La sindrome di Quirra e il colonialismo reale

8 Aprile 2023
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 Andrea Pubusa

 Proseguiamo le considerazioni sulle basi militari in Sardegna.

Il castello delle verità nascoste su Quirra è crollato. In quella valle felice, trasformata in una deposito di veleni a cielo aperto da anni e anni di “war games”, guerre simulate con armi e munizioni vere da combattimento, sperimentazioni di armi chimiche e collaudo di armamenti, esercitazioni delle truppe Nato e extra Nato, qualcosa si e’ moss. E’ vero che il Tribunale di Lanusei ha disatteso le richieste del PM Fiordalisi, che ha infranto un muro di omertà e di responsabilità. Ma è anche vero che siamo in una di quelle situazioni nelle quali - come diceva Paolo Pasolini  - “sò quale è la verità anche se non riesco a provarla in giudizio“. Il Tribunale di Lanuesi, a distanza di circa un anno dalla fine del processo, non ha ancora depositato la sentenza. Sembra oramai probabile la prescrizione, che ci priva di un accertamento giudiziario, Ma non della verità, che tanti hanno ecvocato in scritti (Fernando Codonesu, Mariella Cao. Francesca Cardia su Golem e tanti altri).
Riassumiamo. Dice Francesca Cardia: “Quirra, un manipolo di case rurali sparse in una vallata di greggi al pascolo, vigneti, orti, aranceti, che sorge tra un aspro altopiano di incontaminata bellezza e una spiaggia. Qui, su un’area interamente demaniale di 14mila ettari, sorge il Salto di Quirra, centro missilistico sperimentale utilizzato per l’addestramento delle forze armate italiane, costituito nel 1956, gestito dall’Aeronautica e messo a disposizione della Nato. Il Poligono missilistico Interforze Salto di Quirra si trova lungo la strada che costeggia la parte Orientale dell’Isola. Un’area circondata da filo spinato, costellata da radar, costituita dal poligono delimitato a mare da Capo San Lorenzo e da Perdasdefogu sull’altopiano, una zona dove le esplosioni fanno tremare la terra. Qui si trova quello che viene definito dalle alte sfere militari “il gioiello della Corona”, un luogo in cui le società private che costruiscono armi vengono a testare i loro prodotti. Si parla di clienti abituali come Oerlikon-Contraves, Aerospatiale, Finmeccanica, Alenia, Oto Melara, Iveco, che affittano lo spazio quotidianamente e per una media di dieci-quindici giorni per le loro sperimentazioni. Un mare di soldi sonanti che va dritto dritto nelle casse del ministero della Difesa, niente staziona in Sardegna. A Quirra si muore di tumori e leucemie con percentuali non tanto da scenario di guerra, ma da campo di sterminio, secondo l’associazione “Gettiamo le basi”. La responsabile Mariella Cao, paladina e pasionaria della protesta, che ormai va avanti da un decennio, punta il dito contro le ricerche scientifiche, spreco di denaro pubblico e semplice palliativo per prendere tempo e continuare a insabbiare la verità. Quella del ministero della Difesa è durata tre anni, dal dicembre del 2007 al giugno 2011, sono stati spesi 2,5 milioni di euro.
Ventotto militari morti di tumore e trentaquattro bambini gravemente ammalati
Dal 2001 quando il sindaco e il medico di base di Villaputzu hanno denunciato la vicenda si continua a tentare di negare l’esistenza di una pattumiera chimica che ha portato solo morte e distruzione nella zona. Mariella Cao snocciola i dati: ventotto militari morti per tumore dopo aver prestato servizio nel Poligono interforze del Salto di Quirra, tra le province di Cagliari e dell’Ogliastra, venti bambini colpiti da leucemia e 14 da malattie del sistema immunitario nei Comuni di Villaputzu e Perdasdefogu (Cagliari). I dati ufficiali, del 2003, parlano di 14 morti a Villaputzu su una popolazione di 150 abitanti, mentre a Escalaplano si registrano malformazioni su pecore e bambini concentrate in anni precisi: entrambi, animali e bebé, nascevano con la linea alba non saldata, come fossero sviscerati. Agnelli nati deformi, con gli occhi sulla nuca, senza occhi, con due teste, con sei zampe. Il 65 per cento dei pastori ammalati di cancro, leucemia o linfomi. Il comitato “Gettiamo le basi” da sempre chiede la sospensione dell’attività del poligono e la bonifica del territorio avvelenato. Secondo il comitato nei proiettili utilizzati nel poligono è contenuto uranio impoverito, cosa sempre smentita dal ministero della Difesa. Le nanoparticelle di metalli pesanti presenti nel territorio possono essere causate soltanto da esplosioni a temperature elevatissime, raggiungibili solo con l’utilizzo di proiettili arricchiti. In zona le chiamano “polveri di guerra”. E le vittime sono vittime di guerre simulate.
Il 65% degli allevatori e 15 mila animali in pericolo di vita.
Per tanto tempo, nonostante le denunce della popolazione, delle associazioni e della stampa, la situazione è stata tenuta sotto controllo. Ma il bubbone è scoppiato nel gennaio 2011 quando sono trapelati i dati dell’indagine dei due veterinari dell’Asl, Giorgio Melis e Sandro Lorrai, che documenta come il 65 per cento degli allevatori che lavora intorno al Poligono di Quirra-Perdasdefogu si è ammalato di tumore e che molti animali in questi anni sono nati con gravi malformazioni. Il rapporto preparato dai due veterinari della Asl di Cagliari e Lanusei, nell’ambito di un piano di monitoraggio ambientale voluto dal Ministero della Difesa, apre scenari inquietanti. Il dossier conferma che, in una zona precisa intorno al poligono a mare, ci sono alte incidenze di tumori tra i pastori e animali nati deformi negli ovili della zona. Un dossier che ha scatenato il putiferio e la reazione immediata del ministero che ha risposto con un rapporto sul Poligono interforze del Salto di Quirra, dal titolo “Descrizione sintetica problematiche epidemiologico – ambientali e compendio di norme di linguaggio sull’argomento”, un piccolo fascicolo pubblicato allo scopo di smentire il lavoro dei due veterinari dell’Asl. Un tentativo di insabbiare ancora una volta il tutto che ha trovato sponda tra le autorità militari e civili, sindaci, Regione, parlamentari, ministri, Asl, sindacati, che sulla questione hanno sempre tenuto gran riserbo.
Ora l’indagine di Fiordalisi ha scoperchiato qualcosa che scotta e tanto. I militari secondo l’accusa, nei diversi periodi di competenza, dal 2004 al 2010 «avrebbero cagionato un persistente e grave disastro ambientale con pericolo per la salute di circa 15mila animali da allevamento, e per la pubblica incolumità dei pastori, del personale civile e militare della base e dei cittadini frequentanti il poligono e i centri abitati ad esso vicini» e non avrebbero interdetto «l’area demaniale militare alla popolazione locale, nonostante varie ditte avessero sperimentato nuovi materiali e armamenti, senza certificare in modo analitico il tipo di materiale utilizzato, e non impedivano la presenza di una sessantina di pastori, molti dei quali privi delle concessioni comunali, e di circa 15 mila animali da allevamento, omettendo di bonificare e mettere in sicurezza le aree demaniali militari sulle quali vi erano numerosi rifiuti militari pericolosi, e di adottare le più elementari precauzioni nonostante i continui brillamenti in zona Torri, l’esplosione dal 1986 al 2003 di 1187 missili “Milan”». Il docente Francesco Riccobono è indagato per concorso in disastro ambientale: avrebbe «omesso dolosamente di esprimere le sue valutazioni nella relazione del 2004 sulla riscontrata presenza di anomaleconcentrazioni di torio radioattivo non naturale in varie parti del poligono». Il docente è indagato anche per aver «omesso dolosamente di evidenziare l’inutilità di una ricerca dell’uranio impoverito nel nudo terreno lavato dalle piogge, stante la notoria solubità dell’uranio impoverito» nella ricerca commissionata dal ministero della Difesa. Intanto due giorni prima della chiusura delle indagini, l’ennesima rilevazione commissionata dalla Regione Sardegna effettuata sulla catena alimentare in un vasto territorio intorno al Poligono di Quirra, tra maggio e agosto di quest’anno, si è chiusa con un buco nell’acqua. Le indagini hanno attestato l’assenza di metalli pesanti negli alimenti, mentre per altri elementi presi in considerazione non vengono superati i limiti di legge. Le verifiche delle Asl di Cagliari e Lanusei e dell’Istituto Zooprofilattico sono state effettuate in 89 allevamenti.”
Questa narrazione si ferma al 2011. Le perizie di parte civile al processo hanno confermato le tesi avanzate da Fiordalisi, contrastate dalle prospettazioni in senso opposto del Ministero della difesa e dello stesso consulente d’ufficio, come se accertare la verità non sia interesse un pubblico anche dello Stato, che fra l’altro deve tutelare la salute come diritto fondamentale sancito dalla Costituzione.
La battaglia pero’ continua. Il colonialismo, un tempo imposto attraverso i barones, prosegue con la basi militari NATO. Oggi la situazione è aggravata dalla guerra in Europa, che rende la Sardegna con le sue basi un bersaglio nucleare. La lotta deve continuare.

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