E’ solo una vittoria generazionale?

2 Giugno 2011
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Francesco Cocco

Continuiamo la riflessione sull’esito elettorale con questo intervento di Francesco Cocco. 

La recente consultazione elettorale è stata una vittoria dei giovani? Certamente sì, ma confesso che ho sentito una qualche perplessità verso certa esaltazione acritica di questo risultato elettorale come semplice  vittoria generazionale. Premetto che sono ben felice che i giovani si facciano spazio nella vita istituzionale. Proprio per questo giudico  riduttivo considerare come un fatto meramente giovanile quella che appare una pagina  di svolta nella nostra vita democratica.
Ridurla a fatto generazionale  significa  sminuirne la portata, toglierle la dimensione complessiva che interessa tutta la società e va ben al di là del fatto puramente anagrafico. Sarei tentato di dire che una  simile posizione alla fine potrebbe persino costituire un’argomentazione  usata sottilmente contro i giovani.
La storia del movimento democratico ci ha insegnato che una lotta è veramente  rivoluzionaria, e quindi in grado di modificare l’esistente, solo se capace di suscitare un movimento di liberazione generale. In quanto tale   non può ridursi  ad un fatto generazionale.  Per altro equivarrebbe ad ignorare la realtà se non tenessimo conto che i giovani  vanno assumendo un ruolo  trainante nel processo politico che  investe non solo il nostro Paese  ma  l’intero Occidente.
Ciò è facilmente comprensibile ponendo mente all’emarginazione alla quale l’assetto capitalistico della società e la deleteria ideologia  berlusconiana hanno condannato le nuove generazioni. In tale contesto i giovani si pongono come la parte più debole e più facilmente sfruttabile. Di qui per i giovani un nuovo  ruolo di rottura nei confronti degli  attuali assetti  sociali.
Ma perché una tale rivoluzione (come superamento dell’ordine esistente) sia possibile occorre che l’impegno politico non venga concepito come  “scappatoia” alla difficoltà d’inserimento nel mondo del lavoro.  Tale concezione  non solo non è lotta alla condizione presente  ma furbesca e sostanziale decapitazione  dei possibili  gruppi politici capaci di nuova egemonia. Insomma un tradimento delle aspettative riposte nella nuova stagione politica.
Anche per questo dobbiamo sentire il dovere  di esprimere tutta la nostra solidarietà al nuovo sindaco di Cagliari. E’ chiamato ad un impegno che fa tremare le vene ai polsi. Il successo non mancherà se la Cagliari democratica saprà sostenerlo, nella profonda convinzione  d’essere chiamata non a soddisfare bisogni generazionali o di gruppi ristretti ma di tutta la comunità. Insomma non una jacquerie senza prospettive  ma una vera rivoluzione che dia alla città una prospettiva storica.                                                           
                                                                           
 

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