Il covid mostra che abbiamo preso il libero arbitrio di fronte al consumismo, scambiato per libertà

29 Dicembre 2020
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Andrea Pubusa

Un senso dovrà pur avercelo questo battage pubblicitario sul vaccino anticovid! Che formidabile simbolismo! L’arrivo coi camion scortati dai militari non ricorda il tanto atteso “Arrivano i nostri!” col passo di carica. La notizia che ci ridà vita e speranza quando ormai il peggio ci sommerge. E non si può dire che 70 mila morti non sia un fatto eccezionale. Non una guerra, ma una guerriglia sì, come si conviene ad un nemico invisibile che attacca, sembra ritirarsi e poi ricompare, all’improvviso, più aggressivo di prima. E non è poco lo scompiglio nelle strutture sanitarie e nella vita sociale ed economica. Anzi si tratta di una involuzione difficilmente immaginabile prima. E ciò che è peggio è che non se ne vede la fine. Quanto ci vorrà per rimettere in piedi un’economia devastata? Si potraà fare senza una seria patrimoniale? Le risorse pioveranno come manna dal cielo d’Europa? Senza restituzioni? Senza costi? E la perdita di socialità, sarà ricomposta come d’incanto? Tutto come prima?
La gente pare non por mente alla necessità di misure straordinarie e sopratutto di disciplina. A parte i negazionisti dichiarati, il negazionismo di fatto è diffuso, come ha mostrato l’estate e ancor più l’autunno e questi giorni, dove la ammucchiate per vie, piazze, negozi evidenziano un negazionismo militante che pervade gran parte della popolazione. Lo shopping signori è il vitello aureo da adorare, questa è la libertà e la nuova virtù. Scontata, dunque, una terza, quarta, quinta ondata se appunto non “arrivano i nostri”, non interviene il deus ex machina che risolve dall’alto la situazione, come nei miracoli.
Si comprende, dunque, l’enfasi, il lancio di immagini rassicuranti e promettenti: “arrivano i nostri” coi camion carichi del liquido prodigioso, e si vedono subito i benefici effetti. Si vaccina subito la mitica infermiera e il medico in trincea. Il primo colpo di sciabola al subdolo nemico. Poi pian piano la battaglia diventerà campale perché si dispiegherà appieno la potenza dell’uomo con la sua scienza e il suo apparato produttivo.  A ben vedere siamo tornati alla pianificazione, quella declamata nei paesi un tempo comunisti, ma anche in quelli capitalisti ispirati al keynesismo. Non a caso anche la Rinascita sarda è rimessa ad un piano, parola del nostro Statuto speciale. Nel piano vaccinale tutte le tappe sono scandite per fasce e per tempi. Prima chi sta sul fronte, poi via via gli altri fino ai vecchi. E allora perché chiedersi se c’è l’obbligo o no di fare la puntura. Si vedrà cammin facendo. La questione si porrà se le resistenze saranno massicce, se no, le cose andranno lisce, secondo previsione.
Il problema non è questo, la vera questione è riuscire a sincronizzare l’avanzata della vaccinazione con i comportamenti virtuosi e disciplinati, che sono gli unici a immunizzare senza aver ancora assunto il farmaco prodigioso. Ma poi è veramante miracoloso? Ferma il covid? Questo è il vero rebus. Perché, ad onor del vero quale sia l’effetto del vaccino nessuno sa ancora bene. Immunizza? Per sempre o a tempo? Insomma, si sa che fa bene, che contrasta il contagio, salva vite, e già questo è tantissimo, ma non si sa se è l’antidoto risolutivo.
Marale della favola: noi umani abbiamo finora perso nella lotta al contagio, perché le abitudini, pervertite da una società consumistica, dominano i nostri comportamenti, ci hanno tolto il libero arbitrio, e per giustificarci le abbiamo chiamate libertà, essendo spesso solo capricci o prassi discutibili; ora abbiamo un’arma in più, potente pare, il vaccino, e tuttavia decisiva è ancora la condotta di ciascuno e di tutti. Chissà se la parola “disciplina”, col suo corredo di tante virtù, riacquisterà il valore che ha sempre avuto nei momenti cruciali, nella Resistenza, ad esempio. Lo speriamo, perché in fondo è sempre da noi che dipende l’esito di questa brutta storia.

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