Cara Ministra, si legga le norme…

22 Settembre 2009
3 Commenti


Rosamaria Maggio
docente di materie giuridiche ed economiche - CIDI di Cagliari

Non possono che suscitare grande stupore le dichiarazioni della Ministra a proposito dei trasferimenti annuali dei docenti:
“E’ demenziale - afferma il ministro - non è nell’interesse delle famiglie e non è produttivo. E’ indispensabile uno snellimento delle regole di funzionamento del sistema, dal contenimento della mobilità dei docenti alla semplificazione delle procedure di nomina e assegnazione del personale”.
Sono più di 180 mila, come dice “Tutto Scuola“, di cui 70 mila per scelta ed il resto di precari che per natura vengono nominati ogni anno in sedi diverse.
Ragioniamo quindi su questi 70 mila.
Sembra che ci si dimentichi di quali siano i meccanismi complicati che portano alla determinazione reale degli organici.
Ogni anno i Dirigenti scolastici, dopo la scadenza della data delle iscrizioni , si arrampicano sugli specchi per cercare di mantenere stabile “l’organico ” e cioè il corpo docente esistente nella scuola.
Anzi, un tempo, cercavano di aumentarlo e cioè di aumentare il numero di docenti all’aumento del numero di studenti.
Un braccio di forza con i superiori ministeriali per salvare o aumentare l’”organico di diritto”. Così si chiama il corpo docente determinato in astratto entro il mese di marzo di ogni anno.
Poi a giugno e nelle superiori da luglio a settembre a causa degli esami di recupero, si determina il cosiddetto “organico di fatto” e cioè il reale contingente di docenti necessario per quella scuola, sulla base dei numeri effettivi e cioè delle nuove iscrizioni confermate , degli alunni promossi e di quelli respinti. Se il numero dei promossi è superiore a quello in astratto previsto in organico di diritto, si potrebbero avere più classi superiori(ad es.più terze o quarte e meno seconde). Se molti degli iscritti di terza media saranno respinti ci saranno meno prime nelle superiori e così via dicendo.
Che succede quindi se nella previsione dell’organico di fatto, il numero dei docenti determinato in astratto è inferiore a quello in organico di diritto?
Il Dirigente scolastico dovrà dichiarare “soprannumerario”il docente in questione e quest’ultimo sarà “OBBLIGATO “ a fare domanda di trasferimento.
Se invece questa circostanza si verifica a giugno il docente è trasferito d’Ufficio , non risulterà fra i trasferimenti a domanda ed avrà diritto a rientrare in quella scuola se, l’anno dopo, il posto risulterà ancora in organico.
Quindi fra questi 70 mila quest’anno la maggior parte sono docenti cosiddetti perdenti cattedra perché a causa dei provvedimenti Gelmini, (maestro unico, riduzione del tempo scuola, cattedre a 18 ore ,aumento degli alunni per classe) i posti di lavoro sono stati ridotti nell’ordine di circa 87mila cattedre.
Di conseguenza è falso attribuire alla volontà dei docenti il balletto degli stessi da una sede all’altra o da una cattedra all’altra.
I docenti non hanno la sindrome del “trasferimento”.
Anche quelli di ruolo , che come è noto in Italia si attestano su una età media di 50 anni, desiderano mantenere stabile la loro sede di servizio e chi conosce l’ambiente sa perfettamente che per ciascuno è fondamentale la cosìddetta“continuità didattica”, quella che un precario sogna per una vita, quella che gli ultimi nella graduatoria di istituto perdono ad ogni perdita di classi.
Eh si, perché vi è una graduatoria di Istituto per le singole classi di concorso (e cioè per disciplina insegnata) che fa si che ad ogni perdita di classe , perda il posto un insegnante di lettere, di matematica di scienze ecc e venga trasferito in altra sede ove vi sia la cattedra.
La “continuità didattica” è quella condizione che consente a ciascun docente di vedere i frutti del suo lavoro e ad avere quella gratificazione, unica e insostituibile, che è il vedere i risultati di un lavoro faticoso portato avanti per l’intero ciclo.
Questa gratificazione, visto che non ce en sono altre, né quella economica né quella sociale, è l’unica per la quale valga la pena di fare questo lavoro, è quella per cui gli alunni ti rincontrano dopo anni e si ricordano di te e ti dicono che hanno fatto questa o quella scelta grazie a ciò che tu hai insegnato loro.
Questa è l’essenza del nostro lavoro e per ciò stesso non mercanteggiabile, anche se questo a volte può costarti fatica e denaro (km di strada da casa a tue spese).
Trovo francamente ingiusto, irriguardoso e poco serio non rappresentare all’opinione pubblica la verità dei fatti, continuando a disconfermare una categoria che, per quanti difetti possa avere, rappresenta quella forza motrice di un paese per la quale tutti dovremo batterci.

3 commenti

  • 1 Cristian Ribichesu
    22 Settembre 2009 - 08:30

    Perfetto. Io, però, aggiungerei anche un’altra considerazione. Quest’anno, per il rinnovamento del punteggio in graduatoria, c’era una novità introdotta da questo Governo. Quest’anno, infatti, si poteva, a discrezione di chi aggiornava il punteggio nelle graduatorie ad esaurimento, inserire, oltre la principale provincia di riferimento, altre tre province d’Italia (di alcune regioni no, perchè alcune regioni, in base alla propria autonomia, come la Valle d’Aosta, hanno chiuso le proprie graduatorie per evitare l’inserimento degli altri docenti provenienti da altre zone d’Italia), proprio per creare una maggiore mobilità lavorativa. Mi spiego meglio. Un docente che, oltre ad indicare Cagliari come principale provincia di riferimento, a Cagliari viene inserito nella principale graduatoria ad esaurimento, invece, indicando Genova come seconda provincia di riferimento, a Genova viene inserito in una seconda graduatoria, graduatoria di coda (terminate le disponibilità della principale graduatoria ad esaurimento, il provveditorato di una provincia inizia ad attingere dalla graduatoria di coda, creata in base al punteggio degli iscritti). Quindi nelle province d’Italia, sostanzialmente, si formano tre graduatorie, quella regionale degli ex concorsisti che hanno diritto al 50% (ma la percentuale aumenta se consideriamo che i vecchi concorsisti sono anche inseriti nelle graduatorie ad esaurimento provinciali) delle disponibilità sul totale, quella delle graduatorie provinciali ad esaurimento, e quella delle graduatoria di coda. Ripeto, questo è stato formulato da questa “riforma” per creare maggiore mobilità lavorativa e, per chi è stato attento, non sarà difficile ricordare che tale azione, la possibilità d’inserimento in coda, è stata propagandata alcuni mesi fa dal Ministro dell’Istruzione, come azione positiva capace di rendere più posti di lavoro, inoltre attaccando gli insegnanti e dicendo loro che non dovevano pretendere il lavoro sotto casa (contemporaneamente ogni tanto saltava fuori, sempre dal Ministero, l’idea di voler stabilizzare i docenti nelle scuole almeno fino al termine del ciclo di studi delle classi prese in carico, cioè stabilizzare un insegnante che ha iniziato a lavorare in una scuola con una prima, almeno fino alla terza se in una scuola secondaria di primo grado o alla quinta se in una di secondo grado, di quella scuola). Insomma, dal Ministero hanno creato maggiore mobilità (o tentato di creare pensando di tamponare una parte delo scempio dato dai tagli) e poi, ora, criticano la mobilità creata da loro stessi? Le risposte ci sono. A parte le affermazioni del Ministro, che all’inizio dello scorso anno scolastico affermava che nessun docente sarebbe rimasto senza lavorare, perchè, dai famosi tagli degli 87.000 docenti, avrebbero, loro dichiarazioni, inserito i docenti in altri luoghi di lavoro, come musei, ecc. (ricercate i video in cui il Ministro dice queste cose), la possibilità d’inserimento di altre tre province per l’insegnamento è stata formulata pensando di risolvere, in parte, la contrazione dei posti di lavoro, dall’altra per stemperare gli animi di chi già, profilando la possibilità di non essere riaffermato, fin dallo scorso anno iniziava a protestare. Quest’azione invece a cosa ha portato? In alcuni casi allo spostamento di lavoratori da una regione (magari più abitata) ad un’altra d’Italia, creando una “cannibalizzazione” di posti fra colleghi (in questo modo, vista nell’ottica nazionale, la disoccupazione rimane, mica la risolvi, solamente travasi!) dall’altra, invece, ad una sostanziale situazione di staticità, perchè la contrazione delle cattedre è stata tale che nella maggior parte delle province d’Italia le disponibilità non possono coprire le principali graduatorie ad esaurimento (figuriamoci quelle in coda). Poi, però, alla fine della fiera, per questa mobilità creata dal Ministero si riattaccano i docenti dicendo “basta con gli insegnanti che si spostano da una parte all’altra”. Non parliamo, infine, di altri ministri che inveiscono implicitamente contro parte degli italiani, sostanzialmente contro chi critica l’operato di questo Governo (se a questo aggiungiamo il tentativo di limitazione ulteriore degli scioperi, dallo scorso anno, e la riduzione percentuale dei rappresentanti sindacali all’interno delle scuole, (contrallate anche questa, grave, infomrazione), qui non sembra si facciano passi avanti ma solo indietro, dato che s’instaura, secondo me, un rapporto tra datore di lavoro e lavoratori nettamente a sfavore dei lavoratori, cui calano le riforme dal’alto). La verità è che sono stati formati e utilizzati docenti negli anni, docenti che hanno superato concorsi e corsi-concorsi, le scuole di specializzazione (per gli abilitati atraverso queste, poi, bisognerebbe operare un discorso legale, dato che già questi docenti hanno superato selezioni, e un percorso con tirocinio, in base alle previsioni di assunzione provinciale; inammissibile, poi, la dichiarazione di voler formare nuovi docenti con nuovi corsi senza esaurire le graduatorie che, chissà per quale arcano motivo, se non, per legge, la finalizzazione al ruolo, si chiamano graduatorie ad esaurimento), docenti che per queste cose hanno speso in ogni termine, e adesso, anzichè operare per una scuola di qualità, capendo che è importante ridurre il numero massimo degli alunni per classe, per migliorarne i livelli di apprendimento e limitare la dispersione scolastica, arrivando al vero lavoro individualizzato, si aumenta il numero massimo degli alunni (30) per ogni gruppo classe e si chiudono le piccole scuole delle realtà locali, addirittura impoverendo una delle ricchezze maggiori dell’Italia, cioè i piccoli comuni, e aumentando in misura massiccia la disoccupazione totale, proprio per i 133.000 tagli. In questo modo si sta arrecando un danno enorme al Paese, sotto tutti i punti di vista. Infine, da anni assistiamo alla fuga dei cervelli dall’Italia, e una volta, per secoli, gli studenti europei compivano un tour per completare la propria formazione in Italia, la culla della cultura. Se nella Scuola e nell’Università si operasse diversamente, potremmo vedere i maggiori ricercatori, e i meritevoli, lavorare in Italia, nonchè più studenti europei viaggiare in Italia per completare gli studi.

  • 2 maria
    22 Settembre 2009 - 16:21

    E’ da prima dell’arrivo di questo ministro che la categoria degli insegnati è oggetto di una sistematica, anche se più o meno velata, svalutazione. Ma voler attribuire a loro volontà i disagi dei trasferimenti, subiti in realtà a causa dei tagli imposti dal ministero, supera ogni immaginazione. E ancora più straordinario è che si trovi chi ci crede.

  • 3 angelo aquilino
    24 Settembre 2009 - 13:35

    Del fatto che i professori cambiano sede troppo spesso ne ha parlato anche uno studio di bankitalia,tempo fa. Questo stesso sito pubblico’ un pezzo a firma Angelo Aquilino, dove il tutto veniva spiegato anche all’avvocato Gelmini. Ripetiamo(iuvat)

    I professori cambiano sede troppo spesso……

    Un recente studio di Bankitalia sulla scuola italiana evidenzia alcune cose che meriterebbero una maggiore diffusione tra il pubblico, Quelli che,come me, hanno passato almeno tre decenni nel mestiere di docente, sanno perfettamente che , nelle scuole italiane più di un quinto dei docenti cambia scuola da un anno all’altro e in media un insegnante di ruolo su sei è in attesa di spostarsi dalla scuola in cui insegna: un turnover che danneggia soprattutto gli studenti, che in Italia non godono nè di una necessaria continuità didattica, nè della passione dei docenti per il proprio lavoro, visto che denotano “scarso attaccamento alla scuola in cui operano”.(cosi’ dice bankitalia)

    Tuttavia, desidero chiarire che non esiste presso i docenti lo sport di massa di farsi trasferire in altra sede anzi è vero il contrario. Sono molto numerosi i casi, in cui la sede di servizio del docente si trova assai lontano dalla sua abitazione ed è quindi logico che il docente cerchi di farsi avvicinare a casa sua (anche perche’ viggiare e’ faticoso, e’ pericoloso e costa un sacco.

    Il grosso dei trasferimenti avviene per volontà dell’autorità scolastica e non per il capriccio del docente. Esiste in ogni scuola di ordine e grado una paurosa minaccia sospesa sul capo di docenti, personale di segreteria e bidelli che si chiama graduatoria interna di istituto.

    Questa viene compilata ogni anno sulla scorta di alcuni parametri in possesso di ognuno. Ad esempio:
    ==>· l’anzianità di servizio in quella scuola
    ==>· l’anzianità di servizio complessiva.
    ==>· Figli o familiari bisognosi di cure
    ==>· Figli con età inferiore a tre anni

    In oltre trent’anni di servizio non ho mai visto prendere in considerazione parametri che si riferiscono alla competenza professionale nell’uso di attrezzature o di laboratori della scuola. Verso la fine di ogni anno scolastico il preside (adesso si chiama dirigente scolastico), viene in possesso,tramite il provveditorato (adesso si chiama C.S.A., dell’organico della scuola. Ad esempio una scuola ha in organico 10 posti di lettere. I primi 10 docenti della graduatoria interna di lettere rimangono in quella scuola ,gli altri vengono trasferiti altrove. A rischio di risultare noioso chiarisco che l’organico viene compilato sulla scorta del numero di classi presenti nella scuola . Per questioni di risparmio (negli ultimi anni è successo a tutto spiano e con tutti i governi di ogni colore) che venga deciso di aumentare il numero di alunni per classe e quindi diminuisce il numero di classi della scuola e,di conseguenza, l’organico di ogni materia. Può anche capitare che un alunno cambi idea e si iscrive in un’altra scuola. Per via del parametro fisso (tanti alunni per classe) due o più classi classi vengano accorpate (ad esempio da due terze se ne forma una sola). L’organico di molte materie ed anche di bidelli e di impiegati cala . ed un certo numero di docenti viene buttato via in altra sede, anche lontana, quale che siano i suoi meriti di servizio, la sua competenza o la sua professionalità. Lo studio di Bankitalia dice il vero solo che le colpe sono molto più in alto della testa dei docenti ad esempio a livello di ministro della pubblica istruzione. Ma il ministro preferisce dare la colpa ai docenti..

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