Autonomia, il mercimonio sulle riforme

30 Aprile 2024
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Massimo Villone

E in pieno corso nella I Commissione della Camera dei
deputati la battaglia sull’Autonomia differenziata. Si
punta a chiudere in questa settimana, per andare in aula
lunedì 29 aprile come stabilito. Si conferma lo scambio
autonomia-premierato, perché ieri nella I Commissione
Senato la destra, con l’astensione di Italia Viva, ha dato
mandato al relatore. Si va in Aula. Le opposizioni hanno
votato contro. Tutto a marce forzate. Nel nostro regime
parlamentare le opposizioni possono al più ritardare, ma
non impedire la decisione di maggioranza. Che peraltro
nemmeno rifugge dalla prevaricazione. Ieri per un
incidente di percorso (assenza della Lega!!!) è passato un
emendamento. Pare che il presidente della Commissione
volesse far ripetere il voto. Della serie: se l’esito non piace, si
rivota fino al risultato giusto. Nella conseguente bagarre,
tutto è stato rinviato a venerdì.
Alla fine, si andrà in Aula nonostante sia stato esaminato
solo un quinto circa degli oltre 2000 emendamenti
presentati dalle opposizioni, con il tempo contingentato a
cinque minuti per gruppo su ogni emendamento. Su tutti,
pareri contrari del governo e del relatore. Su nessuno i
deputati della maggioranza hanno preso la parola.
Il confronto politico viene ridotto a teatrino. È il
mercimonio sulle riforme: alla Lega va l’autonomia, a
Fratelli d’Italia il premierato, Forza Italia insegue con la
giustizia. Contano le bandierine, non gli interessi del paese.
Nulla valgono non solo le ragioni delle opposizioni, ma le
censure e i dubbi prevalenti nelle audizioni di esperti,
studiosi, e soggetti non sospettabili di partigianeria, come
Bankitalia o l’Ufficio parlamentare di bilancio.
Non trova ascolto nemmeno la sollecitazione di Marco
Sarracino che si tenga conto del documento approvato dal
consiglio regionale della Calabria. La maggioranza (di
destra) chiede per le cd materie-Lep, assoggettate per il
trasferimento alla determinazione di livelli essenziali di
prestazione, che tali livelli siano non solo astrattamente
definiti, ma anche concretamente finanziati. E chiede per le
materie non-Lep, in cui le funzioni sono immediatamente
trasferibili, una preventiva valutazione di impatto su
cittadini, imprese, pubbliche amministrazioni.
Esistono posizioni contrarie all’Autonomia differenziata
anche nella destra. Sono emerse a Napoli, in una iniziativa
tenuta da Eugenio Mazzarella e da me presso l’Istituto di
studi filosofici con esponenti storici della destra come
Laboccetta e Landolfi. Iniziativa poi reiterata a Milano e
ancora il 23 aprile a Roma, conclusa con un documento che
chiede a Giorgia Meloni cosa intenda fare per tutelare
l’unità del paese nella fase di attuazione dell’Autonomia
differenziata dopo il voto finale sul ddl Calderoli. Le è stato
chiesto un incontro per illustrare il documento. Vedremo.
Dobbiamo sapere che la fase più pericolosa si apre ora,
proprio con l’approvazione definitiva del ddl Calderoli. La
promessa di Zaia, di chiedere la maggiore autonomia “il
giorno dopo”, non è vuota minaccia. L’accelerazione
sull’Autonomia potrebbe essere una posta nella
competizione sulla leadership nel partito leghista. Mentre il
negoziato con gli esecutivi regionali per l’intesa
stato-regione rimane in sostanza centrato sul ministro per
le Autonomie. Per capirci, si svolge essenzialmente tra
Calderoli e i presidenti, come Zaia.
Siamo pronti? Preoccupa che De Luca nell’incontro tenuto
nella Repubblica delle idee abbia detto - a quanto leggiamo
-
che la sola l’arma è il referendum. Non è vero. Il
referendum è un’arma forse spuntata, per il rischio di
inammissibilità, e perché si arriverebbe al voto popolare
probabilmente non prima del 2026. Inoltre, cancellare la
(futura) legge Calderoli non impedirebbe leggi approvative
di intese con singole regioni ai sensi dell’art.116.3 della
Costituzione.
Bisogna scendere in campo qui e ora, proponendo “il giorno
dopo” la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del ddl
Calderoli definitivamente approvato un ricorso in via
principale alla Corte costituzionale. De Luca dica in chiaro
se intende proporlo o no. Consideri i mondi che si sono
espressi con forza in senso contrario. Il mondo delle
imprese, quello del lavoro, le professioni, la scuola, la
sanità, l’associazionismo civico, e persino la Chiesa. Dopo le
molte prese di posizione dei vescovi del Sud contro
l’Autonomia differenziata, arriveranno presto dalla Cei
parole egualmente chiare e nette . Scendere concretamente
in campo da subito, e non fingere di farlo solo a parole o in
un futuro lontano e incerto, è la scelta del politico
intelligente.

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