Sinistrati sì, scemi no

1 Dicembre 2008
11 Commenti


Gianluca Scroccu

Si è tenuta sabato la “Costituente della Sinistra” sarda in vista di quella nazionale del 12 dicembre. Questa assemblea ha consacrato la trasformazione di SD in Sardegna da movimento in partito, diretto da una pattuglia di consiglieri regionali di varia provenienza (DS, PCdI, PRC), con la messa in angolo di molti dei protagonisti della battaglia nell’ultimo Congresso dei DS e nella prima fase di vita del Movimento. La nuova dirigenza ha  eletto come coordinatore regionale Pietro Maurandi,  classe 1944, già deputato DS.  Il nuovo responsabile ha incentrato la sua azione nella ricerca di un confronto autonomo con Soru e col PD, nella critica al monocratismo del Presidente (si era schierato contro la Statutaria) e nella richiesta di primarie di coalizione. Temi importanti e in larga misura condivisibili, che ha rilanciato anche nella Costituente di sabato, a cui è intervenuto il Coordinatore nazionale di SD, Claudio Fava.  Sull’assise cagliaritana ecco una riflessione di uno degli originari fondatori di SD nella nostra città.

Edmondo Berselli, nel suo pamphlet caustico ma sferzante dal titolo “Sinistrati. Storia sentimentale di una catastrofe politica” (Mondadori, 2008, € 17,50), si chiede: “Dov’è finita la sinistra vera?”

Me lo sono domandato anch’io, nel mio piccolo, vedendo le cronache televisive e i resoconti dei quotidiani sull’incontro tenutosi ieri a Cagliari e presentato enfaticamente come il lancio della “Costituente della Sinistra” in Sardegna. Ricordo che a febbraio di quest’anno si tenne una conferenza programmatica di SD, uno dei soggetti che proprio ieri erano tra i promotori dell’iniziativa. Di quella assise (che scatenò una lacerazione molto forte dentro quel movimento, causata dall’assenza di partecipazione democratica nella sua preparazione, determinando la scelta, da parte di molti, tra cui il sottoscritto, di lasciarlo di lì a pochi mesi), non sono stati nemmeno pubblicati atti o resoconti e non credo sia destinata a diventare materia di studio come il Congresso del Popolo Sardo del 1950. Questo avviene quando questo genere di incontri si costruiscono con l’esclusivo obiettivo di allestire passerelle al solo scopo di legittimare leadership poco inclusive e partecipative. Non è un caso che spesso, in conclusione, si eleggono comitati promotori o simili, senza peraltro che precedentemente si siano discusse le regole per determinarne la composizione: un iscritto che vi assiste perché magari l’ha letto sul giornale non può quindi partecipare ulteriormente al processo costituente incidendo concretamente.
Ecco perché è inutile chiedere a Soru le primarie quando non si sono fatte per scegliere i propri candidati alle elezioni politiche, oppure quando coordinatori, tesorieri di questo o quel movimento non si sono mai potuti eleggere sulla base di un voto democratico di tutti gli aderenti, ovvero di chi ha pagato la quota di iscrizione. Come si fa a chiedere ad altri di misurarsi con i processi democratici quando non lo si fa in casa propria?
La sinistra, per ricostruirsi, deve recuperare la capacità di elaborare idee. Di fronte a questa crisi drammatica, destinata ad incidere pesantemente nel vissuto di migliaia di lavoratori, pubblici e privati, operai, impiegati, tecnici e quadri, insomma il ceto medio, la sinistra non riesce a dire nulla. Questo dipende dal fatto che il pensare, oramai anche nei partiti di sinistra, è visto come un elemento di disturbo. Chi pensa, infatti, arriva quasi sempre alla fase della critica e questo non si può concedere. Primum vincere, un congresso o un assessorato, sempre e comunque. Chi ragiona con la propria testa perché è libero da condizionamenti, chi non si piega di fronte alla prepotenza subdola del potente, giovane o vecchio che sia, che magari ti dice che “se non rompi le scatole prima o poi un posto te lo troviamo”, è un elemento indesiderato. Ma è con queste pratiche, di cui, non a caso, il berlusconismo è maestro, che anche a sinistra è venuto a mancare del tutto il diritto più importante, quello della partecipazione alla politica. Eppure i padri nobili ci hanno ammonito che senza democrazia non c’è socialismo.
Mai come oggi è infatti necessario recuperare una dimensione orizzontale della politica che spezzi l’impianto tutto verticale che ha invece caratterizzato lo scenario pubblico in Italia e in Sardegna in questi ultimi anni. Da questo punto di vista è fondamentale inserire la piena trasparenza delle informazioni tra gli aderenti e gli iscritti, che hanno diritto di formarsi per tempo le opinioni, discuterne in appositi dibattiti aperti e partecipati che consentano di presentare proposte di lavoro, documenti (che non sono mai inopportuni), contributi alla discussione. Non è più possibile arrivare alle riunioni con i pacchetti di decisioni già predisposti, né veder gestite le assemblee sempre dalla solite facce che magari non accettano, dopo decenni di ruoli di primo piano, di continuare a fare politica nella grande riserva democratica della sinistra diffusa come semplici, ma non per questo meno importanti ed entusiasti, militanti. Per non parlare della assoluta necessità del rispetto della piena parità di genere, da praticare tanto negli organismi dirigenti, quanto nelle candidature e nella vera e propria conduzione delle battaglie politiche. Solo così si possono scardinare le logiche che hanno condotto all’isterilimento della vita politica dei partiti italiani e hanno fatto vincere il berlusconismo. E poi bisogna dire basta all’appiattimento dei gruppi dirigenti sulle e all’interno delle sedi istituzionali, che sacrifica la crescita e la valorizzazione di una seria cultura politica; serve un cambiamento che si basi, ad esempio, sulla norma che chi ricopre incarichi nelle Istituzioni non abbia ruoli dirigenti di primo piano ovvero esecutivi all’interno del partito o del movimento. Questo anche in considerazione del fatto che oggi la politica si è trasformata, in molti dei suoi ambiti, in cresocrazia, ossia in un sistema dove domina chi ha soldi: l’imprenditore, il banchiere, ma anche il consigliere regionale di turno che spesso prende venti volte di più del reddito del povero militante. Chi fa l’assessore, il consigliere o il deputato può decidere, in questi movimenti o simil partiti senza regole e con statuti perennemente provvisori, quali iniziative fare, se affittare o meno una sede sino ad arrivare alle aberrazioni del tesseramento gestito senza regole.
Questi sono tempi in cui alla sinistra, anche quella sarda, servirebbe uno spirito di interdipendenza crescente, che rimetta in discussione consolidate prerogative e rendite di posizione per un interesse superiore. Il socialismo del XXI secolo, e quindi la sinistra, deve essere un movimento di liberazione perché il suo obiettivo non può che essere quello della libertà di ciascuna persona di sviluppare se stessa secondo le proprie peculiarità e i propri desideri. L’intreccio tra questione sarda, politica nazionale e prospettiva europea, tra un federalismo di kantiana memoria e autonomismo, tra sviluppo e integrazione nei processo sociali economici che coinvolgono la Sardegna in relazione al Mediterraneo, all’Europa e alle problematiche mondiali richiedono partecipazione, consenso e la massima democrazia interna. Tutto questo non si è visto in questi mesi e neppure ieri all’Assemblea costituente della sinistra sarda. Ce ne dispiace. Saremmo anche sinistrati, ma non scemi. O almeno, dopo le esperienze che abbiamo fatto nei mesi e negli anni scorsi, non più.

11 commenti

  • 1 tore melis
    1 Dicembre 2008 - 10:02

    Quindi è nata la Sinistra sarda? Però, complimenti! Altro che Gramsci, Lussu, Foa, Berlinguer e company. Altro che grandi dissertazioni filosofiche. Questi vanno subito al sodo. Volevate la sinistra? Eccola, 4 o 5 consiglieri regionali, un gruppo di aspiranti tali, un po’ di curiosi, altri non ancora disillusi … e voilà, fatta la sinistra! Ora mi sento più tranquillo. Erano notti che non riuscivo a chiudere occhio. Mi arrovellavo pensando a chi avrebbe potuto difendere gli interessi dei lavoratori, dei disoccupati, di coloro che stanno ai margini. Mi chiedevo chi avrebbe potuto garantire lo sviluppo della Sardegna e chi avrebbe potuto riportarci a reali processi democratici. Eccola finalmente… ora c’è la sinistra sarda. Cugini, Maurandi, Tore Serra, Lanzi… ecco la Sinistra. Ma il PRC? Ah è vero, loro sono comunisti! Beh che dire, auguri! Questa pantomima taccerà presto. Ne sono convinto. Ciò che è successo all’arcobaleno è solo l’inizio della fine. Se veramente si vuole sperare nella nascita di una Sinistra nuova e vera, dovremo attendere le amministrative, in modo che si completi il lavoro di pulizia già iniziato alle scorse politiche.

  • 2 laura perria
    1 Dicembre 2008 - 14:46

    Condivido la sostanza dell’articolo anche se non riesco a capacitarmi della schizofrenia degli ex ds/ ex sinistri democratici:

    c’era zedda. e non andava bene. c’è maurandi. e non va bene.
    Si può sapere cosa volete?
    Quando avete deciso di cambiare il coordinatore regionale era palese quale fosse l’alternativa.
    Proprio non capisco lo stupore di chi, dopo aver fatto di tutto per dare le chiavi di quel poco che rimaneva di sd a Renato Cugini, ora si rammarica di come stiano andando le cose.

    Riguardo il referendum sulla statutaria, mi sembra di ricordare che Maurandi non fu il solo a schierarsi in quel modo. Una gran parte di sinistra democratica (tra cui l’autore dell’articolo e quello del primo commento) votò in quel referendum insieme alla destra e contro il governatore.

    e quindi mi chiedo
    perchè stupirsi?

    Era tutto già scritto. Peccato solo ve ne siate accorti con qualche mese di ritardo.

  • 3 A.P
    1 Dicembre 2008 - 16:01

    Cara Laura,
    mi pare che l’autore dell’articolo dica fin troppo chiaramente cosa vorrebbe da una forza di sinistra e mi pare si capisca altrettanto chiaramente che così come non condivideva l’autoinvestitura a coordinatore di SD di Zedda (che in realtà fu nominato, tempo prima, coordinatore della sinistra DS), non condivide la successiva e l’attuale evoluzione di questa formazione politica. Mi pare anche che Scroccu non se ne sia accorto adesso, visto che afferma di avere preso le distanze da SD dopo aver evidentemente operato per far prevalere i principi che enuncia nell’articolo.
    Infine, chi da sinistra ha votato contro la legge statutaria non ha votato con la destra, ha inteso semplicemente confermare su scala regionale il voto espresso nel giugno 2006 al referendum confermativo contro lo stravolgimento costituzionale proposto da Berlusconi.
    Ad essere stupito sono invece io, cara Laura. Posso? Scroccu enuncia una serie di principi, regole, comportamenti che si aspetta da una forza di sinistra. Sono osservazioni serie. Perché non scavare su questi temi? Possono aiutarci per il futuro, anziché fare osservazioni, che, anche se fossero centrate, non spostano di un millimetro la questione che abbiamo di fronte: ridare vita ad una sinistra - come la vorrebbe anche Tore Melis - democratica, inclusiva e accogliente, che sia il riferimento di grandi masse popolari, dei lavoratori e delle forze progressiste. Non una sigla elettorale al servizio di questo o di quello ovvero un piccolo gruppo ininfluente. Misuriamoci su questo, le altre cose lasciano il tempo che trovano. Del resto, la fine dell’Arcobaleno dimostra che poi c’è un giudice rigoroso: lo stesso elettorato di sinistra.

  • 4 Gianluca Scroccu
    1 Dicembre 2008 - 16:09

    Cara Laura,
    io non ho deciso di cambiare nulla e non ho mai votato per nessun coordinatore regionale. Ho votato, invece, giusto un anno fa, l’ottima Federica Grimaldi coordinatrice provinciale di Cagliari. Il mio parere è che non è vero che fosse già tutto scritto perchè si poteva tentare un percorso diverso. Non è stato possibile: pazienza. Ricordo peraltro che certi consiglieri regionali ex diessini iniziarono a frequentare, e a far sentire il loro peso in SD Sardegna già dal giugno 2007. SD, con tutti i limiti, è stata per me un’esperienza che ha avuto anche aspetti positivi se non altro perchè mi ha permesso di approfondire la conoscenza di compagne e compagni che non conoscevo bene nonostante la comune militanza nei DS e da cui, in questi mesi, ho imparato molto.

  • 5 Manuela Scroccu
    1 Dicembre 2008 - 16:35

    Regole condivise e metodo democratico. Questo è il nodo fondamentale della questione. Una forza di sinistra moderna non può prescindere da una vera partecipazione di tutti i suoi iscritti e simpatizzanti.
    Se c’è una lezione che abbiamo imparato dall’esperienza di SD e dalla campagna elettorale che ha visto la pesante sconfitta della Sinistra Arcobaleno è proprio questa.
    Non credo sia una battaglia esclusivamente “formale”, a discapito della sostanza politica. L’assenza di regole (dovuta anche all’estrema “liquidità” della situazione politica del dopo congresso ds) in un movimento piccolo, anche se con forti potenzialità (perchè avevamo forti potenzialità), ha portato al disperdersi delle forze presenti, ad una forte litigiosità e alla paralisi politica (se non ho struttura, chi parla, parla a nome di chi?). Ci abbiamo provato, abbiamo commesso errori? Io, personalmente, molti. Poteva andare diversamente? Anche io sono convinta di sì. Niente è già scritto. Magari un pò di coraggio in più.
    Chi c’era, e ha deciso di ritenere conclusa la sua esperienza in sd (come la sottoscritta), ha cercato di dare il proprio contributo con la massima onestà intellettuale, anche nella durezza dello scontro. Chi c’è ancora, non va certo stigmatizzato (non credo fosse l’intento dell’articolo). Anzi, il dibattito è sempre aperto e ritengo che con molti di quei compagni e di quelle compagne, conosciuti in quest’ultimo anno in cui abbiamo assistito alla sparizione della sinistra dal Parlamento, ci ritroveremo nel progetto di ridare vita ad una sinistra, democratica, inclusiva ed accogliente.
    Siamo tutti un pò più accorti però, sicuramente meno ingenui. Per questo mi ritrovo nel titolo dell’articolo: sinistrati si, scemi no.

  • 6 Tore Melis
    1 Dicembre 2008 - 17:14

    Personalmente non voglio nulla. Mi gusto il mio ruolo di semplice elettore. Qualcuno mi dirà che non capisco e che per posizioni come la mia la sinistra ha perso forza. Ricordo come fosse ora, quando durante l’analisi del voto tesa ad investigare sulla catastrofe delle scorse politiche, più d’un dirigente della S.A., continuava a ripetere che la gente non aveva capito il progetto. Io, pur fra gli strali, dissi allora e ripeto oggi, che la “gente”, aveva capito benissimo… per questo non si sentì rappresentata. Oggi non è cambiato nulla. Il problema non è Zedda o Maurandi - sig.ra Carla - la questione è che nella costituzione della sinistra sarda, non v’è un progetto per la Sardegna, non v’è l’organizzazione e la strutturazione di interessi generali e collettivi, bensì v’è solo la pianificazione tattica il cui scopo è esclusivamente elettoralistico. Questa affermazione, non è una mia sensazione o il frutto di una personale riflessione. E’ invece la testimonianza della realtà. In questi mesi, sono stato invitato a più riprese. E quando, ultimo qualche giorno fa, chiedevo:<>, mi hanno risposto che io avevo con la politica un approccio troppo idealizzato. Sino all’ultimo hanno cercato di convincermi sul fatto che essendo le elezioni regionali alle porte, bisognava prendere le cose per quello che erano. A questo punto io ho chiesto… <>? - <>. Non voglio passare per duro e puro, conosco fin troppo bene i meccanismi della politica e quelli elettoralistici. Ma nessuno mi chieda di rinunciare a credere alla costruzione di un mondo migliore. Nessuno mi chieda di limitare il mio far politica ad un cinismo machiavellico, nel quale il moto sia “aut Caesar aut nihil”.

  • 7 Federica Grimaldi
    1 Dicembre 2008 - 20:25

    Zedda, Maurandi, Cugini…Ma allora non c’è davvero nessuna speranza. Mi domando se, cara Laura, ti sei soffermata a leggere con un pò di attenzione il contributo di Gianluca. Io credo di no, perchè se l’avessi fatto probabilmente avresti scritto altre cose e ti saresti espressa sui concetti e sull’analisi lucida e obiettiva che della situazione politica attuale ci è stata prospettata, invece di snocciolare la solita rosa di nomi lasciando che il lettore si faccia l’idea che ci fosse nei confronti di determinate persone un pregiudizio. Per quanto mi riguarda potevano eleggere come coordinatore regionale anche Capitan Uncino, Barbablù o Mangiafuoco. Bastava che venisse eletto. Il pezzo parla d’altro. Parla di democrazia, di ritorno alla politica orizzontale, della speranza che tanti di noi hanno di ricominciare da zero, con idee nuove, con metodi nuovi. Un pezzo come questo avrebbe potuto scatenare una vivace e interessante discussione sulla situazione della sinistra in Italia e in Sardegna. Non sono pochi gli spunti che ci sono stati offerti. Ma invece no. Ancora una volta di fronte ad una chiara e puntuale analisi politica la risposta è stata sempre la stessa: accuse, recriminazioni, attacchi personali. Mi si dica in quale punto di quel pezzo è stato fatto il nome di Maurandi o di Zedda o di Cugini o dove si parli di statutaria. Da nessuna parte. Ma i temi che Gianluca ci propone suonano come note dolenti. Meglio tapparsi le orecchie invece. Non si sa mai che cominciando a parlare di politica non succeda qualcosa. Eh no, non c’è proprio nessuna speranza.

  • 8 massimo davela
    2 Dicembre 2008 - 23:27

    A Sassari ci abbiamo messo un po’ a capire i retropensieri di Cugini il furbetto. A Cagliari - pensavo - sarebbe stato sgamato subito, da voi della capittalle adusi a tante furberie dai tempi del vicerre. E invece gli siete andati dietro alla sua competenza su nulla, incantati dalle chiacchiere molte, 150 parole sempre le stesse -, luoghi comuni a go go dei politicanti d’antan. Ora vi siete accorti e spero che lo manderete a quel paese o davvero gli fate fare l’assess.? Perchè candidato è il suo fido scudiero di Caltanissetta. Ma ve lo ricordate che aveva proposto sindaco di Olbia il braccio destro dell’Aga Kan?

  • 9 Serafina Pittalis
    4 Dicembre 2008 - 19:34

    Mi sorprende non poco la tua lettura dell’evento costituente, principalmente perché non mi risulta sia nato, come tu dici, ad opera esclusiva di una pattuglia di consiglieri regionali.
    Essi ci sono, è vero e ciò non lo considero un vulnus per il progetto politico in corso d’opera, mi preoccuperebbe invece l’assenza di questi.
    Al contrario mi sento legittimata a sostenere che il processo che ci sta conducendo alla costituente per la sinistra anche in Sardegna è frutto di una paziente costruzione, fatta di relazioni vere tra persone reali che si incontrano perché motivate ed accomunate dalla volontà di dare vita a quella sinistra senza se e senza ma….anche, pur consapevoli delle non poche difficoltà che comporta tale impresa.
    Siamo tutti noi quelle persone reali, che non si sono stancate di incontrarsi, di confrontarsi, di misurarsi ne di sottrarsi caparbiamente alla dialettica civile in quella piccola “postazione” di Pirri che ha resistito alla lacerazione interna del post-congresso DS con la mozione Mussi e via di seguito. Quei Giapponesi che hanno continuato ad incontrarsi nonostante tutto, inventandosi modi di autofinanziamento ruspante pur di esistere; gli umani infatti, caro Gianluca, hanno bisogno di spazi reali e non solo virtuali per costruire progetti da condividere; hanno bisogno di guardarsi negli occhi, di litigare, di compartecipare, di dissentire e poi raggiungere accordi e sintesi.
    La democrazia, quella orizzontale come tu dici o la democrazia tout-court come voglio chiamarla io, è un esercizio faticoso ma può esserci solo queste condizioni. A tale proposito sono testimone del fatto che dal nostro contesto non solo non è stato emarginato chi ha avuto il merito di fondare, insieme a tutti noi, SD a Cagliari, ma ci si è interrogati ed a lungo, sulle ragioni di un abbandono da parte di una componente così ricca di risorse preziose per il progetto comune. Le convocazioni ai numerosi incontri ed attivi non hanno mai ricevuto risposta, né verbale, ne fisica da parte di detta componente al contrario, qualcuno di quel gruppo fondativo ha esplicitamente richiesto, con aria da “gran dispitto” di non essere più contattato.
    Tengo ancora a sottolineare che nella nostra “isola dei giapponesi” non ci sono consiglieri regionali a dettare l’agenda del nostro pensare, fare e procedere… ma compagni dotati di sufficiente autonomia e libertà di pensiero, ben consapevoli di dover regolare qualche pulsione ed edonistica autoreferenzialità se si vogliono raggiungere risultati di convivenza collaborante, capaci di sporcarsi le mani, mettersi in gioco e a disposizione del progetto da condurre in porto.
    Pietro Maurandi? È il coordinatore eletto democraticamente dopo lo tsunami elettorale, in una fase ancora transitoria del processo politico in corso. Coordinatore regionale in attesa d’altro, come dimostrano gli eventi. È stato sempre con noi nelle occasioni di dibattito e con lui abbiamo costruito quel minimo di condizioni per poter rendere visibili ed elaborare la necessità di dar vita anche in Sardegna alla costituente della sinistra plurale. Perché citare dunque dati personali come l’età anagrafica, lo status di ex parlamentare come fossero parametri fondamentali d riferimento per una sua “deminutio”, piuttosto che il riconoscimento di quei tratti della persona come l’onestà e il prestigio, sia intellettuale che morale, nonché doti come l’intelligenza, la coerenza nel tempo, fatta di scelte di campo lineari e limpide. Perché mi chiedo noi sardi, anche quelli più giovani non riusciamo a dialetticizzare un nostro difetto di fondo, quello di non sapere valorizzare il nostro prodotto umano insieme all’affetto per i salumi formaggi e porchetti Doc ?
    Francamente davo per acquisiti, almeno nella nostra cultura politica di sinistra cosi detta “vera” i pri come paradigmi seri di valutazione meritocratica per la militanza politica in particolare. Mi viene spontaneo chiedere, a chi guarda con occhiali diversi dai miei ciò che accade intorno a noi “pacatamente e serenamente” si intende, come direbbe “l’Obama di noantri, a quale concorso di anime belle si deve partecipare e quali i requisiti per meritare il diritto di cittadinanza nella corte dei “sinistrati ma non scemi”… L’età anagrafica? E quale il limite di età o il titolo di studio? Il colore degli occhi (spero non della pelle) o quant’altro? Non dovremmo piuttosto cominciare a spogliarci di qualche pesante orpello narcisistico e metterci finalmente al lavoro non facile che ci attende?
    Potremmo cosi riscoprire l’utilità di ciascuno di noi, sia di quelli più intelligenti nonché di qualche altro che forse ancora non è animato da quelle sane ambizioni in senso gramsciano, che tuttavia fanno parte di questa grande famiglia “d’erbe e d’animali” che è la società degli umani, comprendente anche il popolo della sinistra, che non vogliamo più viverla nel sogno né tantomeno come pura astrazione teorica. Le regole è vero devono essere riscritte e diverse dal passato, ma queste si possono costruire solo con quei soggetti, donne e uomini che siano prima di tutto esistenti nella realtà, e che oltre a scriverle, sappiano darsi i dispositivi per poterle anche rispettare.
    Ci riusciremo? Nulla è scritto come ha detto qualcuno, ma si deve almeno volere e si potrà raggiungere il porto se saremo capaci di salvarci, in navigazione, dagli scogli di una certa nostra aristocratica superbia.
    Sempre con stima ed affetto,
    Serafina Pittalis

  • 10 Gianluca Scroccu
    5 Dicembre 2008 - 02:13

    Cara Serafina,
    non è in discussione la presenza di consiglieri regionali in questo o quel processo politico (sorrido solo se penso che uno di loro, compagno dei Ds aderente alla mozione Angius, vedendomi in Consiglio Regionale durante lo svolgimento dell’ultimo congresso prima dello scioglimento mi disse: “Ah, tu voti la mozione Mussi? Ma allora sei un rivoluzionario?”). A parte il rivoluzionario, che chi mi conosce sa bene come non mi si addica, noto che lui e altri ora mi hanno scavalcato a sinistra, nonostante nei precedenti congressi, ad esempio dal 2000 al 2005, avessero sempre votato la mozione di maggioranza e non mi fossi mai accorto di una loro particolare sensibilità ai temi che oggi si portano avanti in questa costituente della sinistra e che proprio in quegli anni erano presenti nelle varie mozioni Bandoli, Mussi e Berlinguer….ma forse solo quelli che sono affetti da aristocratica superbia non cambiano mai idea!
    Non ho mai messo in dubbio la buona volontà di chi crede in quel che è accaduto sabato. Ma ritengo che non basti la foglia di fico rappresentata da Moni Ovadia per convincermi che tutto sia cambiato, che questo sia finalmente un nuovo inizio. Né ho mai sminuito il vostro impegno di Pirri. Anzi, dato che, pur avendo tanti difetti, sono una persona seria, non mi sono mai risparmiato quando c’era da partecipare alle iniziative o venire a sistemare e fare cene di autofinanziamento: del resto erano abitudini che mi hanno insegnato compagne e compagni della mia vecchia e cara Rinascita. Potrei fare il nome di molti che parlavano durante gli attivi e poi, quando bisognava andare dai compagni della provincia (dove c’erano, solo per fare quattro esempi, compagni e compagne davvero in gamba per impegno e generosità come ad Assemini, Dolianova, Donori e Sinnai), improvvisamente sparivano (vogliamo parlare della campagna elettorale, quando accompagnavo Manuela e Federica insieme a pochi altri?).
    Ma non voglio passare per “l’intellettuale che è preparato ma sa solo dividere” come mi definiva graziosamente qualcuno (o forse era, parlando in maniera argomentativa e non descrittiva, qualcuna) in “graziose” telefonate denigratorie nei miei confronti dove, ad esempio, si poteva sostenere, con evidente tatto femminista e paritario, che scrivevo i discorsi a mia sorella per la campagna elettorale. Ma sono inezie che in fin dei conti riguardano solo me. Ben più grave, e politicamente inaccettabile, il trattamento che praticamente in ogni attivo è stato riservato ad una compagna che si era assunta l’onere di coordinarci e che, nonostante fosse reduce da problemi di salute seri, si era portata sulle spalle per settimane carichi di lavoro pesantissimi con grande senso di responsabilità, e questo anche in campagna elettorale.
    Che a Pirri ci siano consiglieri regionali che dettano la linea non l’ho mai scritto nell’intervento. Ho parlato di problemi generali, specie quando mi riferisco ad una politica in cui “l’imprenditore, il banchiere, ma anche il consigliere regionale di turno spesso prende venti volte di più del reddito del povero militante. Chi fa l’assessore, il consigliere o il deputato può decidere, in questi movimenti o simil partiti senza regole e con statuti perennemente provvisori, quali iniziative fare, se affittare o meno una sede sino ad arrivare alle aberrazioni del tesseramento gestito senza regole”. Questi problemi di “asimmetria” delle risorse penalizzano la democrazia di un movimento o di un partito, o no?
    Spiegami poi dove ho nominato direttamente Pietro Maurandi: la nota che accompagna il mio intervento non è farina del mio sacco, e infatti è in corsivo ed è scritta in uno stile chiaramente diverso dal mio. Peraltro lui sa cosa pensavo della famosa conferenza programmatica del febbraio 2008: quali eventi ha generato? Cosa ha prodotto? Dove sono gli atti? Quali gruppi di lavoro ha creato? Lì io, e altri, avevamo capito che gli spazi si stavano chiudendo e riteniamo di aver avuto ragione. E non ritengo sia una mancanza di rispetto scrivere che trovo strano che ora si chiedano le primarie di coalizione a Soru quando, ad esempio, non ci fecero in SD Cagliari prima delle elezioni politiche per decidere i nomi di SD nella lista: so bene che gli eventi, sul piano delle proporzioni non erano gli stessi, ma è il metodo che conta. E’ una mia opinione, che il coordinatore di SD può legittimamente condividere o no (anche perché quello che penso io conta zero). E qui mi fermo, avendo “esondato” con il mio post che chiude definitivamente ogni mia riflessione su vicende politiche personali.
    Con stima e affetto
    Gianluca

  • 11 Tore Melis
    5 Dicembre 2008 - 12:31

    Nei miei precedenti post ho evidentemente usato un po’ di ironia. Nessuno se ne abbia a male, non era certo mia intenzione sminuire l’impegno e la buona fede di tanti compagni e compagne (come te Serafina) che ogni giorno dedicano tempo e passione per la costruzione di quel mondo migliore auspicato. E anzi colgo l’occasione per esprimerti tutta la mia stima. Dovremmo però fare uno sforzo supplementare, vale a dire, tentare di osservare la “fenomenologia” politica sarda, e soprattutto di quella “di sinistra”, in veste di terzi attori. Immediatamente ci si renderebbe conto del grave scollegamento fra società reale e attività politica, che spesso sconfina in incontri da club. Più o meno le solite 20/30 persone che fra di loro fanno il solito giro d’interventi per spiegare cosa bisognerebbe fare per la Sardegna, poi però tutto finisce là. Perché non facciamo un esperimento (utilizzatissimo nelle analisi ex ante, propedeutiche alla pianificazione del marketing commerciale), andiamo in giro, nei luoghi di lavoro, nel mondo del lavoro autonomo, fra i pescatori, fra gli agricoltori, fra i disoccupati e poniamo una semplice domanda: “Cosa pensi del progetto di società Sarda proposto dalla Sinistra Sarda appena costituita”? Alla fine, quando avremmo le risposte di almeno 1000 intervistati, (risposta che penso di conoscere), sarà molto più facile capire il mio ragionamento. Forse sarò un antipatico, ma ribadisco che un processo costituente politico, è tutto fuorché l’accordo d’interesse (elettorale). E questa mia convinzione, mi sembra trovi accoglimento in un bel intervento di Fulvia Bandoli pubblicato qualche giorno fa sul sito di SD, che appunto poneva sull’avviso tutti coloro che vedono nel 13 dicembre il nuovo grande traguardo. Se ci badate bene, dal 5 maggio 2007 in poi, quante fasi costituenti abbiamo vissuto? ) Arcobaleno, assemblea costituente, sinistra unita, e ora una sinistra per…) Forse manca qualcosa. O no?

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