Governabilità? No, questa è “governatura”

7 Novembre 2011
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Andrea Pubusa

 Volevate una prova della governabilità secondo la nuova disciplina elettorale? Eccola. C’è un Presidente del Consiglio di Ministri, che, mentre l’Italia affonda e con essa gli italiani,  si sollazza con allegre donzelle, anche minorenni. Ha tanti processi per fatti quasi tutti infamanti Eppure non si dimette. Anzi ne mena vanto e accredita l’idea di complotti e persecuzioni da parte di magistrati e oppositori.
Il Cavaliere mostra un’assoluta incapacità di affrontare la crisi? Non la sa governare? Tutti sono consapevoli di questa inadeguatezza? E’ conclamata, anche a livello intrnazionale? Eppure lui sta un sella, lanciando proclami deliranti contro forze oscure del male, ch si frappongono alle sue magnifiche decisioni in favore degli italiani.
lLa settimana scorsa, tutti si aspettavano le dimissioni del governo, e invece niente. Anzi il Cavaliere ha rilasciato una dichiarazione che svela meglio di ogni altra analisi la situazione iatituzionale in cui vive l’Italia. “Vado avanti, mi presento davanti al Parlamento e agli italiani traducendo in atti concreti la lettera che ha avuto l’approvazione dell’Ue. E voglio vedere chi avrà il coraggio di venirmi contro, chi sarà così irresponsabile da non appoggiare il governo rispetto a leggi così importanti per il Paese e sulle quali abbiamo preso impegni precisi con l’Europa”. Come si vede, parole da padrone, non da Presidente del Consiglio di un Paese democratico. “Voglio vedre chi avrà il coraggio di venirmi contro“: ecco, questa è l’idea forza del berlusconismo. Sì perché il Cavaliere ha scardinato tutti i sistemi di bilanciamento su cui si reggono gli Stati di diritto, i mitici pesi e contrappesi, gli checkes and balances del moderno costituzionalismo. Li ha fraccassati anzitutto nel cumulare potere economico  e potere politico. La politica nelle democrazie moderne ha la funzione di mediare fra interessi sociali diversi, spesso contrapposti. Per questo chi ha un notevole potere economico non deve assumere anche quello politico, pena uno sbilanciameno di poteri d’ordine sociale e personale. Questo è il cuore del conflitto d’interessi.
Berlusconi inoltre ha violato il bilanciamento fra potere politico e potere mediatico. Il suo enorme impero televisivo e della carta stampata fanno sì che la realtà venga diffusamente rappresentata secondo il suo comodo e che la critica sia sempre più emarginata e criminalizzata. Chi, persona o testata, critica il Cavaliere è nemico del Paese, ha secondi e reconditi fini, è comunista! Deve essere oscurato, impedito di dire la sua. La categoria dominante nell’agone politico e delle idee è quella amico/nemico. Sono nemici (e dunque malvaggi) tutti coloro che non la pensano o criticano il capo. La fidelizzazione acritica è dunque l’arma con cui Berlusconi supera tutti gli ostacoli politici, morali e giudiziari: essi sono soltanto frutto di complotti orditi dai melevoli nemici.  In questo contesto la legge elettorale, con la nomina dei parlamentari ad opera del capo, rende impermeabile il Parlamento a qualsiasi ragionevole spirito critico. E a colpi di mozioni di fiducia il Cavaliere supera ogni difficoltà. Ma qui sta la dichiarazione-minaccia dell’altro giorno: “voglio vedere chi ha il coraggio di venirmi contro“. In altri termini, chi, fra coloro che io ho beneficiato con la nomina a parlamentare, si azzarderà a mettere in pericolo il suo status di privilegiato? Sappia che, se non mi voterà, non sarà ricandidato. Tornerà ad essere il signor nessuno ch’era prima ch’io lo scegliessi per servirmi!
Come si vede, la Costituzione repubblicana è abrogata in concrto, e vive solo come fatto cartaceo. E a questo si accompagna l’umiliazione del lavoro e dei lavoratori, che è il risvolto sociale di un assetto istituzionale non democratico. Ora, si vuole andare ancora oltre. Si parte, col decreto legge n. 138/2011, ancora una volta dal basso, dai piccoli Comuni, nei quali se hanno mno di 1000 abitanti si sopprime il consiglio e la giunta. Rimane solo il sindaco simile sempre èiù al podestà di triste memoria. Come si vede, non siamo più nel contesto della governabilità democratica, ma in una sorta di moderna dittatura, che potremmo chiamare “governatura”,
Quali sfregi deve subire ancora la democrazia e il mondo del lavoro su cui essa indissolubilmente poggia, per generare una reazione forte e ferma del popolo e delle forze democratiche? 

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