No, caro Marco, i poteri forti si combattono con la democrazia e l’unità

2 Dicembre 2008
5 Commenti


A. P.

C’è nella tua riflessione molta verità, ma anche tanta ingenuità. Intanto, da che mondo e mondo, i poteri forti si combattono con l’estensione della democrazia. I poteri forti, anche quando combattono quelli esistenti, presto o tardi si sostituiscono ad essi. Prendi la questione istituzionale. Soru, in compagnia – come tu ben dici – con governatori e sindaci di ogni colore, crea istituzioni accentrate (v. legge statutaria) e gestisce in modo sconcertante un presidenzialismo, che nella sua patria d’origine, gli USA, funziona in quel modo solo in mano a Presidenti della destra repubblicana. Vediamo già che Obama va in altra direzione: verso l’unità, la ricomposizione delle fratture, la costruzione di un ampio fronte progressista per affrontare la più grande crisi dalla Grande depressione. Ecco che diventa credibile l’idea che il nuovo presidente voglia combattere i poteri forti americani, quelli che disprezzano l’ambiente, esaltano la disuguaglianza, vogliono la guerra. Perché? Perché mette in campo un ampio ventaglio di forze. Domani nomina addirittura la sua maggiore avversaria alle primarie segretario di Stato! Poi anche lui dovrà fare i conti con tante controspinte, ma l’approccio è giusto. Se Soru avesse voluto sciogliere i poteri forti nella democrazia avrebbe incrementato la presenza in giunta di esponenti autorevoli e seri delle diverse aree, isolando così i vecchi oligarchi del centrosinistra; avrebbe creato una vasta rete democratica. Non lo fa, accentra tutto su se stesso, come anche tu ammetti. Ai poteri forti sostituisce il suo, che è ancora più forte perché unisce potere politico e potere economico. La sensazione è che a Soru non interessino le piccole clientele degli oligarchi da strapazzo nostrani, ma le grandi operazioni finanziarie e imprenditoriali. Scompagina le prime, per inseguire le seconde. Ma è meglio? Ammetti: anche tu non sai quale sia il male minore.
L’esasperato accentramento dei poteri poi mette in luce un’altra debolezza del sorismo e anche del tuo discorso. Le istituzioni vanno pensate non in funzione di questo o di quello, ma per offrire garanzie, chiunque sia il manovratore. Domani, un Presidente di centrodestra potrà smontare rapidamente quanto Soru ha costruito. Ecco perché è corretto investire il Consiglio nella formazione del PPR. Perché incide a fondo nella vita dei cittadini e sul territorio e, dunque, non il solo esecutivo deve decidere, ma l’Assemblea rappresentativa. Anche qui, ammesso e non concesso che Soru stia facendo bene, la sua opera avrà la resistenza dei castelli di sabbia, che scompaiono alla prima mareggiata.
Sbagli anche quando dici che gli avversari di Soru sono quasi tutti mossi da interessi particolari, perché guardi solo al ceto politico. Se allarghi lo sguardo, ti renderai facilmente conto che non è così. Ci sono tante energie democratiche fuori dal sorismo. Di più, ci sono dietro a Soru molti servitori compiacenti e sembra che questo sia il personale che lui predilige.
Infine, considera che Soru, come tutti gli autocrati, pensa solo al presente. Non gli interessa il passato né il futuro. Dal passato del movimento operaio e autonomista sardo non ha preso se non qualche slogan. Ma gli è mancata e gli manca la voglia di costruire una unità e un movimento dal basso, nel quale riporre davvero le chances di cambiamento. E gli manca soprattutto il futuro. Chi guarda avanti, ha l’ansia di creare gruppi dirigenti affidabili e sperimentati, cui passare la mano. In questo Soru è uguale agli oligarchi, che, secondo te, combatte. E’ uno di loro. Rifletti: una vittoria di Soru alle prossime regionali, attraverso il massacro non solo degli oligarchi, ma di tutto ciò che si muove fuori di lui, creerà un deserto che fa paura. Non si può voler una Hiroshima sulla testa di tutti i democratici sardi, se si aspira a costruire un futuro democratico per la nostra Isola. Occorre un’opera paziente che colpisca le mele marce o rinsecchite per dare spazio alle energie fresche e veramente democratiche. Insomma, caro Marco, la tua preferenza per Soru se misurata con il futuro prossimo venturo dovrebbe allarmare innanzitutto te stesso. Ecco perché non dobbiamo mollare. Non dobbiamo stancarci di pretendere unità nella democrazia. Unità e democrazia: in fondo – se ci pensi - son queste le uniche armi per battere i poteri forti. E noi, tu, io e tanti altri, è solo questo che desideriamo.

5 commenti

  • 1 Marco Biancu
    2 Dicembre 2008 - 12:22

    Caro Andrea, le argomentazioni che tu porti in funzione di critica non mi paiono tali in quanto in gran parte da me condivise. Sono argomenti che seppur non tutti estrinsecati nel testo, si tratta di una semplice mail, sono deducibili dallo stesso. E’ chiaro che se parlo di Soru come di un despota intendo anche criticare la tendenza di tutti i despoti a circondarsi di una corte di servi accondiscendenti. Inoltre il paragone con l’America a mio avviso non regge poiché là le istituzioni assembleari sono tutt’altro che indebolite: in un modello certamente presidenziale, camera dei rappresentanti e senato possono bloccare qualsiasi provvedimento del presidente, e hanno una vita completamente autonoma da esso. E’ un modello che non mi piace ma che ha una sua coerenza, molto lontano dalle assemblee nostrane ridotte a pletora di privilegiati senza potere e autorevolezza, privati di retroterra sociale e insediati spesso da reti di clientele. So bene inoltre che la stessa situazione di personalismo può portare ad esiti di segno diverso, per questo continuo a battermi contro questo modello di istituzioni. Io non penso che Soru combatta i poteri forti, semplicemente è uno di loro e in alcune sue scelte si è posto oggettivamente contro dei forti interessi che hanno da sempre condizionato la politica sarda. Il problema sta nel fatto che ogni sua mossa è determinata da motivazioni personali, spesso non comprensibili, e non nasce invece da un trasparente dibattito democratico dentro forze politiche popolari. In questo senso anche il tuo auspicio rispetto a possibili diverse determinazioni che egli avrebbe potuto prendere si affida alla medesima autoreferenzialità, che è a mio avviso il problema. Continuo a pensare che la questione sia l’alternativa tra un’autonomia politica basata sul denaro, sull’essere non condizionabile dai poteri forti in quanto parte degli stessi, e la forza di una politica democratica autonoma perché espressione di un blocco sociale di massa. Oggi la seconda alternativa non è all’orizzonte, a Soru e alla sua corte rischiano di sostituirsi servi di altre corti e soprattutto delle proprie carriere politiche. Dove starebbe a quel punto l’autonomia?
    Non sono d’accordo con te quando affermi che la democrazia non serva a combattere i poteri forti. Il progresso sociale, la crescita dei diritti dei lavoratori, i diritti civili, sono avanzati in un clima di società più aperta e democratica di quella di oggi oppure no? E il loro arretramento non è iniziato parallelamente al diffondersi delle fascinazioni presidenziali, delle critiche al parlamentarismo, dei miti della governabilità e dei partiti leggeri e leaderistici? Il tuo errore sta secondo me nel pensare che levando il tappo Soru si possa dare spazio alle forze sane della regione, la mia impressione è che invece quel tappo copra una fogna ben peggiore. Questo non toglie che il Sorismo costituisca una parte del problema, concentrare la il fuoco lo distoglie però dagli snodi centrali della questione e toglie energie ad un lavoro ben più lungo e complicato che deve occupare le nostre energie: ricostruire un tessuto di partiti democratici e di una nuova sinistra popolare e di massa. Sarò ingenuo ma sono convinto che gran parte della soluzione passi da qui. L’unità senza la democrazia popolare, senza istituzioni che coinvolgano le masse nelle grandi scelte, è unità d’elite, porta a nuovi Sorismi, forse peggiori.

  • 2 Francesco Cocco
    2 Dicembre 2008 - 13:21

    Vedo una difficoltà di dialogo e di ricerca comune in questi nostri interventi. Per dare un minimo di senso a questi scambi di opinioni, credo occorra sgombrare il terreno da un’idea che mi pare dominare: che cioè il confronto sia tra i nostalgici o comunque difensori degli oligarchi ed i difensori del principe.Non voglio dire che sia il caso dell’articolo di Marco, ma è un’ idea presente con forza e che taluni alimentano. E’ comunque un equivoco che resta nell’aria e di cui occorra sbarazzarsi in fretta. Chi a sinistra lotta per la democrazia ed i valori del movimento opeario, dovrebbe uscire da una tale contrapposizione e riprendere un cammino di lunga lena, che ben poco a che vedere sia con i principi che con gli oligarchi.

  • 3 Marco Biancu
    2 Dicembre 2008 - 13:38

    P.S.
    Per un refuso dovuto al mio browser c’era un punto inerrogativo alla fine del secondo periodo della risposta di Andrea, che ho così interpretato male. Si tratta della frase sulla estensione della democrazia che serve a combattere i poteri forti. Ovviamente Andrea fa un’affermazione che condivido e quindi quella che nel mio testo appare come una replica va considerata come una condivisione. Mi scuso.

  • 4 Sergio Ravaioli
    2 Dicembre 2008 - 16:40

    Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.

  • 5 L. Campus SS
    2 Dicembre 2008 - 17:33

    se mi posso introdurre in questo bel dibattito chiarificatore, grazie al prof. Pubusa, l’impressione è che ci sia una schiera di persone che ricordando la bella politica dei bei tempi, pensano che le attuali oligarchie di centrosin senza consenso debbano essere difese dalle brutte azioni del principe cattivo. Ma si dimenticano che le vittime del principe altro non sono che dei politcanti da dismettere. Gente che da 35 anni e più staziona dietro la tenda - la solita tenda- a passare bigliettini agli assessori. E’ finita per colpa loro - di oligarchie incompetenti. Non hanno svolto il ruolo che gli spettava e fanno solo tristezza. Il principe non mi piace ma adesso è meglio di loro, il primo obiettivo e levarceli di torno. Sono loro che non sopportiamo più, la loro voglia di perdere perchè con il nemico si tratta e porta bene. Quanto alla democrazia negata dal principe vorrei capire ma mi sembra una invenzione come questa di Funtanazza pensata per colpire. Così si alimenta odio e vedrete quanto saranno a terra nel campo di battaglia. I socialisti retaggio craxiano non mi piacciono.

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