Carbonia. I 72 giorni. Dicono i dirigenti politici, Velio Spano su Rinascita di dicembre, “Lotte del lavoro. I minatori sardi vogliono salvare l’industria mineraria”. Piani di organizzazione. L’alternativa del Piano Levi, contro “l’imbelle politica di finanziamenti a fondo perduto”

21 Agosto 2022
1 Commento


Gianna Lai

Dopo la pausa di Ferragosto, ecco di nuovo il post domenicale dulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.

Assume per la rivista diretta da Palmiro Togliatti, carattere nazionale il carbone Sulcis, importante lo studio di Velio Spano che ne riprende storia, vicende e questioni di natura tecnica e amministrativa nel numero 12 del dicembre 1948 a conclusione dei 72 giorni, per mantenere ancora aperto il discorso sui modi dell’intervento pubblico, il carattere sociale della miniera stessa, i modi della gestione nel rapporto azienda - operai.

Nello scritto di Velio Spano su Rinascita di dicembre, “Lotte del lavoro. I minatori sardi vogliono salvare l’industria mineraria”, il quadro completo che si registra alla fine della lunga agitazione. Una sintesi della storia, “le vicende delle miniere carbonifere son state finora strettamente legate alla guerra o alla preparazione della guerra”, per giungere al presente, ricordando come studi tecnici abbiano suggerito, anche recentemente, l’ulteriore sfruttamento e valorizzazione del prodotto. Il Sulcis “presenta il vantaggio di prestarsi più facilmente a una trattazione chimico - industriale per la estrazione e fabbricazione di sotto prodotti: zolfo, azotati, materie bituminose, ecc.”, così utili al Paese, trattandosi del “solo bacino carbonifero importante esistente in Italia”. E, nel paragrafo intitolato Piani di organizzazione, “Un costo di produzione sempre molto alto per competere nel mercato internazionale in tempo di pace, una volta spezzato il quadro dell’autarchia”, quando bisognava distinguere, nello sviluppo del bacino, “quel che era unicamente dovuto alla stolta e puerile velleità autarchica del fascismo e quel che era invece dovuto alla intrinseca vitalità delle miniere. Questo problema fu affrontato sin dal 1943 da tecnici e studiosi, da organizzatori operai, le risposte in linea generale concordi, … tutti assolutamente d’accordo nell’essenziale: il Bacino è un’impresa che ha delle solide e durature ragioni di esistenza, un’impresa vitale e di sicuro avvenire”. A patto che l’azienda diventasse “economicamente redditizia”, ammontando la produzione totale “a circa il 10% del fabbisogno nazionale”. Si trattava di realizzare delle economie sulla gestione e “ricavare dal carbone dei sottoprodotti che potessero vantaggiosamente reggere la concorrenza sul mercato”, questa la direzione delle “ricerche degli studiosi e dei tecnici, primo fra tutti il prof. Levi, Presidente dell’ACaI, a cui si debbono due piani di risanamento, il primo dei quali attende di essere attuato, mentre il secondo è ancora allo studio.” Se dal settembre 1943 all’ottobre 1947, “data nella quale il crescente afflusso del carbone estero ha chiuso il periodo di emergenza, particolarmente favorevole al carbone nostrano, e ha riposto in crisi la Carbosarda, sono trascorsi ben quattro anni”, ciò vuol dire che la Carbosarda ha avuto di fronte a sé un “periodo largamente sufficiente … per elaborare dei piani o per adottare quelli già elaborati e iniziarne, o almeno predisporne, la realizzazione. Si è invece atteso che la crisi scoppiasse, che le masse operaie si agitassero, che l’organizzazione sindacale organizzasse tre convegni per la difesa delle miniere, che il problema fosse portato da parlamentari di sinistra al Senato e alla Camera, che la Consulta regionale e i parlamentari sardi se ne interessassero, prima di adottare un primo piano modestissimo di risanamento, seguito dallo stanziamento di tre miliardi e mezzo di lire. Nel frattempo, dall’ ottobre ‘47 ad oggi, si è continuata l’imbelle politica di finanziamenti a fondo perduto”, nonostante così chiari fossero, fra i “criteri orientativi, … quelli sui quali insistettero gli uomini di parte operaia e che furono, almeno a parole, ripetutamente accettati da tutti: a) il problema di Carbonia deve essere inteso prima ancora che come problema economico come problema sociale; b) il risanamento di Carbonia deve essere operato senza licenziamenti di manodopera e senza sacrifizi unilateralmente sopportati dai lavoratori; c) il risanamento di Carbonia può essere realizzato soltanto sulla base di una leale, onesta, entusiastica collaborazione, di cui bisogna quindi creare le premesse in un’atmosfera di fiducia reciproca”.

Nel paragrafo Errori tecnici o sabotaggio? le precise responsabilità politiche dell’azienda: “Certo è che dichiarazioni rassicuranti furono ripetutamente fatte dinanzi ai rappresentanti operai in diverse sedi, … lo stesso on. Chieffi, amministratore delegato della Società, ebbe ad affermare più volte che nessun licenziamento sarebbe stato attuato in relazione all’attuazione dei piani; il prof. Levi, coerentemente alle sue precedenti affermazioni, ha ancora pochi giorni or sono dichiarato ai delegati al Congresso minerario di Iglesias che bisogna non licenziare ma, anzi, portare rapidamente i lavoratori impiegati nel bacino da 15 mila a 20 mila (da notare che il numero dei lavoratori presenti attualmente nel lavoro delle miniere, si aggira in realtà intorno ai 10mila)”. Vero è che alcuni “alleggerimenti” erano previsti, ma essi avrebbero dovuto riguardare la manodopera superflua o improduttiva, prosegue lo scritto di Spano, avere un carattere provvisorio e contribuire a risolvere l’altro grave problema, la produzione agricola per le necessità del territorio di Carbonia. Il riferimento è alle “progettate bonifiche della piana di Tratalias” che avrebbero dovuto assorbire mano d’opera non qualificata, pur mantenedola “nei quadri della Carbosarda, secondo gli accordi di maggio, … tra direzione aziendale e rappresentanti operai. E “secondo il complesso delle altre misure previste per realizzare economie: - istituzione di scuole professionali, allo scopo di elevare la qualifica della manodopera … e facilitare il passaggio alla categoria superiore a tutti quei manovali che, nel lavoro dell’interno, abbiano effettivamente appreso il mestiere di minatore, di armatore, di stradino, ecc.; - miglioramento dell’organizzazione, togliendo il personale superfluo dai servizi non produttivi … e adibendolo alla produzione in modo da elevare, anche in questo senso, il livello medio del rendimento individuale; - miglioramento delle attrezzature …; - eliminiazione degli sprechi ..; -eliminazione del disordine amministrativo, … per quanto le cose amministrative siano difficilmente accessibili, … (materia segretissima, tra l’altro, gli stipendi dei dirigenti), è infatti noto che certe forniture che potrebbero essere vantaggiosamente acquistate in Sardegna fanno invece questo giro: ordinate dal servizio alla direzione generale di Carbonia e, da questa, alla Direzione generale di Roma, vengono comandate, per esempio, ad Ancona, da Ancona vanno a Roma, da Roma in Liguria a raggiungere lo spedizioniere, dalla Liguria a Sant’Antioco e da S.Antioco finalmente a Carbonia dove arrivano, naturalmente, maggiorate di prezzo. Altro fatto, il legname da armamento viene acquistato in Continente anche quando sarebbe conveniente acquistarlo in Sardegna.

1 commento

Lascia un commento