Siri-Barracciu: due casi con soluzioni opposte

9 Maggio 2019
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Andrea Pubusa

  • Francesca Barracciu (Pd) (foto: Archivio)

    In due ore di riunione, senza scontri plateali, Giuseppe Conte rispetta le indicazioni e decide di “licenziare” l’esponente leghista ottenendo la fiducia dei suoi ministri e terminando la riunione senza la conta che, seppur simbolica, avrebbe sancito la rottura tra la Lega e il capo del governo. “E’ la vittoria degli onesti”, dice Luigi Di Maio. “Siri è innocente fino a prova contraria”, è la posizione, anche a revoca fatta, di Matteo Salvini.
    I media non parlano della questione morale, ma il punto è questo. Una cosa è la sacrosanta presunzione di non colpevolezza, altra l’etica pubblica che esige condotte onorate e frequentazioni specchiate.
    Il leader leghista per tutta la giornata palra d’altro, ad esempio, della chiusura di tutti i negozi di Cannabis.
    Anche Zingaretti parla d’altro. E ci credo. Non può parlare della questione morale per gli scandali continui dem dall’Umbria alla Calabria. Passando per la Sardegna. Mentre Conte allontana Siri, Renzi, in una situazione simile, nominava Francesca Barracciu sottosegretaria alla Cultura proprio perché indagata. Per compensarla della rinuncia alla candidatura alla presidenza della regione sarda, impossibile dopo l’avviso di garanzia. Poi sappiamo com’è andata: la Barracciu è  stata condannata in primo grado e ieri dalla Corte d’appello per essersi appropriata di 80 euro del gruppo consiliare.
    La differenza fra M5S, PD, Lega e gli altri sta tutta qui. Vi sembra poco?

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