La Grecia e le prospettive della democrazia in Europa

18 Marzo 2015
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Vittorio Bona

Il caso del debito greco può essere esaminato sotto punti di vista differenti. Dal punto di vista macroeconomico, l’insostenibilità del debito, già paventata prima delle sedicenti misure di salvataggio finanziario della Grecia, è apparsa nettamente confermata dopo la “cura” economica dissennata imposta dalla “troika” (FMI, BCE, UE). Il fatto che l’economia greca sia ulteriormente peggiorata trova concorde un vasto arco di analisti, siano essi di destra o di sinistra.
In due splendidi editoriali pubblicati dal New York Times a ridosso dell’apertura dei negoziati intrapresi dalla Grecia in seno all’Euro Gruppo, Paul Krugman ha mostrato in modo ineccepibile  che il danno misurato in termini di PIL subito dall’economia greca nel periodo compreso tra il 2007 e il 2014 è paragonabile alle devastazioni subite dall’economia della Germania in un periodo di uguale durata tra il 1913 e il 1920, in conseguenza della Grande Guerra.
Tuttavia, quando dal piano dell’analisi si passa a quello delle decisioni politiche, le differenze che sembravano scomparse si ripresentano sotto una nuova veste. Il discrimine tra la destra e la sinistra si presenta nel costume paludato delle responsabilità, o per meglio dire, a chi vada intestato il conto. Da una parte si sostiene che la Grecia si è creata da sé i propri guai per cui deve restituire quanto ottenuto in prestito; dall’altra parte, si risponde chiamando in causa innanzitutto il ruolo a dir poco disinvolto che hanno avuto i compiacenti prestatori che hanno dato un forte aiuto nel sospingere la Grecia nel marasma finanziario in cui è precipitata.
Il caso della Grecia ci mette sotto gli occhi gli effetti devastanti che possono derivare quando un problema ereditato dal passato e mai risolto da forze politiche di destra e di sinistra, viene ad imbattersi con una delle situazioni più tipiche del nostro tempo, come quella della globalizzazione finanziaria. In queste situazioni assume un peso deciso il problema delle asimmetrie d’informazione tra banche, governo e cittadini.
La vulnerabilità dei contratti per via di asimmetrie informative tra i contraenti o in ragione dei costi proibitivi derivanti dalla stipulazione di un contratto cosiddetto completo è stata studiata dalla teoria economica con riferimento prevalente al settore privato di mercato. Ma – anche dal punto di vista del senso comune – cosa si potrebbe dire di un principale che conferisse un mandato ad un agente per contrarre un prestito senza porgli alcun vincolo in merito all’importo, all’interesse, alle scadenze e, ancora peggio, senza porre alcun limite alle garanzie da offrire al creditore?
Se dall’ambito privato ci spostiamo alle istituzioni della democrazia classica, ci si accorge quali e quanto preoccupanti sono le analogie col richiamato contratto d’agenzia. Anche in questo caso vi è un principale, il popolo sovrano, che elegge i suoi rappresentanti, legittimandoli ad operare in suo nome senza alcun vincolo di mandato. Nel caso della Grecia, la cosa più stupefacente è che gli agenti per conto degli Stati riuniti in seno all’Eurogruppo siano così convinti di poter costringere in forza del diritto il governo greco ad infierire contro il suo principale, cioè il suo popolo, portando avanti quei provvedimenti che contro ogni principio umano lo hanno già stremato ed affamato.
Fortunatamente a differenza della democrazia di tipo classico, per le moderne democrazie gli standard di comportamento per coloro che pro-tempore esercitano i poteri di governo oggi trovano un riferimento impegnativo nel diritto internazionale positivo che ha preso corpo nei trattati sottoscritti dagli Stati, a partire dalla Carta dei diritti universali che è stata parte integrante del processo costitutivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Questa codificazione ispirata ai principi di buon governo e di pace è transitata anche a livello Europeo nei trattati ratificati dagli Stati allo scopo di costituire un contrappeso democratico alla concentrazione del potere decisionale delle istituzioni pubbliche. Il Consiglio d’Europa con la giurisdizione della Corte Europea dei diritti umani vigila sul rispetto dei trattati, ed è aperta alle istanze provenienti dagli Stati membri, da singoli individui e da organizzazione non governative.
Gli impegni assunti non impediscono la stipulazione di successivi accordi internazionali come quelli intervenuti successivamente con i vari trattati comunitari europei, dal Mercato comune all’Unificazione europea, compresi i trattati istitutivi e regolatori della moneta unica, che sono alla base del contenzioso con la Grecia. La validità di tali trattati europei è però soggetta alla condizione che le clausole da essi stabilite con le relative modalità di esecuzione siano migliorative o comunque non peggiorative nella tutela dei diritti universali, civili, politici e sociali a cui gli stessi Stati contraenti si erano già impegnati.
Le vicende del debito greco e la brutalità dei metodi utilizzati per tentare di ottenerne la restituzione ci consegnano un insegnamento che sta a noi mettere a frutto. Da sola, come si visto, la legalità formale non è sufficiente a garantire gli standard di democrazia a cui i governi degli Stati si sono vincolati fin dal secondo dopoguerra. Tuttavia quegli stessi trattati le cui clausole hanno consentito di ricostruire in Europa i circuiti democratici devastati dalla seconda grande guerra, alla luce delle vicende greche possono nondimeno suggerire l’esigenza dell’unità di un ampio arco di forze disposte a collaborare per promuovere sulle basi di un diritto positivo internazionalmente condiviso l’avvio di un nuovo ciclo vitale per la democrazia. Sempre che quei principi fondativi siano mantenuti costantemente vivi e attuali anche attraverso il giudizio delle Corti interpellate da cittadini e istituzioni, come ad esempio il governo greco, per contrastare ingiustizie antiche o emergenti.
Concludendo, sarebbe opportuna la progettazione e l’attivazione un Forum-Osservatorio permanente che raccolga e distribuisca la documentazione indispensabile non soltanto per comprendere le origini e gli sviluppi del caso della Grecia. Ma sopratutto per mobilitare in modo costruttivo la pubblica opinione e l’iniziativa dei cittadini a favore della Grecia nell’ottica di un chiaro e ben motivato disegno di rilancio della moderna democrazia in Europa, finalmente rispettosa dei diritti umani universali, individuali e sociali.

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