Il nuovo socialismo oltre la socialdemocrazia

3 Agosto 2012
Nessun commento


Gianfranco Sabattini

Sul numero quattro di “Micromega” di quest’anno è riportata una “conversazione a caldo” che Gloria Origgi ha avuto a Parigi, poche settimane dopo la vittoria di François Hollande, con due studiosi, entrambi impegnati ad “iniettare nuove idee nel Partito socialista francese”: Pierre Rosanvallon e Alain Touraine. Entrambi sono stati sollecitai dalla Origgi ad esporre in quale modo le vedute circa i problemi del mondo attuale “possono incarnarsi e realizzarsi nella nuova sinistra di Hollande”. Dalla “conversazione a caldo” è emerso un virtuale “Nuovo Partito Socialista”, la cui fondazione non è pensata secondo un’immagine dello stato attuale del mondo ed una prospettiva di azione politica che si riducano a correggere la visione ed i guasti dell’azione della destra; è pensata in funzione di qualcosa di più.
Per Rosanvallon occorrono idee nuove che sappiano ridare valore agli ideali di uguaglianza, di solidarietà e di democrazia, mentre per Touraine occorrono un senso di responsabilità sentito verso la preservazione del pianeta dalle insidie dell’imperialismo dei mercati globali e un’apertura alle critiche e alle proposte dei movimenti spontanei. Le due visioni, per quanto interessanti e condivisibili in astratto, non sono sempre convergenti; mancano inoltre, da molti punti di vista, di un pragmatico realismo.
Secondo Rosanvallon occorre innanzitutto abbandonare la prospettiva della “Terza via”, che è stata un tentativo di rilancio della socialdemocrazia sviluppatosi negli anni Novanta. Per andare oltre questo tipo di società, lo storico francese propone una politica capace di caratterizzare una “Quarta via” del socialismo, fondata su tre concetti idonei a consentire di realizzare una nuova forma di uguaglianza: un’uguaglianza come somiglianza tra le persone che si riconoscono simili nelle aspettative sulla vita; un’uguaglianza come autonomia per la realizzazione degli obiettivi individuali; un’uguaglianza come condivisione di spazi comuni di vita. Per realizzare questo obiettivo, il socialismo moderno, soprattutto a livello europeo, deve perseguire una politica che, sul piano economico, non sia più fondata sui tradizionali incentivi keynesiani, ma su un “motore di rilancio” dell’economia alimentato da un insieme di innovazioni infrastrutturali, utili a motivare l’intero ambiente sociale alla crescita; mentre sul piano strettamente politico, il socialismo moderno deve perseguire un coordinamento su basi solidaristiche delle politiche di crescita ed il ricupero della fiducia reciproca tra i Paesi europei.
Anche per Touraine occorre abbandonare la “Terza via” del socialismo; condividendo la critica di Rosanvillon al “modello blairiano” di società, il socialismo moderno deve trovare un’alternativa sia al social-liberalismo degli anni Novanta, sia al social-protezionismo dei partiti populisti e nazionalisti. A tale scopo, occorre che il socialismo moderno persegua una politica di crescita, in presenza di una solidarietà tra tutti i Paesi europei; ma il motore di una simile politica devono essere i movimenti informali che stanno imponendo una nuova visione degli stati di bisogno del mondo, come ad esempio la salvaguardia dello stato di salute della Natura. A differenza di Rosanvallon, Touraine si dichiara tuttavia pessimista riguardo alla disponibilità delle forze intellettuali socialiste a formulare una possibile “Quarta via” per il cambiamento del regime economico e sociale attuale. La sua critica a questo regime, però, come quella di Rosanvallon, resta generica e poco realista. Entrambe mancano di specificare i reali presupposti che è necessario realizzare preventivamente per formulare una nuova prospettiva socialista di governo dei sistemi sociali contemporanei.
La soluzione congiunta, secondo una visione socialista moderna dei problemi posti da Rosanvallon e da Touraine, presume il passaggio ad una nuova organizzazione del sistema sociale, che non può certo avvenire in seguito ad una decisione presa sulla base di una maggioranza politica, ma attraverso il completamento, nel lungo periodo, di un progetto attuato tramite la realizzazione, nel breve periodo, di politiche pubbliche finalizzate al perseguimento dei presupposti istituzionali e sociali, che soli possono rendere possibile al socialismo di percorrere una virtuale “Quarta via”. E’ difficile immaginare questi presupposti fuori da un disegno politico che vada oltre le modalità di funzionamento della società industriale attuale, ma che sappia garantire l’esercizio del controllo sociale sul funzionamento del sistema economico con il minimo sacrificio della libertà di scelta individuale. E’ soprattutto difficile pensarli fuori da un disegno che preveda, in particolare, una distribuzione intersoggettiva del prodotto sociale volta a limitare il grado di disuguaglianza personale ed il livello di finanziarizzazione della ricchezza, nonché a generare una regolazione dello sfruttamento delle risorse naturali e dei livelli di inquinamento dell’ambiente naturale.
Ovviamente, il percorso di questa “Quarta via” può solo avvenire attraverso il coinvolgimento democratico di tutti e non col mero coinvolgimento di “professionisti esperti”, la cui pretesa superiorità nella formulazione delle risposte alle aspirazioni esistenziali degli uomini ha avuto una definitiva smentita dal fallimento del “socialismo reale”. Sembra questa la “via” che il socialismo moderno può utilmente percorrere per contribuire a rendere possibile un ulteriore passo in avanti della civiltà; ciò perché, come ha osservato Guido Calogero, la civilizzazione è una crescente neutralizzazione delle disuguaglianze, in quanto l’uguaglianza in sé esprime, non tanto la vera natura degli uomini, ma uno dei doveri del “vivere insieme” a realizzarla.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento