I consiglieri regionali ladruncoli dei fondi del gruppo?

21 Dicembre 2012
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Amsicora

Tutti a giudizio! Lo ha deciso il Gup del Tribunale di Cagliari, Cristina Ornano. Sui fondi ai gruppi del consiglio regionale della Sardegna ci sono elementi sufficienti, secondo il Giudice, per ritenere che siano, in parte, finiti nelle tasche dei consiglieri regionali indagati. Ma il giudizio verrà reso dal Tribunale. Ed anche per loro vale la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. Tuttavia non può non suscitare amarezza quel fascicolo aperto dal Pm, Marco Cocco (che all’udienza ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati),  nel quale sono finiti i nomi di venti consiglieri regionali, in carica dal 2004 al 2008, con l’accusa di peculato. A processo andranno Oscar Cherchi (Pdl, attuale assessore regionale all’Agricoltura); Mario Floris (Uds, attuale assessore al Personale); Giommaria Uggias (Idv, europarlamentare); Salvatore Amadu (Pdl); Renato Lai (Pdl); Alberto Randazzo (Udc); Giuseppe Atzeri (Psd’Az); Adriano Salis (Idv); e gli ex consiglieri Beniamino Scarpa (prima Psd’Az, poi Pd, già assessore regionale alla Cultura e, attualmente, sindaco di Porto Torres); Maria Grazia Caligaris (presidente dell’associazione “Sdr-Socialismo, Diritti, Riforme”); Raimondo Ibba, Raffaele Farigu, Pierangelo Masia (tutti Socialisti), Carmelo Cachia (Pd); Giuseppe Giorico (Udeur); Sergio Marracini (Udc); Salvatore Serra (Sinistra Autonomista). Sono della partita anche l’ex capogruppo Peppino Balia (Socialista),Vittorio Randazzo (Udc) e il senatore, Silvestro Ladu (Pdl).
Secondo l’accusa, alcuni consiglieri avrebbero usato i soldi destinati all’attività istituzionale del gruppo, fra l’altro, per viaggi, riparare l’auto della moglie, montare i sensori per il parcheggio sulla macchina del figlio, o comprare capi d’abbigliamento. L’inchiesta - come si ricorderà - risale al 2009, dopo gli esposti presentati da una funzionaria dei gruppi, Ornella Piredda, che (stando a quanto denunciato) era stata vittima di mobbing, dopo aver chiesto che le spese dei consiglieri venissero regolarmente rendicontate.
Ma si possono rubare i soldi dei gruppi? Teoricamente no, se ne fa un uso politico. Certo, i fondi sono destinati all’attività dei gruppi consiliari, che è fondamentale per alimentare l’attività del Consiglio regionale. Quindi, a rigore, non potrebbero tali somme essere distratte a favore di attività di partito, ma in questa ipotesi si tratterebbe di utilizzo a fini politici che, anche se indirettamente, ridonda a favore dell’attività istituzionale.  Ciò che non si può fare è evidentemente destinare i fondi ad usi personali.
Quando ancora esistevano i partiti, quelli veri, almeno nei grandi partiti la distrazione dei fondi dai fini politici era pressocché impossibile. I gruppi consiliari erano strutturati, l’attività era intensa, per cui l’unica “distrazione”possibile era quella di destinare somme a convegni o iniziative del partito, a rigore non dovute. Ma era impossibile una destinazione personale, non politica. Anche allora si mormorava che repubblicani e socialdemocratici si spartissero i soldi destinati ai gruppi. Ma lì già c’era la presenza di capi corrente in lotta fra loro, e, dunque, sull’idea del gruppo prevaleva quella del capobastone. Nei grandi gruppi, PCI, DC e fino a un certo punto PSI, ciò era impossibile perché il controllo interno funzionava.
La vicenda evocata davanti al Tribunale di Cagliari  e in altri capoluoghi di regione è dunque il frutto della formazione dei partiti liquidi o meglio dei partiti come costellazione di consorterie al seguito di un notabile. In questo ambiente è evidente che non funziona alcun controllo interno e chi può si appropria del tesoro. Nel migliore dei casi il boss spartisce, negli altri ne fa un esclusivo uso personale. Non è un caso che il fenomento investa tutti i partiti personali dalla Lega, al PdL e perfino dell’IdV del giustizialista Di Pietro e…Di Pietro stesso!
E’ penoso vedere la Guardia di finanza frugare negli uffici di un’assemblea legislativa qual’è il Consiglio regionale. Le assemblee legislative sono sovrane e dunque non soggette ad altri poteri. Così è stato fintanto che la dignità della carica ha prodotto un’etica pubblica accettabile. Oggi che non è più così, le aule dei consigli regionali sono aperte ai carabinieri che fanno sentire forte il tintinnio delle manette. Una grave offesa delle istituzioni e, dindirettamente, dei cittadini, non ad opera dei Carabinieri, ma dei consiglieri.
Invito a riflettere su una coincidenza: mentre si pretendeva di votare in Consiglio regionale l’indipendenza della Sardegna, il GUP rinviava a giudizio un bel gruppo di consiglieri regionali. Non vi sembra che in quel provvedimento del giudice si sia la negazione inappellabile del carattere sovrano e indipendente dell’assemblea? Ma non per responsabilità del giudice, per la scelleratezza dei consiglieri!

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