Regionali: PdL in panne, La Russa minaccia, il Cavaliere manifesta

3 Marzo 2010
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Amsicora

Questi del PdL sono stati talmente convinti dal Cavaliere di essere legibus soluti, al di sopra delle leggi, da permettersi la leggerezza di presentare liste fuori termine e/o senza il corredo delle firme raccolte e autenticate nelle forme di legge.
E così - com’era facilmente prevedibile - il ricorso presentato dal Pdl per la riammissione della lista ‘Per la Lombardia’ di Roberto Formigoni, dopo la bocciatura il primo marzo dalla Corte d’Appello, e’ stato respinto. Analogamente, la Corte d’appello di Roma ha poi rigettato il ricordo del Pdl, che non potra’ correre alle Regionali del Lazio a Roma e provincia.
In Lombardia dopo ore di approfondimenti per esaminare le 14 pagine firmate dagli avvocati Ercole Romano, Beniamino Caravita di Toritto e Luca Giuliane, la Commissione centrale elettorale non ha riammesso il listino. La Corte aveva tempo fino alle 14 di domani, quando sarebbe scaduto il termine delle 48 ore, ma a quanto pare non c’e’ stato bisogno di ulteriori verifiche. Ricordiamo che l’Ufficio centrale regionale inizialmente aveva escluso la lista del governatore lombardo dalle elezioni, “per irregolarita’ nella raccolta delle firme”.
Nel Lazio, al momento, è stata ammessa solo la lista civica Renata Polverini dal Tribunale di Roma, ma “con riserva” per consentire approfondimenti sulla posizione di tre candidati. Bisognera’ invece aspettare piu’ tempo per conoscere le sorti del cosiddetto ‘listino’ di Renata Polverini. L’ufficio regionale ha infatti 48 ore, a partire da stamattina, per stabilire se ammetterlo o meno alla competizione.
Le cose - come si vede - non buttano bene per il centrodestra.
Intanto, c’è da registrare un’irresponsabile dichiarazione di La Russa. “Non vorrei fare la parte dell’eversivo, ma lo dico chiaro e tondo: noi attendiamo fiduciosi i verdetti sulle nostre liste, ma non accetteremo mai una sentenza che impedisca a centinaia di migliaia di nostri elettori di votarci alle regionali. Se ci impediscono di correre siamo pronti a tutto”. Che fa il Ministro della Difesa? Schiera l’esercito? Mette in campo i carri armati? E, udite, udite!, cosa soggiunge il Ministro: “A Roma i radicali hanno commesso un atto di violenza e il magistrato ci ha impedito di presentare le liste. Per non parlare di quelli del Pd… Visto che gli è andata male con il gossip, con le zoccole, con i processi di Berlusconi e con le bugie - sostiene La Russa - ora hanno scoperto una nuova frontiera: vogliono vincere giocando da soli. Ma non si illudano”.
Anche La Russa è avvocato (al pari di Schifani e Maroni) e dovrebbe sapere che in uno “Stato di diritto” questioni di questo tipo vengono risolte da giudici terzi e imparziali (Tar e Consiglio di Stato). Ed allora perché tanto clamore? Si facciano i ricorsi e attendiamo tutti serenamente le decisioni, qualunque sia il loro contenuto.
Il Ministro poi è così fuori di testa da confessare l’errore in Lombardia. I dilettanti allo sbaraglio non sono quelli del PdL, ma i leghisti! “La Lega - dice il Ministro - ci aveva garantito 500 firme a sostegno del listino di Roberto Formigoni”. “Invece si sono presentati alle due di notte con 300 firme, di cui solo 30 autenticate”. Ergo, non avendo le firme regolarmente autenticate, deduciamo che le hanno “aggiustate” loro all’ultimo momento, presentando la lista senza il corredo delle sottoscrizioni richieste per legge. Ed allora il Ministro della difesa, anziché proferire parole scomposte, perché non manda le truppe a malmenare i suoi improvvidi presentatori di lista? Se facesse questo, almeno sul punto, potremmo finalmente essere d’accordo con lui.
E il Cavaliere che fa? Di solito così ciarliero, ora tace.  Annuncia la decisione di partecipare alla manifestazione di domani a Piazza Farnese. Contro chi? Contro i suoi presentatori di lista?
Nel frattempo, però, il doppio ‘no’ ai ricorsi riaccende la bagarre. Roberto Calderoli annuncia una risposta politica: “‘Ho  sentito sia Bossi sia Berlusconi: domani ci vedremo per affrontare l’argomento”. Secondo il Ministro della Semplificazione “serve subito una risposta politica ai furbi che cercano le vittorie a tavolino”. In realtà le vittorie a tavolino non sono opera dei furbi del centrosinistra (che, fra l’altro, tutto sono fuorché furbi), ma degli stupidi del centrodestra, come ha detto anche Bossi l’altro giorno. 
Paolo Bonaiuti, portavoce  del premier, la butta sul filosofico e  si chiede come si possa anche solo pensare di “lasciare senza scelta nel momento più alto della democrazia due  Regioni che insieme rappresentano più di un quarto della popolazione italiana”. Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla  Camera, il rigetto dei ricorsi dimostra non l’insipienza dei presentatori di lista del PdL, ma ”che queste elezioni corrono il rischio di essere falsate con conseguenze gravissime  per la nostra democrazia”.
Frattanto il ministro della Difesa ha precisato di non voler schierare le truppe né fare una nuova “marcia su Roma”. “Faremo ogni azione,  come è ovvio, nei limiti della legalità anche se ho sempre pensato che fosse superfluo precisarlo”, è la controreplica di La  Russa alle molte  critiche dell’opposizione. Meno male. La dichiarazione, però, era così stupida, da non averci minimamente spaventato. Ciò che ci spaventa molto è invece che il Paese sia un mano a questi “dilettanti allo sbaraglio”, mentre la grave situazione avrebbe necessità di ben altro. Povera Italia, poveri italiani. Consoliamoci: a da passà ‘a nuttata.

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