Carbonia. Il nuovo Consiglio di amministrazione ACaI-SMCS, il combustibile sardo industria che non si ammoderna, nel contesto di una Sardegna povera e arretrata

7 Febbraio 2021
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Gianna Lai

Oggi si parla della storia di Carbonia, come ogni domenica dal 1° settembre 2019.

Ma di isola nell’isola si può anche parlare, parlando di Carbonia, per come la concentrazione delle attività industriali riguardi in Sardegna, nell’intero dopoguerra,  quasi esclusivamente il Sulcis-Iglesiente, senza ricadute di natura economica sul resto del territorio. Senza attività produttive di seconda lavorazione in riferimento sopratutto al Sulcis, che lo mettano  in collegamento col resto della regione. E ne facciano industria di base, centrale non solamente per la ricostruzione, ma per il futuro e per la programmazione di uno sviluppo che combatta finalmente arretratezza  e secolare povertà.
La Sardegna  concorreva allora, alla formazione del reddito nazionale, per una quota pari appena all’1,7 per cento, seguita solo dalla Lucania, con lo 0,7%: nessuna novità nel settore agricolo e pastorale dopo la  nascita della Repubblica, denuncia Girolamo Sotgiu, stessa prevalenza del pascolo rispetto alle culture agrarie,  la spesa orientata a finanziare ancora la bonifica integrale avviata dal fascismo. E neppure ricercati “elementi di novità….in quanto disposto dall’art. 11 del decreto Gullo 1944, per la concessione di terre non coltivate a cooperative agricole”, preminenti ancora gli interessi della grande proprietà agraria, la disoccupazione alle stelle anche nelle campagne.
Grave il fenomeno della criminalità, a causa delle  condizioni sociali in cui versano i territori, un aumento incontrollabile del costo della vita, mediamente di 34 volte, se un chilo di pane costava a Cagliari, dopo la Liberazione, 118 lire rispetto alle 1,98 del 1938.  Né potevano stargli appresso salari e stipendi. Mentre l’Alto Commissario riferisce sulla condizione dei collegamenti marittimi, nel corso del 1945 una sola linea quindicinale Cagliari-Napoli, saltuarie tutte le altre, a rendere praticamente impossibili gli  approvvigionamenti di prima necessità. “Situazione alimentare disperata”, l’isola ancora in regime di razionamento fino al 1947, unico sostegno gli aiuti UNRRA e buoni a favore di asili e orfanotrofi, che si estendevano all’assistenza in provincia per oltre 30 mila persone, assicurando anche la continua  distribuzione di materiale sanitario.
Ed è lo stesso prefetto Sacchetti a farsi portavoce del disagio popolare, nel novembre del ‘46, proponendo “1°) co- stituzione e  finanziamento di enti comunali di consumo, 2°)commissioni miste di controllo sui prezzi, 3°) istituzione di enti regionali di approvvigionamento, 4°) attuazione di lavori pubblici, per combattere la disoccupazione”.
Più accorato  l’intervento a dicembre, “nel protrarsi dell’inverno le difficoltà in cui si dibatte il popolo si fanno più sentire. Sempre più grave la situazione alimentare, grave la disoccupazione”. Per fortuna,  secondo Sacchetti, “interesse e simpatia suscita presso la popolazione l’intervento dell’UNRRA, un pò di sollievo c’e’ stato grazie al pagamento delle tredicesime mensilità ma, tuttavia, tendono sempre al rialzo i prezzi dei generi di prima necessità e  depresso resta lo spirito pubblico”.
Uno dei pochi luoghi in cui ancora si produce resta dunque il Sulcis, industria arretrata che non avvia alcun processo di  ammodernamento, come sta avvenendo invece a livello mondiale, dopo le massicce chiusure di cantieri improduttivi. Qui nulla sembra che cambi, neppure dopo l’avvento della Repubblica e dopo la parentesi della gestione alleata e nonostante l’insediamento dei nuovi dirigenti ai vertici della miniera. Presidente dell’ACaI è il prof. Mario Levi, amministratore delegato il dott. Francesco Chieffi, mentre  dell’azienda fa ancora parte la direzione ACaI bonifiche, fino al 1949. E quando il 26 gennaio 1946 si riunisce il Consiglio di amministrazione SMCS, succeduto appunto alla gestione commissariale Chieffi,  esso risulta così composto, come si legge in G. Are, M. Costa: presidente on. Angelo Corsi, vicepresidente prof. Mario Levi, amministratore delegato dott. Stefano Chieffi. E poi l’ing. Mario Carta, il dott. Michele Masturzio del ministero delle finanze, l’ing. Emilio Battista e il dott. Stanislao Carboni, per l’Alto Commissario. Le direzioni,  Serbariu, Sirai, Cortoghiana, che comprende anche Bacu Abis, cui si aggiunerà in seguito Seruci. E bisogna che sia immediato l’intervento sulle  perdite di bilancio, al solito causate dalla vendita a prezzo bloccato del carbone e colmate con l’intervento diretto dello Stato. Mentre si recupera il materiale asportato, razziato, dai magazzini dell’ACaI, durante la sua ‘permanenza’ nella Repubblica di Salò, “attrezzature e materiali ferrosi, per diverse centinaia di tonnellate, trasferiti a Trieste, Pola, Viareggio e Livorno”, come da verbale del Consiglio di amministrazione di quel 26 gennaio 1946, già citato.
Serbariu, Nuraxeddu, Tanas, Sirai, Schisorgiu, Bacu Abis Pozzo Nuovo e Pozzo Est, Cortoghiana Vecchia,  il recupero del sottosuolo danneggiato dall’abbandono durante la guerra, in particolare il prosciugamento delle miniere allagate, si sta appena concludendo, mentre già procede l’attività estrattiva. Il cui ritmo costante di produzione, a partire dal maggio 1945, non scende mai al disotto delle 60 mila tonnellate mensili di combustibile estratto. In ripresa l’impianto per la distillazione del carbone a Sant’Antioco, nella seconda metà del ‘45, e in fase di riordino Cortoghiana Nuova, che non entra in funzione prima del 1949, dove si fanno altri investimenti per il miglioramento delle coltivazioni. E poi Seruci e Nuraxi Figus, le nuove miniere rispetto a quella vecchia di Bacu Abis, ormai poco redditizia,  mentre non avanzano i lavori della centrale autonoma di Serbariu, mai resa poi funzionante, neppure negli anni successivi.
Raggiunte nel mese di luglio di quell’anno 1946 le 80mila tonnellate di produzione, come precisa il Prefetto, abbassandosi tuttavia “la cifra, rispetto ai mesi precedenti, a causa delle giornate di festa e delle agitazioni operaie per gli aumenti salariali”, continua a mantenere  sempre rilievo di primo piano, nelle Relazioni inviate  al ministro dell’Interno e all’Alto Commissario l’andamento della produzione mineraria a Carbonia e nel Sulcis.

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