Il Cavaliere mette il cappello anche sul 25 aprile. E noi che facciamo?

24 Aprile 2009
1 Commento


A.P. 

Che il premier voglia essere presente alle celebrazioni del 25 aprile, è un fatto di per sé positivo. E’ la  festa della liberazione dell’Italia dal nazifascimo,  cioè il fatto storico fondativo della nostra Carta Costituzionale e della democrazia repubblicana. Eppure l’annuncio di Berlusconi continua a far discutere maggioranza ed opposizione.
Il Pd, per bocca di Fraceschini, dice giustamente ”meglio tardi che mai”. Ragionevole anche il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro: “E’ una ricorrenza che ormai fa parte del patrimonio comune di tutti gli italiani: mi sembra normale che il presidente del Consiglio voglia celebrarlo, mi sembrerebbe anormale il contrario”.
Francamente incomprensibili gli umori della sinistra che coglie l’occasione per puntare il dito contro il leader del Pd, Franceschini, ‘colpevole’, secondo il Pdci, di aver fatto da sponda allo stesso Cavaliere che “ancora una volta usera’ l’assist offerto per insultare la Resistenza e la Costituzione”.  Dello stesso tenore il fondo de “Il Manifesto” di ieri che accusa il segretario PD per il regalo fatto a Berlusconi. Mentre Paolo Cento dei Verdi intima perentorio: ”Il governo resti a casa, non partecipi in modo ipocrita alle manifestazioni per la Liberazione”. Il presidente del Consiglio è più da “22 ottobre 1922 (data della marcia su Roma) che da 25 aprile”, osserva Jacopo Venier, della segreteria dei Comunisti Italiani, che aggiunge: “Nel Dna del premier non ha mai albergato l’antifascismo”.
Queste reazioni, a ben vedere, nonostante il tono forte, nascondono una debolezza ed una paura. Berlusconi finora non ha partecipato alle celebrazioni del 25 aprile; anzi ha svalutato la ricorrenza, oggi invece - come dice Il Manifesto - vuole occuparla. Perché? Perché, da vecchio volpone qual’è, capiva che la Liberazione era espressione di una storia altrui, non della sua parte; sapeva che su di essa lo schieramento del centrosinistra aveva una sua egemonia culturale. Enfatizzarla avrebbe portato acqua al mulino dei suoi avversari. Oggi, invece, Berlusconi cambia linea, afferma di voler esserci, di non voler “lasciare il 25 aprile alla sinistra”. Cosa vuol dire? E’ il segno che si sente tanto sicuro di avere in pugno il Paese, da ritenere di poter mettere le mani anche su questo atto fondativo, mutandone il senso e facendone un evento neutro o addirittura omogeneo al proprio patrimonio politico. Insomma, per farla breve, sbaragliati sul campo gli avversari, annichilita la sinistra, perché aver paura di questa ricorrenza? Non è meglio appropriarsene, non avendo essa più legittimi titolari in grado di affermarne credibilmente la paternità storica?
Ed in effetti PDCI, PRC, SD, Verdi ecc. - con tutto il rispetto -  non sono ormai altro che la triste caricatura delle forze storiche della sinistra. Non hanno la consistenza politica, culturale e sociale per  proporsi come eredi del grande patrimonio evocato dal 25 aprile. Anche il PD, con le tante abiure dei suoi dirigenti e con la sua ormai strutturale debolezza, è un soggetto poco robusto per reggere sulle sue spalle una tale eredità. Ed allora il 25 aprile rischia d’essere una res nullius, e, com’è noto, la cosa di nessuno può essere fatta propria da chiunque abbia la forza di impadronirsene. La si occupa. E il far ciò non è  neppure agire da “predatori”; piuttosto, con l’appropriazione,  si diviene legittimi proprietari.  Del resto, da sempre i vincitori, quando non distruggono i templi altrui, li adattano ai propri riti. Lo ha ben capito Napolitano che da Torino chiede al Cavaliere almeno rispetto e discrezione.
Hanno ragione dunque PdCI, Verdi & C. a temere la mossa del premier. Ch’egli voglia mettere il cappello sul 25 aprile ormai è sicuro; ch’egli lo voglia stravolgere, piegandolo alla sua visione, è altrettano pacifico; che tutto ciò  sia un pericolo è certo. Però non è un regalo di chicchessia, tantomeno del segretario PD; è un’occupazione di chi si sente vincitore. Ma se è così, non difendiamo la Resistenza, il 25 aprile, la Liberazione attaccando Berlusconi per la sua partecipazione o Franceschini per il suo invito. L’unica reale arma nelle nostre mani sta nel ricreare una forte componente di sinistra, radicata nel mondo del lavoro e nella società.  Una forza politica che riaggreghi e dia consapevolezza e voce a quelle moltitudini ormai egemonizzate dalla destra. Ma per far questo bisogna non sperare nel leader provvidenziale, ma tornare al duro lavoro politico nel sociale, E anzitutto occorre ritrovare il gusto dell’unità in luogo del desiderio di dissoluzione, che oggi ci pervade tutti. Le altre sono solo parole al vento, dettate dalla impotenza e dalla disperazione.

1 commento

  • 1 andrea
    24 Aprile 2009 - 18:22

    Intanto, Buon 25 Aprile a tutti voi.

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