Carbonia. Chiudono i cantieri Acai Bonifiche, blocco di ogni possibile sviluppo agropastorale del territorio: è serrata nelle aziende private, col sostegno della polizia che compie 11 arresti. Stessi metodi per l’insediamento del nuovo commissario al Cral. Lo scandalo dei Buoni Fidus

3 Marzo 2024
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Gianna Lai

Oggi, domenica, nuovo post sulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.

 

E poi i cantieri Acai Bonifiche per il miglioramento fondiario. A Tratalias un’ora di sciopero contro i licenziamenti per scarso rendimento, su L’Unità del 22 luglio: voce affatto originale del potere aziendale lo scarso rendimento, in termini di risoluzione del rapporto di lavoro e, contemporaneamente, di intensificazione dello sfruttamento di chi resta! Imposta la riduzione dell’orario da 48 a 40 ore settimanali, negli intenti dell’azienda il passaggio degli 800 operai ACaI alle imprese private, previo licenziamento in massa, dopo aver dimostrato “deficitario il cantiere di Tratalias”. Sicché i lavoratori, insieme “perderebbero i benefici della casa, del carbone, dell’energia elettrica e del mezzo di trasporto: scioperi e solidarietà in tutto il Sulcis, mentre nei cantieri la direzione continua ad imporre “alte medie di resa”. E si consuma nel breve periodo il destino degli edili di Tratalias, quando, direttamente l’assessore regionale Deriu fa propria la decisione del passaggio di Acai-Montepranu alle aziende private: l’amministrazione regionale se ne lava le mani, annunciando che lo Stato ha imposto all’azienda una riduzione delle spese del 18-20%, pur assicurando ai licenziati i benefici della casa e del pagamento dell’energia elettrica, come leggiamo su L’Unità del 29 luglio. Del tutto inutile e inascoltata la richiesta invece degli operai di Tratalias che, riuniti a Carbonia, propongono l’istituzione di una cooperativa per la gestione dei lavori nel territorio: già deciso il loro passaggio alle aziende private, che dichiarano semplicemente di dover procedere alla chiusura dei cantieri, 240 licenziamenti in pochi giorni, ad agosto, altri 120 in ottobre. E, di fronte alla resistenza dei lavoratori, ancora una serrata imposta dall’ingegner Salaris sostenuto dalla forza pubblica: “11 arresti ieri dopo essersi di nuovo presentati al lavoro a Tratalias” gli operai, pur già licenziati, e poi “diffidati dal commissario di pubblica sicurezza”. Non resta che la risposta solidale degli edili dell’intera provincia, così su L’Unità del 26 agosto e del 21 ottobre.
Perché bloccare dunque l’Acai Bonifiche? L’abbandono del territorio, che la distribuzione delle terre e gli appoderamenti avrebbero invece potuto riportare alla sua antica vocazione agropastorale precedente la miniera, lascia di nuovo intatta la sua soggezione ai costosissimi approvvigionamenti alimentari del Continente, gestiti dall’azienda attraverso intese incontrollabili con i privati della Penisola. E c’è, insieme, la necessità di bloccare sul nascere ogni movimento delle campagne, foriero di ulteriori aperture alla partecipazione, ad un’intesa operai-contadini in Sardegna, secondo tentativi analoghi praticati nella Penisola.
Ancora più povere dunque le condizioni di vita nel territorio, dopo tutti quei licenziamenti, ad approfittarne, denuncia L’Unità dell’11 giugno, gli speculatori che prestano denaro, “obbligando i lavoratori colpiti dalla miseria a comperare determinate merci… mentre, le trattenute vengono direttamente effettuate dalla Carbosarda”, sui salari degli operai. “I cosidetti prestiti Citex, società finanziaria continentale collegata alla Fidus, i cui azionisti son facoltosi proprietari locali, ancora L’Unità del 9 agosto, Multineddu, Di Franco, Cossu e i proprietari del Bazar Gallura. E Spinoglio non risponde alle richieste delle Commissioni interne, onde “sia posto termine alla scandalosa speculazione degli istituti di credito, tipo Fidus”, responsabili dell’indebitamento “senza via di uscita dei lavoratori di Carbonia”. E piuttosto che concorrere, la direzione stessa, “al rafforzamento cooperativo a tutela degli operai, per la sua potente azione calmieratrice”, si preferisce lasciare invece mano libera, in miniera, agli affaristi e ai faccendieri di piccola tacca. E altrettanto vuol fare la Smcs in città impossessandosi, lei direttamente, del Cral, il Centro ricreativo aziendale sempre gestito dai lavoratori, Ghirra il presidente. “Come durante il fascismo, la Carbosarda continua a sottrarre le quote per il dopolavoro direttamente dalle buste paga degli operai”, ricorda L’Unità del 27 luglio, “imponendo la nomina di un commissario straordinario, espressione dell’azienda”, contro “ i comunisti che, liberamente eletti, lo dirigono. I lavoratori protestano” e, annullata la nuova nomina, “respinto dal direttivo… il provvedimento adottato dal direttore provinciale”, ancora organizzano, proprio in quei giorni, feste popolari per dare il bentornato ai carcerati politici, liberati a seguito di condono: Eleonora Caddeo, Teresa Pazzaglia, Cicita Puxeddu, A. Farina, F. Farina, A. Matta, A. Montecucco, O. Montecucco e il dirigente comunista Vincenzo Pirastru e il dirigente socialista lussiano Silvio Lecca. Fino allo scioglimento vero e proprio del direttivo a metà agosto, commissario il ragionier Sabatini, dipendente anch’egli della Smcs che, appena insediato, diffida “dal considerare dirigenti Cral, altri fuori che lui, in un manifesto affisso ai muri”. Subito dopo il riconoscimento da parte dell’Enal nazionale e la protesta su L’Unità, “il nuovo commissario di Carbonia” è un “noto missino” e, tuttavia, “ricevuti dal prefetto i vecchi dirigenti”. A settembre l’Enal di Cagliari, col consueto appoggio della polizia e del commissario di pubblica sicurezza Ruggero, “contro i dirigenti democraticamente eletti, penetra nei locali e dà escuzione all’arbitraria ordinanza Enal” . 

Vicende che non impediscono un altro importante sciopero politico di protesta nell’intero bacino, ad agosto, di fronte all’uccisione del presidente del partito comunista del Belgio Julien Lahaut, ricorda L’Unità del 24 agosto 1950.

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