Vigilanza democratica sull’inciucio

21 Dicembre 2009
2 Commenti


Francesco Cocco

Non sono se nei prossimi mesi assisteremo a un qualche “inciucio”, necessario secondo “Leader Massimo” per sbloccare la situazione politica italiana.
Con buona pace di D’Alema credo che la parola “inciucio” non piaccia a milioni di democratici italiani, ed io sono tra questi. Dico subito che la mia avversione non è perché io sia pervicacemente convinto che le parole sono la sostanza delle cose: “nomina sunt sabstantia rerum”, come amavano dire i filosofi medievali. Se a pronunciarla fosse stato l’ultimo militante di un qualche partito o movimento politico potrei pensare che ad esempio intendesse dire “accordo” o magari “compromesso”.
Ma D’Alema è stato presidente del consiglio dei ministri e prima ancora direttore de L’Unita, un grande quotidiano sia per tradizione ed allora anche per la massiccia diffusione. Quindi quando dice inciucio vuol dire proprio inciucio, che per i vocabolari (cito per tutti il Garzanti) significa “accordo politico non lineare, frutto di basso compromesso”. Certo nella definizione ricompare la parola “compromesso” ma accompagnata da un aggettivo “basso” che la qualifica e ne definisce la sostanza.
Niente a che vedere col compromesso togliattiano del voto alla Costituente sui patti lateranensi né col “compromesso storico” di Berlinguer che nei primi anni ’70 del secolo scorso doveva superare la esclusione dei comunisti dal governo e garantire la democrazia in un clima internazionale dominato dai riflessi del colpo di stato in Cile contro il governo Allende.
In quei compromessi non vi era niente di deteriore: non solo tutto era alla luce del sole ma implicavano una democratica partecipazione popolare al processo storico. Al contrario l’inciucio contiene in sé la natura di atto riservato, di accordo tra potenti, di spartizione non trasparente di potere. E’ proprio ciò di cui non abbiamo bisogno in Italia, posto che a salvarci potrà essere solo la ripresa di una vigorosa partecipazione democratica alla vita politica.
Pertanto ritengo che certe posizioni di gruppi dirigenti (compresi quelli dell’arco della sinistra), sempre più autoreferenziali, impongano un momento di vigilanza da parte di tutti i democratici. Non vorrei che alla fine di questa legislatura si giungesse ad un regime di populismo plebiscitario che è di per sé la fine della democrazia.

2 commenti

  • 1 paolo erasmo
    21 Dicembre 2009 - 23:43

    Purtroppo, non molto tempo fa, quando D’alema non era stato nominato ministro degli esteri dell’ U E con il sostegno del governo Belusconi e suoi Ministri avevo pensato, D’alema trombato pericolo scampato, chissà quali inciuci ci avrebbe “propinato ” per il debito di riconoscenza verso il Belusca.. invece nonostante la sonora bocciattura Europea il nostro si sente ancora debitore e pur di elimare un concorrente gli vuole regalare un “salvacondotto ” credo che i cittadini onesti di debbano ribellare e liberarsi di tali uomini politici che più che al bene comune pensano al bene proprio….

  • 2 Democrazia Oggi - E’ la volpe del Tavoliere o l’imbecille di Gallipoli?
    27 Dicembre 2009 - 05:56

    […] ipocrisie e dà alle cose il loro nome: “inciucio”, ossia un accordo poco limpido e deteriore, come ben ci ha ricordato Francesco Cocco. L’inciucio il nostro vuol farlo col cavaliere, il contraddittore che la storia gli ha assegnato […]

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