25 aprile. Grande successo popolare. Che fare ora?

29 Aprile 2019
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Andrea Pubusa

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Del successo di questo 25 aprile sono prova le grandi manifestazioni in tutta  Italia. E’ stata anche sottolineata la scornata di Salvini e della Lega, che pensavano ad una mossa intelligente con la storia del derby fra rossi e neri e invece hanno fatto un clamoroso autogol. Chi va contro la Resistena e la Costituzione, quando si arriva al dunque, ne esce malconcio. Chi tocca muore, può ben dirsi. Craxi, B. e Renzi docent. Tutti costoro hanno avuto una fase ascendente apparentemente irresistibile, si son montati la testa, hanno pensato di passare alla posterità cambiando la Legge fondamentale e, proprio da quel momento hanno visto la fortuna voltar loro le spalle. E Salvini a che punto è? Salvini ha raggiunto l’apice, ma già si intravede il declino? Questi i fatti. Parla troppo, dice molti spropositi, ha un seguito di persone di basso profilo. Inizia a stancare. Chi lo vede in TV inizia a cambiar canale, come si iniziò a fare con Renzi. Non andrà molto in là. Chi ne amplia le gesta e la pericolosità per il quadro democratico, lo fa con l’intento non tanto di isolare la Lega, ma di colpire i 5 Stelle. Di qui l’enfasi del PD sull’antifascismo, al pari dei suoi satelliti. Ma i fatti son più testardi delle ricostruzioni strumentali e alla fine la spuntano.
Valga il vero. Negli ultimi 15 anni abbiamo avuto due attacchi organici alla Carta, nata dalla Resistenza, uno di Berlusconi nel 2006, l’altro di Renzi nel 2916. Entrambi sono stati fondati sul preteso superamento della Resistenza quale movimento, di lotta e ideale, fondante della nostra democrazia repubblicana. Entrambi ne hanno denunciato il carattere antiquato e inattuale. Nel mezzo ci sono stati tanti altri attacchi, per esempio le leggi elettorali, nazionali e regionali, anticostituzionali, le discipline mosse da umori autocratici, come la legge statutaria di Soru del 2008. Perché ricordare questi fatti? Per rimettere ognuno al suo posto. Per stabilire con serietà su quali forze puntare per creare un fronte di alternativa democratica. La destra e il PD hanno attaccato la Costituzione allo stesso modo, con revisioni parvasive, stravolgenti. E il PD, non solo per bocca di Renzi, ma anche, recentemente, di Zingaretti, continua a imputare le difficoltà istituzionali del paese alla bocciatura della schiforma del trombettiere di Rignano. Si occulta la difesa strenua della Carta ad opera dei pentastellati, che in Parlamentonel 2005/6 hanno svolto una dura azione di contrasto, insieme ad una vasta mobilitazione nel paese in parallelo al Comitato per il NO e all’ANPI. Chi può dimenticare il tour estivo di Di Battista nelle spiagge italiane? In quel frangente, ha mantenuto una posizione ambigua perfino la CGIL, frenata dai dirigenti pidini.
Questi sono i fatti ed è risibile parlare oggi da parte del PD di attacco alla Costituzione con la legge sulla legittima difesa, vedendo il fuscello altrui e non la trave propria. Certo, anche i singoli provvedimenti di dubbia costituzionalità (legittima difesa, decreto sicurezza) vanno puntigliosamente stigmatizzati e combattuti, ma non vedere la parzialità di questi attacchi rispetto all’organicità di quegli altri è sbagliato, strumentale e inaccettabile. Non aiuta ad andare avanti. Le singole leggi, del resto, cadranno presto sotto la scure della Consulta, visto che il Presidente promulga senza rinvio.
Certo, rimane la responsabilità del M5S per questa alleanza con la Lega. Ma è ben noto ch’essa segue a una indisponibilita’ del Pd, che nasce da ragioni negative profonde, non solo per deteriori tatticismi. E’ la questione costituzionale e quella morale in fondo a bloccare l’evoluzione della politica nazionale. Ed anche quella sociale. Fintanto che il PD non ripudierà in modo esplicito e ragionato il liberismo, la porcata di Renzi e non farà i conti rigorosamente con la questione morale, non sarà coalizzabile col M5S e con una ampia parte dell’Italia coerentemente democratica e di sinistra. Il centrosinistra dice d’essere lo schieramento di garanzia democratica? Bene, abbandoni l’infatuazione neoliberista anche sul terreno istituzionale, torni, senza se e senza ma, pienamente ed espressamente nell’alveo costituzionale e resistenziale. E sull’etica pubblica, rispolveri quel capoverso dell’art. 54 Cost., che ai protagonisti della vita pubblica richiede con rigore “onore e disciplina“, ossia impegno orgoglioso a lavorare per l’interesse pubblico insieme ad una osservanza millimetrica delle regole giuridiche e di correttezza. Questo, per chi lo ha dimenticato o non lo sa, è il pane quotidiano della sinistra, quella vera. La diversità, di cui andavano fieri i comunisti fino alla stagione di Berlinguer. Finisca, dunque, il centrosinistra su questi punti dirimenti di fare solo parole. Occorre la prova dei fatti. Hic Rhodus, hic salta. Tutto l’altro poi è discutibile, negoziabile o contrattabile, come si dice oggi.

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