Intervista ad Antonello Murgia: quale futuro per l’Ospedale S. Giovanni di Dio?

27 Dicembre 2018
1 Commento


Antonello Murgia

Si discute molto in questi giorni della destinazione di un’Ospedale storico di Cagliari: il S. Giovanni di Dio. Ne parliamo con Antonello Murgia, impegnato su vari fronti, a partire dalla sanità, e, dato che è medico la sua opinione è particolarmente importante perché proviene da un esperto.

- Caro Antonello, in un articolo su questo blog del 9 giugno scorso riferivi come da oltre 20 anni si discuta della necessità di superare, in sanità, l’ospedalocentrismo potenziando la medicina del territorio. Ci sono novità su questa importante tematica?
- Sì e no: delle due componenti di questo processo una, il ridimensionamento degli ospedali, è andata avanti forse anche troppo, mentre l’altra, il potenziamento del filtro territoriale, arranca.

- Il comitato di quartiere di Stampace, preoccupato da tante voci circolanti, tra le quali quella di modifica totale della destinazione d’uso dell’Ospedale S. Giovanni di Dio, ha chiesto che tale presidio mantenesse la vocazione sanitaria. Che ne pensi?
- Ho già detto nell’articolo del 9 giugno quanto io sia d’accordo con tale richiesta e cosa farei per soddisfarla.

- C’è però un  problema: solamente il piano terra dello stabile ha l’abitabilità…
- Sì, è vero, ma per fare le cose più importanti può tranquillamente bastare…

- E allora perché non avviare il processo?
- Il Consigliere comunale del M5S Pino Calledda in data 29.11.18 ha presentato un OdG nel quale chiedeva al Sindaco ed alla Giunta comunale di Cagliari di “attivarsi presso la Regione Sardegna, l’Azienda per la Tutela della Salute (ATS), l’Azienda Ospedaliera Universitaria (AOU) e l’Università di Cagliari per il rilancio del San Giovanni di Dio in una nuova funzione nel campo socio-sanitario al servizio del territorio, come risposta della sanità pubblica alle necessità che emergono nella comunità cittadina e area metropolitana”.

- E il Il Sindaco che ha detto?
- Ha risposto che anche lui ritiene importante che il Presidio mantenga la destinazione d’uso sanitaria e che si era già attivato in tal senso. E in effetti, il 12 dicembre, presso il Municipio di via Roma, l’Amministrazione comunale, l’AOU, l’Università di Cagliari e l’ATS (per la quale era presente Luigi Minerba, responsabile dell’Area Socio-Sanitaria di Cagliari) hanno tenuto una conferenza stampa nella quale hanno comunicato che il S. Giovanni di Dio si apprestava a diventare un Presidio sanitario e socio-assistenziale, convertendosi in ospedale diurno ed accogliendo una guardia medica, il consultorio ora ospitato nella scuola Satta, il poliambulatorio di viale Trieste ed altri ambulatori, per dare risposta soprattutto alle richieste di assistenza dei malati cronici e anziani, in aumento in tutta l’area metropolitana, ma in particolare nel centro storico.

- Anche l’Unibersità mi pare sia intervenuta….
- Sì, è così. In una nota il Rettore dell’Università M. Del Zompo ha dichiarato (fonte “Vistanet”):”Vogliamo fare in modo che il San Giovanni continui ad essere una struttura sociosanitaria dell’AOU in collegamento con altre strutture altamente specializzate, come quelle del Casula, ma mantenendo il rapporto diretto con la città”.

- Dalle varie dichiarazioni sembra che anche gli altri soggetti istituzionali che hanno partecipato alla conferenza stampa siano d’accordo…
- Sì, la riconversione del Presidio avverrebbe all’interno dell’AOU. A questo punto sorge spontanea qualche domanda,,,

- Quali?
- Anzitutto, quale modello di sanità hanno in mente le nostre istituzioni? Quali esigenze intendono soddisfare?

- Come rispondere?
- La territorializzazione della salute richiede, per motivi evidenti anche ai profani, che cambi il punto di riferimento e non che rimanga lo stesso ampliando il suo ambito d’intervento.

- Deve mutare anche l’organizzazione…
- Sicuramente. Non può essere un’azienda ospedaliera, magari meritevolissima, a gestire ciò che è di competenza territoriale.

- C’è il problema finanziario…
- Non è solo una questione economica, anzi, è soprattutto una questione di qualità del servizio. I medici di medicina generale (MMG, o medici di famiglia, come continuiamo a chiamarli) giustamente paventano il rischio di loro impiegatizzazione e rivendicano un ruolo più adeguato alla loro professionalità e alle esigenze dei cittadini. E tutti gli esperti della materia indicano appunto nel MMG il punto di riferimento centr
ale nell’assistenza territoriale (e nell’infermiere professionale il punto di riferimento gestionale).

- C’è anche la questione dei posti letto…
- Certamente. Sia che parliamo di Casa della salute o di ospedale di comunità (o diurno), i posti letto devono stare sotto la direzione del MMG (o del pediatra di libera scelta, nel caso di minori di 14 anni) che utilizza la struttura per i casi che presentano dei problemi non così impegnativi da richiedere il ricovero in ospedale.

- E il Direttore del Distretto Socio-Sanitario che ruoli ha?
- A lui è demandata la responsabilità igienico-organizzativa e gestionale complessiva.

- Ma come si può conciliare questo con il mantenere il Presidio all’interno dell’AOU? Come si interfaccerebbero i MMG e il Direttore del Distretto con l’AOU? Non si rischia un grande pasticcio che paralizzerebbe l’attività per i conflitti di competenze fra AOU e ATS?
- A meno che non si intenda mantenere nel Presidio uno o più reparti di ricovero diurno gestito dall’AOU insieme ai servizi territoriali trasferiti lì e che continuerebbero ad essere gestiti dall’ATS con le modalità tenute finora; è evidente che questa soluzione non apporterebbe vantaggi di tipo economico (i reparti comporterebbero costi maggiori) o gestionale (la territorializzazione, lo spostamento del baricentro della sanità verso i luoghi di vita del cittadino, non avverrebbe).

- Si può obiettare che l’ospedale è di proprietà dell’AOU, che ha diritto a farne ciò che ritiene più opportuno…
-
 Beh, è di proprietà dell’AOU cui venne conferita dalla ASL 8 giustamente, perché i Reparti che vi operavano erano quasi tutti universitari. Allo stesso modo è possibile e giusto, oggi, compiere il percorso inverso e riconferire alla ASL (oggi ATS) una struttura che sta estinguendo la presenza universitaria.

- A che pro?
- Se ne gioverebbe il servizio ai cittadini, se ne gioverebbero i conti economici e se ne gioverebbero, io credo, anche le istituzioni ed in particolare l’Università, che allontanerebbe il sospetto d’essere protagonista di un’operazione di potere dannosa per la città metropolitana ed i suoi abitanti.

1 commento

Lascia un commento