La Posta servizio pubblico o impresa come la Banca?

29 Novembre 2011
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Francesco Cocco

Leggo sul maggior quotidiano sardo che in un paese dell’Ogliastra per ritirare od inviare una raccomandata bisogna fare delle acrobazie. Qualche tempo fa abbiamo letto che in paese della Marmilla da settimane non si distribuiva la corrispondenza, con conseguenti gravi disguidi per il pagament0 di bollette non ricevute. Ma non c’è bisogno d’inoltrarsi all’ interno dell’Isola per osservare questi gravi disservizi: A Cagliari capita di frequente (esperienza personale) che corrispondenza indirizzata ad un certo indirizzo venga recapitata ad un indirizzo distante centinaia di metri e ad una persona che nulla a che fare col destinatario. E questo senza che non vi sia omonimia tra il destinatario e l’ignaro ricevente.
Perdonate se per la mia non più tenere età mi abbandono al ricordo della mia prima giovinezza, quando la corrispondenza veniva recapitata anche di pomeriggio e quando era possibile spedire una raccomandata di domenica.
Mi è venuta la curiosità di andare a consultare un vecchio “codice delle leggi amministrative” , e così ho verificato che al coefficiente 500 era collocato il “primo direttore capo poste”. Era nella stessa posizione di un preside di 1° categoria iniziale, di un direttore di divisione, di un ispettore scolastico.: Questo per dire che le Poste erano incardinate nella complessiva struttura dello Stato, ed assolvevano ad un ruolo essenziale per la vita della società, ed i dipendenti avevano piena consapevolezza di assolvere ad un ruolo pubblico fondamentale.
Ora le Poste sono una società per azioni, non più quindi una struttura essenziale dello Stato. E come sappiamo, fine ultimo della spa è quello di fare profitti. E per fare profitti le Poste si sono messe a fare le banche, come se in Italia di banche e di relativi sportelli bancari non ne avessimo abbastanza. Così hanno finito per perdere la loro originaria funzione di realizzare un imprescindibile collegamento tra le cellule delle società, di essere “sangue” che circuita tra gli individui e le comunità.
Forse non avrei scritto queste righe se non avvertissi in questo un degrado del senso dello Stato, quale la nostra cultura l’ha storicamente concepito, e conseguentemente un degrado della stessa società. E voglio aggiungere che mi preoccupa il fatto che Corrado Passera, uno dei principali artefici di questo passaggio dalla posta alla banca, oggi sia nel governo uno dei reggitori massimi dei destini del nostro Paese.

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