I voltagabbana sono contro la Costituzione

18 Febbraio 2016
2 Commenti


Mario Sciolla

Da molte parti si stigmatizza il fenomeno dei voltagabbana, ma - qualcuno chiede - non è l’articolo 67 della Costituzione a consentirlo?  “Ogni membro del Parlamento  - recita l’articolo - rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Vediamo la questione.
Finita la dittatura fascista, la concezione del parlamento repubblicano nella mente dei costituenti seguì fondamentalmente due linee guida:
1) salvaguardare l’autonomia dei parlamentari da padroni e capibastone;
2) responsabilizzare i parlamentari prima di tutto davanti al proprio elettorato, ancor prima che avanti ai dirigenti di partito o di gruppo parlamentare (in caso di dissenso, a conclusione del andato, l’elettorato avrebbe rinnovato o negato la fiducia rispetto all’operato svolto in parlamento).
Questo era il quadro, allora. Oggi la situazione politica è di tale degrado che la cosiddetta  “indipendenza del parlamentare” è pretesto per le peggiori sconcezze della vita politica. Da far rivoltare nella tomba diversi dei costituenti di allora.  Cito solo il caso che mi suscita più ribrezzo (gli altri ciascuno li può individuare facilmente): Gennaro Migliore, già capogruppo di SEL alla Camera, poi passato al PD e, attualmente, sottosegretario. Lo spudorato e “sinistro” esponente al servizio del fiorentino non solo ha cambiato schieramento politico, ma ha persino la faccia da … schiaffi di andare quasi quotidianamente in TV per difendere Renzi persino contro le proposte che lui faceva meno di un anno fa.
Ma esistono percorsi diversi e da osservare con rispetto. Per esempio, nella sinistra italiana degli ultimi decenni si è avuto, oltre all’incertezza e alla scarsa incisività, anche un intento di trovare nuove strade possibili. Dopo la caduta del muro di Berlino, non mi scandalizzo di fronte a percorsi di chi, partito dal PCI, si sia ritrovato successivamente in Rifondazione Comunista, nel Partito dei Comunisti Italiani, in SEL e, oggi, in “Sinistra Italiana”. Sono percorsi comunque riconducibili a un orientamento il cui filo rosso è facilmente individuabile.
La discriminante fondamentale è, appunto, la coerenza ideologica e – soprattutto – il non accettare passaggi individuali da schieramento di opposizione a schieramento governativo. Qui in Sardegna noi abbiamo avuto una figura leggendaria di antifascista – Emilio Lussu – che con percorso sempre coerente, partendo dal Partito Sardo d’Azione, aderì successivamente a Giustizia e Libertà, Partito d’Azione, PSI. Riconoscendone la ferrea coerenza del percorso politico, quando nel 1947 giunse al PSI, Pietro Nenni gli consegnò la tessera del PSI del 1919!
Insomma, se, individualmente, un esponente ritiene di non riconoscersi più nella linea politica del proprio partito o gruppo, il distacco dovrebbe seguire due linee di fondo imprescindibili:
1) il richiamo chiaro ed esplicito alla fase originaria da cui sono scaturite candidatura ed elezione (programma e collocazione di fondo: maggioranza / opposizione).
2) consultazione “non fasulla”, ma chiara e reale del proprio elettorato in seno al proprio collegio elettorale.
Mi torna di nuovo in mente Gennaro Migliore, come esempio di opportunismo che elude, appunto, queste direttrici d’azione.
Ma vorrei tornare ad argomenti di maggior respiro. Intanto oggi non stiamo assistendo solo alla vergogna dei cambi di casacca. Lo svilimento del parlamento è iniziato già quando si è confuso il ruolo dell’aula con quello della piazza e della gazzarra. A mia memoria, i primi a introdurre questo costume furono quelli della Lega, oggi n questo il M5S è forse il maggiore responsabile.
L’altro spunto di riflessione riguarda il prossimo referendum d’autunno sulla riforma costituzionale. Il futuro assetto parlamentare voluto da Renzi (cambio della Costituzione e nuova legge elettorale, che dal “porcellum” ci ha portato a un “porconum”) è fatto su misura per chi voglia tenere il governo e condizionare ferreamente il parlamento. Un tempo i disegni autoritari si realizzavano con dittature. Oggi si perseguono con metodologie più affinate, argomentate … tanto bene argomentate che si dice di voler cambiare il sistema per il bene del paese e con il consenso popolare. Ecco perché a ottobre andrò a votare al referendum per respingere la CONTRORIFORMA costituzionale.

2 commenti

  • 1 francesco Cocco
    18 Febbraio 2016 - 10:45

    Sono totalmente d’ accordo. Ma, Caro Mario, non dobbiamo limitarci al voto ad ottobre, dobbiamo mobilitarci, dobbiamo combattere nei prossimi mesi una battaglia perché il disegno autoritario del fiorentino venga respinto dagli italiani. Conosco la tua tensione ideale e non mi difficile pensare che ci ritroveremo nel comune impegno democratico.

  • 2 admin
    18 Febbraio 2016 - 14:14

    A Mario da Andrea

    Caro Mario,

    la tua analisi non fa una grinza in punto di fatto e in linea di diritto. Non sono d’accordo, invece, sul giudizio sul M5S. Pur con le diversità evidenti col ns. modo di far politica, mi pare che ripropongano molti dei nostri temi: la questione morale, la autoriduzione dell’indennità di carica, la rinuncia al finanziamento pubblico (che, in realtà, il PCI non ha mai fatto), la difesa strenua della Costituzione. Anche la loro lotta contro i voltagabbana, pur nell’opinabilità delle soluzioni proposte, mi sembra meritoria. Insomma, penso abbiano fatto abbastanza per meritare rispetto (e, credo, anche il voto). Dire che disonorano il Parlamento mi pare ingeneroso e, tutto sommato, non rispondente alla loro reale condotta.

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