L’antidoto costituzionale al virus del capitalismo globale

3 Ottobre 2010
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Gianni Ferrara

Per gli stimoloi che offre alla riflessione, pubblichiamo questo interessante scritto di Gianni Ferrara, eminente costituzionalista - apparso su Il manifesto di Martedì 28 Settembre 2010 - sul libro di FAUSTO BERTINOTTI, CHI COMANDA QUI?, MONDADORI, PP. 138, EURO 18. Il volume è stato  presentato a Roma giovedì scorso.

Ha scritto un bel libro Fausto Bertinotti. Per titolo gli ha dato la domanda di Alice: Chi comanda qui?. Per sottotitolo una frase anche più coinvolgente, questa: Perché si è smarrito il ruolo della Costituzione.
L’uno e l’altro pongono questioni che un costituzionalista non può eludere. Specie se, come nel libro, sono trattate con grande consapevolezza della loro complessità. Quella insita in una normativa attinente ad un insieme di temi di ampio spettro irradiante come è quella costituzionale. Aggravata poi dal ruolo plurimo e variegato che tale normativa esercita anche oltre la sua efficacia giuridica, attingendo all’immagine che crea di se stessa una aggregazione umana a forma stato. È infatti l’identità della nazione italiana che si definisce con e nella Costituzione. Enorme è perciò il prezzo che si paga smarrendone il ruolo, dissipandone i contenuti, gli insegnamenti, le conquiste.
Il libro si pone a questa altezza dei problemi che abbiamo di fronte. Rivela subito che è
impostato con molto scrupolo, con umiltà mista all’ambizione di esprimere un punto di vista meditato e non occasionale, tale da poter stimolare una riflessione in quel che resta della sinistra in Italia. È molto rispettoso delle acquisizioni della scienza del diritto costituzionale - il che è encomiabile in chi ha altra derivazione professionale - e rivela adesione sicura al metodo che qualifica la ricerca storica. Parte infatti da una puntuale raccolta delle fonti salienti da cui derivarono le scelte normative del Costituente. Vi si leggono, ma esposte con chiarezza estrema, stile accattivante e talvolta toccante, con solide ed anche nuove argomentazioni, con passione non celata, tesi giustamente condivise su temi, su questioni decisive per la convivenza umana e per la civiltà del nostro Paese. Temi e questioni su cui il revisionismo perpetrato e praticato sta compiendo devastazioni enormi per estensione e profondità.
Eutanasia della politica. Segnalare questo libro mi pare doveroso. Per la qualità culturale e l’impegno morale che oppone all’imbarbarimento invadente. Perché stiamo vivendo tempi di manipolazioni multiple del senso comune, di regressione vasta e precipitosa della cultura di massa, di disfacimento incessante dell’etica pubblica. Li stiamo vivendo questi tempi soprattutto in Italia, ma non solo.
Dalla furia distruttiva che sta rivelando, come mai prima d’ora, il capitalismo nella sua versione attuale, quella globale, non c’è scampo. Intanto turbano, deludono, indignano «le risposte che ad essa vengono date sia sul terreno istituzionale sia su quello economico sociale» perché sono tali da poter determinare «una vera e propria eutanasia della politica e della democrazia».
Il riferimento non è, ovviamente, alla democrazia mistificata e rinnegata della cosiddetta seconda repubblica, con la personalizzazione del potere che ha comportato e diffonde, con la privatizzazione che non risparmia alcunché, col bipolarismo coatto, la liquidazione dello stato sociale, il razzismo, il liberismo assoluto. Il riferimento è a quella politica e a quella democrazia che Bertinotti vede nitide, reali, vere, esaltanti negli enunciati normativi dei primi tre articoli della Costituzione. Da essi trae il significato profondo e il valore che appaga e non può non appagare chi con questo libro ha provato ed è riuscito a conciliare le due forme del lavoro intellettuale, quella del politico e quella dello studioso. Le concilia asserendo una verità che riconosce razionalmente e sente passionalmente quando all’inizio si dichiara come chi crede che «la Carta fondamentale che ancora governa il nostro Paese, cioè la Costituzione repubblicana, sia una delle Costituzioni migliori del mondo, uno dei punti più alti nella storia del diritto costituzionale di tutti i tempi; una delle vette della storia e della geografia politica; una Costituzione, ancora, che non solo si fa partecipe di un’idea di società aperta al futuro, ma traccia le linee programmatiche fondamentali per costruirla».
Il presupposto da cui parte l’Autore è quello che la dottrina contemporanea più accreditata (K. Olivecrona) ha individuato e che ci ha convinto: l’instaurazione di una costituzione origina da una guerra e/o da una rivoluzione. Quella italiana dalla guerra rivoluzionaria vinta nel mondo contro il fascismo, il nazismo e il militarismo e, specificamente, in Italia dall’Antifascismo e dalla Resistenza, vinta dalle «passioni, emozioni, sentimenti, speranze» che la rivoluzione antifasciata aveva suscitato e alimentato. Bertinotti insiste sulla matrice integralmente umanistica dei diritti che da quelle passioni, emozioni, sentimenti, speranze dedussero i loro singoli contenuti, le configurazioni che li definivano, i limiti che si ponevano per garantire eguaglianza dei e nei diritti. Per garantire soprattutto a ciascuno e a tutti l’impegno inderogabile, il diritto prioritario, il bisogno supremo del «mai più l’orrore del passato».
In polemica con la tesi della Costituzione come compromesso, variamente aggettivato, tra le culture antifasciste di derivazione marxista, cattolico-democratica e del liberalismo, Bertinotti trae dall’esame di quella temperie culturale, la convinzione che «la Costituzione fondi un pensiero originale, … non lo statico assemblaggio di teorie precostituite, bensì un processo osmotico di scambio e relazione che ha operato un trascendimento dei vari punti di partenza e ha prodotto una vera e propria cultura politico-costituzionale autonoma, dove … si possono rintracciare decriptandoli, i lembi prevalenti di ogni cultura che però sono solo le parti di un pensiero più grande».
I mastini della globalizzazione. È questo pensiero la fonte pura e ricca da cui scaturisce la denominazione dell’Italia come «Repubblica democratica fondata sul lavoro», quindi sulla condizione umana della contemporaneità, sul vissuto delle donne e degli uomini al quale riconosce il massimo di dignità. È questa fonte che ridefinisce la sovranità e la legittima attribuendone l’appartenenza a tutto il popolo, prescrivendone le forme di esercizio e i limiti necessari per difenderla da ogni altra appropriazione; che sancisce l’intangibilità dei diritti inviolabili e il dovere della solidarietà inderogabile; che detta nell’eguaglianza sostanziale il compito supremo della nostra Repubblica, internazionalista e pacifista. Bertinotti in questi tre primi articoli della Costituzione che trattano della democrazia, del lavoro, dei diritti inviolabili, della solidarietà e dell’eguaglianza riassume il senso etico, politico, storico della Costituzione come messaggio ed impegno, come progetto e comando, come proiezione nel futuro di questo enorme sforzo di ideazione giuspolitica. È di questo pensiero, grande ed originale, che vede il dispiegarsi sia nelle norme costituzionali, sia nell’impatto che hanno avuto sulla realtà economica, sociale e politica della Repubblica segnandone in fasi differenti la storia.
Fino alla globalizzazione capitalistica che, succedendo ai «trenta gloriosi» e sostituendoli con i trenta ingloriosi», ha determinato con una crisi di civiltà, la crisi della democrazia finora realizzata. Della globalizzazione il libro ricerca l’origine, i caratteri, la dinamica. Ne sottolinea la combinazione perversa della pur ambivalente rivoluzione microelettronica con la finaziarizzazione. Ne constata gli effetti devastanti degli assetti sociali conquistati, assumendo la disuguaglianza a fondamento dell’etica dominate e come base di una «costituzione materiale», che, al pari di quella inventata a suo tempo per legittimare il fascismo in Italia, prova ora a fare altrettanto a favore della restaurazione capitalistica. Quella del mercato autoregolato e delle istituzioni sopranazionali di sostegno che la crisi ha insieme travolto denunziando il fallimento di tale tipo di capitalismo e delle sue pretese politiche ed istituzionali.
Crisi e fallimento che richiamano imperiosamente il significato, il valore, le virtù del progetto che la Costituzione racchiude. Da ribadire e poi rilanciare e realizzare nei grandi spazi, a cominciare da quello europeo. Il messaggio che il libro intende diffondere è questo. Ed è alto e giusto.

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