Caro Paolo, che il giustizialismo sia l’altra faccia del malaffarismo?

14 Febbraio 2018
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Da un po’ di tempo a questa parte Paolo Maninchedda dice cose poco meditate. Ieri ha scritto un torrenziale articolo su l’Unione sarda. Ce l’ha coi giustizialisti, che non si sa bene chi siano e dove siano, ma lui li vede dappertutto e li prende di mira con decisione, schierandosi dall’altra parte. E perché mai tanta  foga? Per dire che le Procure sbagliano spesso, e cita alcuni casi eclatanti di azioni penali finite con l’assoluzione piena. Beh, intanto, l’esito favorevole mostra che alfine la giustizia trionfa e che i giudici ascoltano le difese e non sono succubi dell’accusa. Qui semmai c’è la prova che il contraddittorio funziona e funziona il giudizio. Che il sistema complessivo è accettabile.
Ma non mi sottraggo alla contestazione di Paolo, che non è per nulla peregrina. Ci sono P.M. sconsiderati? Certo che sì! E P.M. che vanno “a teorema”! Certamente ancora sì. In fondo il teorema è il pre-giudizio, e cioé credere di sapere la verità subito, ex ante, prima, anziché cercarla faticosamente e raggiungerla alla fine delle indagini, condotte senza paraocchi. Quanti uomini ci sono nella vita comune, in politica, nelle università che credono di sapere tutto! Sono presuntuosi e sono sicuramente i più pericolosi, perché non verificano le loro ipotesi, le fanno scaturire astrattamente dal loro cervello senza misurarle con la realtà. Non dialogano, non recepiscono i semi di verità che nascono immancabilmente dal confronto. Non comprendono la realta’ che li circonda, travisano i fatti.
Chiedo a Paolo, che s’intende di cose antiche. Pensi che i giudici delle streghe credessero a tutte le accuse inverosimili rivolte a quelle povere donne: agli incontri e ai congiungimenti con Satana, al mettere sù coda caprina e altre simili diavolerie? Da ragazzo, nel leggere queste cose, pensavo che quei giudici fossero consapevoli delle loro acrobatiche invenzioni e fantasticherie, che fossero dei mascalzoni, in mala fede. Ora non più, ho aggiustato il tiro. Certo c’erano anche quelli, ma penso che, in linea di massima, quei magistrati fossero veramente convinti di trovarsi di fronte a fatti diabolici e, ahinoi!, spesso di averne raggiunto perfino la prova! Un processo simile, mutatis mutandis, avviene ancora oggi nella testa dell’inquirente che ragiona a teorema, ossia col pre-giudizio. Prima si forma il giudizio, e poi forza tutto ciò che percepisce o gli capita sotto mano per averne la riprova. A me, negli anni verdi, è capitato un alto magistrato, ormai passato a miglior vita (il Signore misericordioso lo perdoni!), che in una indagine a sfondo politico prese per buona la testimonianza, raccolta in carcere, di un miserabile che gli raccontò che la Cecoslovacchia stava per invadere l’Italia, passando per l’Austria! Eravamo nell’anno del Signore 1975, e la povera Cecoslovacchia era occupata dalle truppe sovietiche. Eppure quell’importante magistrato, ossessionato dalle Brigate rosse, ritenne la “rivelazione” credibile! Considerò quell’impostore teste attendibile! Poi ci pensò il tribunale a rimettere a posto le cose.
Morale della favola, caro Paolo, niente di nuovo sotto il sole! Ci sono istruttorie sconsiderate, magistrati imprudenti e irresponsabili, talvolta, come in ogni luogo, anche fessi (quanti ce ne sono anche da noi all’Università!). Di cosa ti sorprendi o per cosa t’incavoli? Quand’eri ragazzino anche tu come me pensavi che il legislatore fosse saggio e di alti sentimenti, ora vedi cosa ti trovi intorno!
Per fortuna, gli ordinamenti moderni e le Costituzioni democratiche hanno intorodotto degli anticorpi: l’indipendenza della magistratura, il giudice naturale, la terzietà del giudice, il contraddittorio in ogni fase e grado del giudizio. Che belle conquiste di civiltà! Sai cosa manca? La rapidità del processo e del giudizio. I tempi biblici delle procedure sono di per sè una condanna e una pena. E su questo bisognerebbe intervenire, sia sul piano legislativo e sopratutto organizzativo. Se ogni magistrato avesse un carico normale, le cose andrebbero meglio.
Nella tua filippica contro i PM e i giustizialisti manca però una delle componenti basilari del discorso: l’etica pubblica. Questa non segue le regole dei codici, ma quelle dell’opportunità, della correttezza, del rispetto delle istituzioni, della banale e normale onestà. Manca poi il senso delle istituzioni. Ricordi lo scandalo Profumo in Inghilterra? Forse no, perché eri bambino. Nei primi anni Sessanta, Profumo, sposato con l’attrice Valerie Hobson, era il Segretario di Stato per la Guerra nel Governo Macmillan. Nel luglio del 1961 Profumo incontrò, nel corso di un house party a Cliveden, residenza di Lord Astor nel Buckinghamshire, Christine Keeler. Come spesso accade in quelle circostanze, scoppiò la scintilla. La relazione durò solo poche settimane eppure la tresca finì sulla stampa,  scoppiò uno scandalo e il Ministro nientemeno si dimise.
Dopo quanto è successo  nel mondo e in Italia, quelle dimissioni fanno sorridere, ma sono anche un esempio di correttezza istituzionale. Se pensiamo che noi abbiamo B., definito dalla Corte di Cassazione “delinquente”, ancora in corsa per vincere le elezioni, dopo essere stato bandito dal Parlamento! Senza contare tutti i parlamentari e consiglieri regionali inquisiti e condannati. Basterebbe un pizzico dello “stile Profumo” e forse la stampa perderebbe l’interesse per le vicende di questi, spesso piccoli, personaggi. Scomparirebbero anche i giustizialisti, che non piacciono a Paolo, e spesso son quelli che dicono una cosa di buon senso: ci sono migliaia di persone capaci e specchiate in giro, che bisogno c’è di candidare inquisiti e condannati? D’altronde, spesso le vicende giudiziarie, hanno alla base comportamenti scorretti sul piano dell’etica pubblica. A prescindere dunque dai codici, dalle condanne o dalle assoluzione, questi personaggi andrebbero messi da parte, sono un danno per le istituzioni e per la società.
Paolo sembra ossessionato da qualcosa, sembra sentire intorno a sè una indebita pressione, che giustamente un politico onesto come lui non dovrebbe avere. Tuttavia, caro amico mio, dovresti considerare che anche noi poveri cittadini comuni abbiamo una pressione indebita di un ceto politico impastato di autoreferenzialita’, di opacità, malaffare, scorrettezza, interesse personale. Non ti pare che tutto questo alimenti il desiderio di pulizia, che talora si trasforma in giustizialismo? La richiesta di supplenza da parte dei giudici nasce da qui. Giustizialismo e malaffare diffuso sono due facce della stessa medaglia.
Paolo, tu sei colto, intelligente e riflessivo, hai gli strumenti per guardare la realtà a 360 gradi. Considerarne solo uno spicchio non consente neanche a te un giudizio completo ed equilibrato.

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