Cosa ci vuole ancora perché gli italiani mandino a casa il Cavaliere?

16 Marzo 2010
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Red

Che sorpresa! Silvio Berlusconi è indagato. Non solo per concussione, come si ipotizzava nei giorni scorsi, ma anche per ‘violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario’, reati compiuti - secondo la procura di Trani - ai danni dell’ufficio del Garante per le Comunicazioni. Nel registro degli indagati é finito anche il commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi, accusato di favoreggiamento personale in relazione alle dichiarazioni fatte nel corso di un’audizione dinanzi agli investigatori tranesi in cui avrebbe negato di aver ricevuto pressioni dal premier per chiudere Annozero. Ed è indagato anche il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, per aver rivelato il contenuto dell’audizione a cui era stato sottoposto a Trani come testimone, violando l’obbligo alla riservatezza impostogli dal pm per la vicenda delle carte di credito American Express sulla quale la procura svolgeva accertamenti.
Reati gravi, quelli contestati al Cavaliere, puniti con pena compresa tra quattro e 12 anni la concussione, da uno a sette anni la violazione dell’articolo 338 del Codice penale, che riguarda le minacce. A Berlusconi la procura ha comunicato formalmente la contestazione dei reati per i quali è indagato, dopo giorni di indiscrezioni pubblicate dai giornali.
Secondo Ghedini difensore del premier tutto è, manco a dirlo, illogico e pesecutorio: “Se davvero a Trani si prospetta nei confronti del Presidente Berlusconi la concussione e la violenza o minaccia a corpo politico, amministrativo o giudiziario - ha detto - si è fuori da ogni logica e in una situazione giuridicamente inconcepibile e intollerabile”. Ed ha aggiunto: “La tesi non è soltanto destituita di ogni fondamento in fatto ma è contraria al buon senso e a ogni possibile ipotesi contenuta nel codice. Che una simile contestazione sortisca proprio a pochi giorni dalle elezioni e con continue fughe di notizie, che non possono che provenire dall’interno, non sorprende ma vi dovrebbe essere un limite alla fantasia giuridica della magistratura. E’ evidente che la competenza territoriale non puòche essere della Procura di Roma ed è ovvio che tutti gli atti di indagini in corso sono in violazione di legge, così come è altrettanto evidente che se non si trattasse del Presidente Berlusconi si sarebbe già addivenuti ad una immediata archiviazione”.
Per Ghedini comprimere gli spazi democratici e ostacolare il pubblico dibattito vale meno di un furto di polli. S’intuisce quale insegnamento sulla democrazia gli viene dal Capo. 
Sulle pressioni esercitate dal premier per fermare Annozero sarà sentito Michele Santoro come testimone. Il conduttore consegnerà ai magistrati tranesi una serie di lettere aziendali e, probabilmente, annuncerà che intende costituirsi parte civile.
Di fronte a questa situazione grave in democrazia, che fa il fido ministro della Giustizia, Angelino Alfano? Denuncia “gravi patologie” nella conduzione dell’inchiesta Rai-Agcom e manda gli ispettori. Non è grave che il premier voglia stoppare le voci non addomesticate dell’informazione, ma lo sono le questioni di procedura. I servi sono sempre sciocchi e non avvertono il senso del ridicolo.  Come Minzolini che, impettito, dichiara: “Vado avanti”.  Che sorpresa anche questa! Il Cavaliere non l’ha messo lì per fare il lavoro sporco? ”Non cambio, vado avanti sia per la linea sia per i cambiamenti che ho apportato al Tg. Preferisco essere cacciato [da chi, di grazia? - ndr] per la linea ma non perche’ gli ascolti vanno male o perche’ il prodotto non e’ all’altezza”. Così dichiara ad Enrico Mentana per ‘Par condicio’ su Corriere.it, e soggiunge: ”Penso di essere equilibrato, lo penso sul serio, lo vedo dagli ascolti”. Verrebbe da ridere se non si trattasse di cose serie e gravi.
Per Berlusconi noie giudiziarie anche di fronte al giudice di pace di Viterbo, dov’è citato per il 23 marzo prossimo. Ormai non c’è circoscrizione giudiziaria che non lo veda protagonista. Dovrà rispondere del reato di diffamazione nei confronti del leader dell’Idv Antonio Di Pietro per le offese rivolte al leader IdV durante un comizio elettorale nel marzo del 2008, quando ancora non era premier.
Liste non presentate e strilli contro la sinistra e i giudici, escort in cambio di appalti, pressioni contro la libera informazione, processi e legittimi impedimenti un giorno sì ed uno no. Cosa ci vuole ancora perché gli italiani mandino a casa il Cavaliere?

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