Elezioni siciliane: alcune riflessioni a caldo

7 Novembre 2017
2 Commenti


Andrea Pubusa

Cosa ci dicono, a caldo, le elezioni siciliane?
Anzitutto ch’esse sono l’onda lunga del terremoto del 4 dicembre 2016. Molti, anche nei Comitati per il NO, hanno manifestato delusione per la poca considerazione della vittoria referendaria dello scorso dicembre. E invece gli effetti ci sono stati e profondi. Intanto già l’aver salvato la Costituzione del ‘48 è una conseguenza di grandissimo rilievo, anche perché abbiamo condotto una battaglia impari contro un nemico pericoloso. Berlusconi nel 2006 era il nostro avversario, Renzi si presentava come leader di forza democratica e di sinistra, il PD. Abbiamo disarcionato il massimo autore di quella inizitiva scellerata, Matteo Renzi, che le destre interne e internazionali avevano scelto come ariete per abbattere la nostra Carta in favore di un ordinamento oligarchico e gerarchizzato.
Secondariamente, origina dal quella nostra vittoria la decisione di Bersani e dei suoi di lasciare il PD a rompere gli indugi e a schierarsi per un nuovo inzio della sinistra riformista. Cosa sarebbe accaduto se Renzi avesse vinto? Non ci sarebbe stato argine ad ogni forma di arroganza e di autocratismo. Questa deriva è stata fermata con un largo voto popolare. Oggi il processo di superamento del renzismo giunge a compimento col definitivo affossamento del trombettiere di Rignano, colpito mortalmente un anno fa e in fase di sepoltura in queste ore.
In terzo luogo, il M5S diventa l’unico ancoraggio credibile contro le destre. Quando Di Maio non accetta il confronto televisivo con Renzi dice una cosa vera: il segretario PD non è più l’antagonista del candidato pentastellato, ma lo è il leader del centro destra, Berlusconi. Se questo non è un terremoto, ditemi voi cos’è un sisma politico!
Se queste considerazioni affrettate sono, nelle linee generali, fondate, è chiaro che se si vuol battere Berlusconi bisogna votare alle prossime politiche il M5S, senza avere la puzza al naso. Il risultato di ieri sotto questo profilo è un’anticipazione di ciò che succederà la primavera prossima. Capisco le perplessità e i distinguo di molti compagni e amici della sinistra, la loro estraneità culturale al modo di fare e a taluni contenuti dei pentastellati. Tuttavia, invito a riflettere sul fatto che questo esito straordinario nasce anzitutto dall’avere il M5S difeso strenuamente la Costituzione l’anno scorso e di essersi battuto nelle settimane passate in modo deciso contro il Rosatellum. Una prova sul campo della loro indiscutibile ispirazione democratica. Senza di loro, i nostri avversari avrebbero fatto strame della democrazia più di quanto già non abbiano fatto. Ci sono poi nel loro programma  altri contenuti, propri della sinistra fin dagli albori, il rigore etico, la lotta ai privilegi e per la moralità pubblica, la rinuncia al finanziamento pubblico, l’autoriduzione delle indennità parlamentari, la rotazione nei mandati e altro ancora. Proprio ieri, riflettendo sulla Rivoluzione sovietica, ho riletto le considerazioni di Marx e Lenin sulla Comune di Parigi e l’elemento che viene messo in risalto è il carattere elettivo e sempre revocabile degli organi e delle cariche pubbliche, la soppressione delle spese di rappresentanza e lo stipendio dei funzionari pari a quello di un normale operaio, ossia senza privilegi.  
Certo, si dirà che il M5S è formato da ingenui e da impreparati, ma è oggi l’unico argine alla vittoria delle destre e al ritorno di Berlusconi al governo. Una vera beffa, frutto del renzismo! E poi, a me così ingenui e impreparati non paiono, se in pochi anni sono diventati il maggior partito italiano e dal nulla concorrono ormai alla conquista del governo del Paese.
Direte, ma c’è MdP, Possibile, Campo Progressista, Sinistra italiana, Alleanza democratica, Rifondazione, Comunisti italiani, nuovo PCI e altri ancora. Ma scusate, troppi, che confusione! Mi gira la testa! Se, dicendo più o meno le stesse cose, questi partitini non si unificano, come possono pretendere di essere destinatari di un voto utile? Obietterete, ma invocare il voto utile non è un modo per coartare la libera volontà dell’elettore di sinistra? Sì, è così, ma - a conti fatti - la coartazione chi la impone? Chi - come me ee tanti altri - pensa che occorra un voto utile a battere Berlusconi, Salvini & C. o chi, anziché unirsi, mantiene la frammentazione della sinistra? Una sinistra così polverizzata crea confusione negli elettori, non è attraente, ingenera il sospetto che, più che alle masse, i dirigenti pensino a buscare un seggio e perpetuare se stessi. 
Morale della favola: viviamo l’onda lunga del 4 dicembre, l’esito siciliano lo conferma in modo emblematico e ci impone riflessioni e decisioni collettive e individuali straordinarie per arginare le destre vecchie e nuove. Per aprire una nuova fase della politica e della storia nazionale.

2 commenti

  • 1 Oggi lunedì 6 novembre 2017 | Aladin Pensiero
    6 Novembre 2017 - 23:25

    […] Andrea Pubusa su Democraziaoggi. ———————————————————————– —————————————————————————– SOCIETÀ E POLITICA » MAESTRI » GIUSEPPE DI VITTORIO Di Vittorio, L’ultimo discorso di GIUSEPPE DI VITTORIO conques online, 4 novembre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. Il 1948 è l’anno in cui comincia ad allargarsi la forbice tra salari e profitti. Lo segnala l’ultimo discorso del grande sindacalista «La mattina del 3 novembre 1957, poche ore prima di morire, Giuseppe Di Vittorio tiene questo discorso ai dirigenti e agli attivisti sindacali di Lecco». ————– SOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PROBLEMI » DEMOCRAZIA Le intercettazioni in cattedra di TOMASO MONTANARI la Repubblica, 4 novembre 2017, ripreso da eddyburg e da aladinews. Siamo uno dei paesi più corrotti del mondo, a partire dalla gestione delle carriere e degli ingressi all’Accademia. Bisogna perciò riconoscere che le intercettazioni che rivelano episodi di corruzione sono davvero «essenziali» ——————————–SardegnaCheFare?—————————————– L’insularità nello Statuto c’è già, in Sardegna manca la politica 6 Novembre 2017 […]

  • 2 aldo lobina
    7 Novembre 2017 - 10:00

    Per il PD non c’è speranza. Questo partito è votato (poco votato in verità) alla sconfitta nelle prossime elezioni politiche. E’ un partito isolato, che si ostina a farsi guidare da una classe dirigente sprovveduta e cortigiana di un trombettiere cui ha affidato le sorti del Paese. Ma il trombettiere suona uno s-partito con Verdini e Alfano senza conoscere i problemi veri del Paese. Ci saranno molte altre sconfitte e non potranno essere attribuite a Grasso, che se ne è andato e neanche a Bersani. Pretendere di essere il partito egemone della nazione con una torsione a destra ha procurato al PD una sorta di avvitamento cruciale per la sua stessa salute. La nuova legge elettorale permetterà al renzismo di sopravvivere per una schiera di nominati riconoscenti, ma la parabola del Partito Democratico si risolverà, consegnando ad altri i destini futuri dell’Italia. Il rottamatore sarà rottamato dagli elettori. E’ la sorte scontata di tutti gli arruffapopolo. Del renzismo non resterà niente. Solo macerie. E’ vero: la prossima competizione elettorale delle elezioni politiche vedrà il confronto più diretto tra Centro destra e Pentastellati. Davvero un bel risultato per il PD, che stupidamente ha seppellito la stagione dell’Ulivo per affidarsi ad un egocentrico fanfarone.

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