La grande bugia di Bertolaso: niente bonifica a La Maddalena

3 Luglio 2010
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Fabrizio Gatti

Bertolaso ha speso ben 72 milioni di euro per bonificare La Maddalena. Affidando i lavori a suo cognato. Ma ‘L’espresso’ (29 giugno 2010) dice che a due metri sott’acqua è ancora pieno di rifiuti tossici e materiali pericolosi per la salute. Ecco l’articolo,

Lastre di fibre di amianto nel mare tra l’Arsenale e il Parco di Caprera. Una discarica di rifiuti tossici nell’arcipelago della Maddalena. Fanghi neri impregnati di idrocarburi pesanti sbuffano come nuvole di vulcani sottomarini. Contaminano i pesci, i molluschi, i crostacei. E forse anche la vita degli uomini, delle donne e dei bambini che li mangeranno. La sabbia è così inquinata che le alghe non crescono in un raggio di centinaia di metri. Un deserto subacqueo. Bisogna scendere sul fondo del mare per vedere come hanno lasciato morire la natura e al tempo stesso preso in giro milioni di italiani. Bisogna infilarsi la muta, le pinne, una maschera da sub e nuotare quasi tre chilometri tra andata e ritorno.
Ed ecco, fra i due e i dieci metri di profondità, la bugia colossale di una bonifica che qui sotto non è mai cominciata. Perché la discarica è nel mezzo di Porto Arsenale, nel bacino su cui si specchiano i cristalli e i marmi pregiati della Main conference, la palazzina che l’anno scorso avrebbe dovuto ospitare gli onori del G8. Basta immergersi in apnea sotto le grandi vetrate, infilare la mano nella melma e filmare. Nubi color antracite salgono dense, piroettano e ricadono trascinate dal loro peso specifico verso fondali più lontani. Eppure, tra scandali, costi fuori controllo, indagini per corruzione e arresti, la bonifica era l’unica operazione considerata necessaria. Almeno, l’avevano dichiarata conclusa. Ora nemmeno quella si salva. «Un intervento esemplare», hanno detto.
L’aveva confermato il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, 60 anni, commissario delegato di queste grandi opere. L’aveva certificato il suo sponsor nel governo, il sottosegretario Gianni Letta, 75 anni. Invece no. Forse sono stati male informati. Forse qualcuno della struttura di missione nominata da Palazzo Chigi e spedita alla Maddalena a suon di stipendi d’oro, ha raggirato perfino loro. Oppure non hanno ancora raccontato tutto su questo brutto intrigo. Ma qui sotto, nel grande quadrilatero che dovrebbe diventare un porto turistico per Vip, gli effetti della bonifica non si vedono. E chissà, magari è per questo che il vertice del G8 è stato spostato a L’Aquila. Perché le eliche delle barche a motore avrebbero sollevato gli idrocarburi e trasformato l’acqua in un ammasso oleoso a visibilità zero. I sommozzatori dell’antiterrorismo non avrebbero potuto garantire la vigilanza. E per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sarebbe stata una pessima figura ricevere i presidenti dietro vetrate affacciate su un mare che in alcuni giorni diventa nero come la pece. Cambi di colore imprevedibili che dipendono dalla risalita dei veleni nascosti sul fondo.
Questa storia comincia lunedì 22 marzo. Quella sera davanti alle telecamere di “Porta a Porta” Bertolaso difende il cognato, Francesco Piermarini, 52 anni, fratello di sua moglie. «Avete pure messo in mezzo mio cognato», dice a chi gli contesta gli incarichi familiari alla Maddalena: «Io a mio cognato non gli ho dato assolutamente nessun incarico. Mio cognato è stato scelto perché è un grande esperto di bonifiche ambientali. Ha lavorato con il guru delle bonifiche ambientali, che è Gianfranco Mascazzini. E per questa ragione è stato impiegato». Mascazzini, nel 2008, è direttore generale del ministero dell’Ambiente. Il cognato di Bertolaso viene inserito con un incarico ad personam nello staff di Palazzo Chigi. E assegnato alla struttura di missione in Sardegna che coordina la bonifica e l’avvio dei cantieri del G8. Alla Maddalena però Piermarini racconta una storia un po’ diversa. Dice di avere una laurea in economia e di essere rientrato da poco in Italia dopo aver terminato un’attività finanziaria all’estero. Comunque secondo Bertolaso, responsabile di tutta l’operazione G8, suo cognato viene scelto solo perché è un grande esperto di bonifiche.
Passano le settimane e Porto Arsenale apre finalmente i cancelli. Dal 22 maggio al 6 giugno La Maddalena ospita le regate della Louis Vuitton Trophy. L’occasione, pure questa finanziata con soldi pubblici, per il lancio ufficiale del “porto spettacolare del futuro”, come pubblicizzano i manifesti. Infatti, concluse le gare, le strutture a cinque stelle saranno disponibili soltanto in futuro. Non prima di un anno. E’ un inizio un po’ zoppo del nuovo polo turistico affidato in concessione per 40 anni alla Mita resort della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Il canale e il bacino interno sono interdetti alla navigazione. I pochi yacht, le barche a vela e a motore devono ormeggiare nel bacino esterno, davanti alla Main conference. E la mattina di martedì primo giugno succede qualcosa di strano. L’acqua in cui si riflette l’opera simbolo progettata dall’architetto Stefano Boeri diventa nera. La partenza di uno yacht di appoggio alla regata fa risalire dai fondali nuvole dense che colorano il mare. Non è solo sabbia, che nell’arcipelago è ovunque chiara. Questi turbini sono oleosi, molto scuri e tendono a rimanere sul fondo.

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