Unioni civili e dintorni: che rivoltante balletto!

19 Febbraio 2016
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Andrea Pubusa 

Che la Cirinna’ voglia abbadonare la politica non per le contraddizioni vere del proprio partito, il PD, ma per quelle supposte del M5S, è un segno dei tempi. La Cirinnà sta in una coalizione incapace di votare qualsiasi legge seria per i contrasti insanabili che l’attraversano e, di più e peggio, vive in una partito incapace di decidere su questioni che abbiano un qualche aspetto etico per l’innaturale connubio fra forze di ispirazione non solo diversa, ma opposta. E che fa? Ovvio cerca le responabilità fuori di sé. Ovvio nei 5 Stelle. E così si è levato un coro unanime: tutta colpa dei senatori a 5Stelle. Parigi vale una messa. Ingoiare il «canguro» del Pd era doveroso per i grillini, per salvare la legge.
In realtà è una cortina fumogena, quella del PD, per nascondere l’ennesimo disastro politico-parlamentare. Per chi non lo sapesse il “canguro” è un artifizio volto a far approvare un testo di legge senza disussione. Se diventasse prassi consolidata e accettata sarebbe un altro colpo alle prerogative del Parlamento. Il M5S già in altre occasioni ha fermamente contrastato questo marchingegno. Perché avrebbe dovuto accettarlo ora?  Perché mai avrebbero dovuto digerire un boccone così indigesto quando tutto il gruppo, con poche eccezioni, è a favore delle unioni civili e delle adozioni?
Del resto tutta la pretestuosità dell’attacco ai pentastellati è risultata manifesta quando la Lega ha ritirato le migliaia di emendamenti ostruzionistici. A quel punto si poteva passare ai voti. Invece il capogruppo del Pd, Zanda, timoroso per gli esiti del voto, ha chiesto il rinvio.
La legge sulle unioni civili torna così in alto mare, se ne riparlerà la prossima settimana. Ma a tutti appare evidente che ancora una volta non se ne farà nulla. Festeggiano il rinvio i promotori del Family day nonché i fautori e i sostenitori dello slogan «affossiamo la Cirinnà, senza se e senza ma», molti presenti anche in seno al PD. Il nocciolo della questione è che nemmeno il partito di maggioranza vuole votare la legge così com’è. Renzi rimedia l’ennesima figuraccia. Il canguro, già usato per zittire il parlamento, in questa circostanza gli si è rivoltato contro. Ma non c’è tempo per piangere. Il vulcanico segretario-premier guarda già altrove, si consola con le nomine Rai appena sfornate.
Grazie alla recente disciplina da lui varata, il nuovo direttore generale, Campo Dall’Orto, ha scelto i futuri direttori di Rai1, Rai2, Rai3 e RaiSport, pescando fuori dall’azienda, manco a dirlo!, fra i fedelissimi. Il consiglio di amministrazione di viale Mazzini dovrà solo ratificare. Per respingerle o modificarle su 9 consiglieri 7 dovrebbero votare contro. Un po’ troppo in questi tempi di allineamento.
Morale della favola: Renzi predica le riforme che non fa e incrementa l’area del proprio potere.
 

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