra tutti la libera manifestazione del pensiero.
Le povertà assumono un carattere drammatico perché perdono l’anomia delle città, che in qualche misura le nasconde, anche se non le cancella.
I giovani hanno un unico sogno, che poi è anche l’unica strada: andar via. E così lo spopolamento e l’invecchiamento sono il risultato naturale di realtà che non hanno più in sé un motore di vita economica e sociale.
L’unica alternativa, caduta la prospettiva industriale, viene vista nel turismo, come forma di attrazione di chi un reddito ce l’ha: la burocrazia che tutto divora e che ha redditi per concedersi gli svaghi della fine settimana o dei numerosi ponti. Si è formato un dualismo fra garantiti a prescindere e disperati che si arrabattano per campare. Non c’è neppure il piccolo commercio aggredito dai centri commerciali. ormai alla portata di tutti e diffusi nei territori. E così anche l’agiatezza connessa ad attività commerciali messe sù in tanti anni di lavoro vengono meno.
E’ difficile individuare alternative in contesti così disgregati perché manca anche la capacità di aggregazione. che è la pima forma di reazione.
E’ un miracolo che in questi centri il referendum costituzionale abbia avuto esiti esaltanti. Forse ha prevalso il NO al disagio imperante, il rifiuto a una marginalizzazione palpabile, una protesta contro il governo.
In queste realtà tutto esiste fuorché la sovranità popolare. La Costituzione materiale manifesta forme di vita socio-politica, difficilmente definibili.
Eppure forse è proprio nelle istituzioni locali che può trovarsi il bandolo della matassa, a condizione che, per qualche miracolo, finisca nelle mani di gruppi sapienti e di forte convinzione democratica. Ma realizzare questa condizione è la difficoltà maggiore.
Abbiamo difeso la Costituzione lo scorso anno, è stata una battaglia difficile, ma attuarla e diffonderla appare davvero un’opera titanica. Non bisogna arrendersi, ma dai territori questa battaglia appare davvero proibitiva. Occorre ricostruire il tessuto democratico dalle fondamenta in un contesto economico asfittico.

3 commenti

  • 1 Oggi sabato 10 giugno 2017 | Aladin Pensiero
    10 Giugno 2017 - 09:38

    […] Nei territori la Costituzione materiale è terribile. 10 Giugno 2017 Andrea Pubusa su Democraziaoggi. Partecipando alla campagna elettorale in un piccolo paese ne vedi meglio le dinamiche interne. […]

  • 2 Michele Podda
    10 Giugno 2017 - 11:27

    Caro Sindaco … pardon, caro Direttore, intanto auguri per l’impresa che ti accingi ad affrontare, se i risultati ti saranno, come credo, favorevoli.
    Non credo che sia la scomparsa dei partiti in sé, ma un cambiamento più profondo che ha prodotto conseguenze anche più gravi, come il deterioramento dei rapporti umani. Al posto dei partiti avrebbero potuto esserci associazioni, circoli, iniziative varie che solitamente nascono e operano nei piccoli centri; invece sono sempre meno frequenti e tanti giovani, intellettuali, cittadini preferiscono muoversi in proprio, aspettare che altri facciano forse, ritirarsi a vita privata.
    I motivi di ciò li conosciamo nbene, ma voglio ricordare soltanto la sfiducia nelle Istituzioni (parola grossa, certo!) e nella stessa società, negli individui, negli altri. Inoltre la mancanza di lavoro, la caduta dei valori, il senso dell’incertezza; in una reltà del genere non è facile prendere iniziative. Tu parli di “dibattito”, ma qualora dibattessero avrebbero speranza di poter realizzare anche una parte minima di quanto deciso o programmato? La burocrazia e la corruzione, come tu spesso ripeti, toglierebbero coraggio anche ai più audaci, se ce ne fossero.
    La composizione delle liste deve rispondere a diversi requisiti, e quello delle parentele non è assolutamente da trascurare, lo si è sempre fatto. Certo non deve essere l’elemento portante, ma se la lista è perfetta e non vince, … serve a poco; bisogna trovare il giusto equilibrio.
    I programmi sono “ripetizioni di luoghi comuni” ? Beh, abbiamo ben da chi imparare, se guardiamo più su! Ti sarai accorto credo che per stilare programmi dignitosi si sarebbe dovuto iniziare l’analisi della realtà locale almeno un anno fa, sollecitando la partecipazione dei volenterosi e dibattendo sulle cose concrete, anche le più piccole. Partire dalla conoscenza del territorio, le possibilità di gestirlo nel modo migliore, l’individuazione delle risorse presenti in esso, ma anche la disponibilità di risorse umane, è il modo corretto di procedere. Tutto questo si può ancora fare: i primi due o tre mesi di amministrazione possono essere dedicati in gran parte a questa attività.
    Si discrimina? Forse, ma credo meno di prima. Uno degli aspetti positivi derivante dalla scomparsa dei partiti potrebbe essere quello, che ci si può dividere sulle cose e sui fatti, e non sulle tessere, come talvolta succedeva prima.
    Per farla breve, su una cosa concordo pienamente con te: “CHE PROPRIO NELLE ISTITUZIONI LOCALI PUO’ TROVARSI IL BANDOLO DELLA MATASSA”. La difesa della Costituzione può ben partire dalla soluzione dei problemi locali, se i TERRITORI potessero in qualche modo far giungere DIRETTAMENTE la loro voce alle alte sfere, senza falsi o deboli intermediari; altro che legge elettorale!

  • 3 Serenella
    10 Giugno 2017 - 16:01

    In bocca al lupo per domani Professore…non ci conosciamo, ma leggo ormai da alcuni anni qualche blog, tra i quali, questo. Io credo che la conoscenza del diritto amministrativo, degli enti locali e costituzionale in tandem con la conoscenza del proprio territorio, il tutto guidato dalla saggezza dell’età, non possa che contribuire al miglioramento del vivere dei suoi concittadini. A scanso di equivoci, conoscere le norme non significa riuscire a superare o aggirare le limitazioni che le stesse comportano, leggi l’utilizzo civico della legna

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