Energia: in nome dell’anidride carbonica

18 Settembre 2010
3 Commenti


Gonario Francesco Sedda

Tra i buoni motivi per un ritorno al nucleare secondo l’attuale governo [www.governoberlusconi.it; “Ritorno al nucleare: energia pulita a costi più bassi” (30 luglio 2010)] vi sarebbe questo: «il nucleare è energia pulita, non inquina perché non produce anidride carbonica». Ma questa affermazione è ingannevole. Non perché sia completamente falsa, ma perché si serve di una ‘parziale’ verità (non produce anidride carbonica) per trarne una conseguenza fuorviante (energia pulita, non inquina).
Se per “nucleare” si intende la reazione di fissione, allora è indiscutibile che non produce anidride carbonica. Ma se per “nucleare” si intende l’intera filiera, allora non si può dire che sia nulla l’emissione di questo gas a effetto serra. La preparazione del sito (escavazioni e movimento terra, dotazione di infrastrutture interne e di collegamento), le costruzioni edilizie necessarie, la produzione del reattore stesso e dell’intero impianto, il recupero del minerale uranifero e la sua lavorazione fino all’uranio arricchito, i processi di ultracentrifugazione dell’esafluoruro di uranio e la sua trasformazione in barrette di biossido di uranio, il riprocessamento del ‘combustibile’ esaurito sono possibili solo sulla base di grandi quantità di energia prodotta con emissione di anidride carbonica. La filiera nucleare parte dunque con un “grande debito iniziale” nei confronti dell’ambiente, è accompagnata da una quota di emissioni di anidride carbonica connesse al suo esercizio (preparazione del ‘combustibile’ in tutte le sue fasi, eventuale riprocessamento, gestione delle scorie) e finisce ancora con un debito di emissioni connesse ai lavori di smantellamento. La restituzione del debito iniziale avverrà nel tempo a scapito della quota “risparmiata” in quanto la fissione “non produce di per sé” anidride carbonica aggiuntiva. Dunque, in questi termini, il “nucleare” non produce il principale gas a effetto serra; ma ciò non vuol dire che non inquina, che è energia pulita. È veramente singolare questo modo di considerare “il pulito”. Si producono scorie radioattive invece di anidride carbonica e si pretende che l’energia elettronucleare “rimanga” pulita e non inquini. Qui il dito che indica la luna non viene agitato per distrarre l’osservatore, ma viene messo così vicino ai suoi occhi da nascondergli l’esistenza stessa della luna.
Il problema dello smaltimento delle scorie radioattive non ha ancora trovato soluzioni sicure e le notizie periodiche di fughe radioattive dalle centrali in esercizio allarmano, nonostante gli sforzi tesi a minimizzare il loro effetto sull’ambiente e sulla salute.
D’altra parte la tendenza a un cambiamento climatico globale è in atto e una diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra (in particolare anidride carbonica) non è più rinviabile. Ma ciò non vuol dire che qualsiasi intervento di riduzione di tali emissioni su base settoriale sia di per sé giusto o che possa essere caricato di un valore salvifico. Occorrerà tener conto anche degli aspetti negativi e fare un bilancio costi-benefici.
Una cosa è dire, a proposito del “nucleare”, che non produce anidride carbonica e perciò dà energia pulita e un’altra cosa è dire che non produce anidride carbonica, ma lascia in eredità scorie radioattive che sono pericolosissime e per le quali non sono state ancora trovate soluzioni sicure.
Comunque non è detto che un intervento settoriale – e qui parliamo di produzione di energia elettrica che in Italia rappresenta circa il 20% dei consumi finali e di cui il nucleare dovrebbe essere solo il 25% qualora il programma governativo venga del tutto realizzato – determini di per sé una riduzione dell’emissione “totale” di anidride carbonica. Questa è il risultato di diversi apporti settoriali e per una sua riduzione è necessario un controllo su tutte le fonti. Potrebbe succedere che il “risparmio da nucleare” lasci più spazio alle dinamiche di crescita delle emissioni negli altri settori senza ottenere una riduzione dell’emissione totale.
Sembra che l’attuale governo, più che imboccare la strada di una reale difesa dell’ambiente, usi la questione ambientale come ingrediente di una comunicazione ingannevole tesa a rendere “amichevole” e “premurosa” la voglia mercantile di un blocco industriale italiano nuclearista che in Europa e nel mondo non ha mai smesso di fare affari nella componentistica del settore e che preme per tornare a farli anche in casa propria … in nome dell’anidride carbonica.

3 commenti

  • 1 vale
    18 Settembre 2010 - 11:25

    http://www.challenge.nm.org/archive/08-09/finalreports/67.pdf

    custu podi serbiri po ndi bogai a pillu is faulas de Veronesi ?

    All radioactive isotopes go trouth a specific half-life and emit alpha and BETA particles that are dangerous if exposed to living organisms

  • 2 vale
    18 Settembre 2010 - 11:51

    culurgiones con arrescottu e alluminiu

    Burrida a s’allumiu

    Fai buddia cun allu e alluminiu

  • 3 vale
    18 Settembre 2010 - 12:01

    Tra i partners che sostengono finanziariamente la Fondazione Veronesi anche Pirelli ed Eni, importanti nomi del settore petrolifero e Mondadori Spa. Poi anche la società Autostrada Ligure Toscana e VEOLIA Environnement, importantissima multinazionale francese che costruisce, tra l’altro, discariche ed inceneritori di rifiuti e detiene il 49% della società Tecnoborgo Spa di Piacenza che gestisce l’inceneritore di rifiuti di questa provincia ed il 60% della Energonut che gestisce l’inceneritore di Pozzilli (Isernia - Molise).

    Pitticcu su tzazzagoni

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