Macché identità, viva l’apolidia!

17 Settembre 2010
19 Commenti


Andrea Pubusa

Con tutto il rispetto, non capisco i sardi che professano con orgoglio la loro identità. Li considero degli idealisti con la testa fra le nuvole, persone che non vedono la realtà, che prescindono totalmente dal presente, che vivono in un mondo inesistente.
So di dire cose gravi, ma le dico lo stesso. Se guardiamo la Sardegna d’oggi vediamo che tutto è in vendita. Niente è più attuale di quel manifesto di Nivola degli anni ‘60 in cui l’immagine della’isola è ricoperta completamente dalle scritte “venduto” “vendesi” “da vendere”. D’estate mi capita di fare qualche giro ed in effetti il messaggio più diffuso e insistente è proprio questo: si vende, si svende, milanese cercasi, ma vanno bene anche i veneti e i piemontesi. Le grandi famiglie sarde, titolari di grandi patrimoni immobiliari sulle coste, hanno abbandonato la responsabilità che pure deriva loro dal possedere un patrimonio capace d’intrapresa, e così fanno anche i piccoli. Sperperano il loro patrimonio (che poi sono pezzi pregiati di sardegna) anziché salvaguardarlo e valorizzarlo anche sul piano economico. Succede così che, salva qualche rara eccezione, le iniziative nel settore turistico sono in capo ai continentali. C’è un assalto al territorio che in tutti, dai proprietari grandi e piccoli agli amministratori, denota non solo incultura, cattivo gusto e mala amministrazione, ma anche un profondo odio verso il primo fattore d’identità: la Sardegna.
Ed allora, scusate, identitari di tutte le bandiere se mi chiamo fuori dal coro e mi dichiaro convintamente apolide.
Se poi passiamo al piano politico, una domanda viene spontanea. Di grazia, chi sarebbe il custode di questa identità? Il Psdaz? E quale sarebbe la nostra identità se questo partito ne fosse il simbolo? E’ eccessivo rispondere il servilismo. Neppure la tzeracchia, perché su tzeraccu o sa tzeracca lo erano per necessità, per bisogno, ma spesso servivano con grande dignità. E si impegnavano per migliorare la loro condizione.  No questo è servilismo allo stato puro, volontario, scelto,  perché dettato dal voler l’osso in cambio di una svendita di qualsiasi ideale, ammesso che il Psdaz ancora ne abbia.
Il paradosso è che i sardisti sono servi di servi, del PdL che ha un unico padrone ed espelle chi chiede un partito in cui si possa discutere. Sono servi di terzo o quarto grado. Non servono il padrone, ma i servi del padrone. Non principi né conti o marchesi, ma valvassini, col compito di controllare, corrompere, spesso affamare i sardi, anziché organizzarli in una prospettiva di sviluppo e liberazione.
Ma - mi obietterà qualcuno - c’è l’opposizione, c’è la sinistra. La loro identità può essere la nostra. No, cari amici, la sinistra o è organizzazione di masse su un programma o non è. E’ organizzazione di idee e di uomini, E’ movimento sociale su obiettivi di eguaglianza e di avanzamento delle classi subalterne. Se non è questo, non è. Non ha alcuna identità per il semplice fatto che non esiste. Ed oggi i partiti di sinistra semplicemente non sono perché non solo non sono tutto questo, ma i loro dirigenti sono precisamente coloro che hanno distrutto quanto di organizzaato esisteva e si muoveva nel nostro paese e in Sardegna. Lo hanno fatto con furia ed odio, si sono privati anche loro della dignità e dell’identità. In Sardegna siamo poi al paradosso: gran parte della c.d. sinistra, compresa quella sedicente radicale, ha voluto con forza un padrone e in tanti lo vogliono ancora e criticano con veemenza i dissenzienti, noi che non lo vogliamo, mentre la sinistra è nata per abbattere tutti i padroni, non solo come singoli, ma come classe!
Ed allora siamo seri, anche a volerlo essere, non si può essere identitari perché non esistono identità collettive e organizzate. In questo ambiente l’unica condizione di libertà è l’apolidia. Ecco perchè sono orgogliosamente apolide, sentimentalemnte, geograficamente e politicamente. In fondo, torno ad un mio amore giovanile: mi intriga di più  e mi sembra più attuale nel mondo globalizzato il vecchio “Proletari di tutto il mondo unitevi!”.

19 commenti

  • 1 Francesco Cocco
    17 Settembre 2010 - 07:16

    Le conseguenze nefaste che il direttore mette in evidenza dipendano proprio dalla CARENZA d’ identità. Cioè dalla mancanza di coscienza di sé. Se i Sardi avessero più senso della propria identità non svenderebbero sé stessi a partire dalle cose materiali che caratterizzano la storia, l’ ambiente, il paesaggio. Giudico quella del direttore una provocazione che mi auguro possa servire ad acquisire più IDENTITA’ che può aiutarci a non venderci al primo venuto (da fuori o da dentro) che ci offre perline luccicanti.

  • 2 Antonello Gregorini
    17 Settembre 2010 - 09:30

    Il tuo discorso non fa una grinza però, senza identità, senza la ricerca di un motto d’orgoglio responsabile, che fine faremo?
    Se lasciamo dissipare ogni aspirazione d’autonomia per noi, Sardi, abitanti di quest’isola, non ci sarà alcuna speranza di un futuro politico ed economico migliore.
    Non abbiamo scelta, dobbiamo tenerci stretta la nostra IDENTITA’.

  • 3 Bomboi Adriano
    17 Settembre 2010 - 09:56

    Ad esempio iniziando a non pendere dalle labbra di Vendola ma pensando ad un progetto politico SARDO, in grado di valorizzare proprio quell’identità (non politica) ma territoriale, costituita sia da elementi endemici e non. Materiali ed intellettuali.
    E quindi ricercando la sovranità anche nelle competenze che oggi vengono intermediate dallo Stato. L’identità (quella vera) non sta certo chiusa negli angusti spazi di un partito.

    E’ una provocazione naturalmente.

  • 4 Antonello Gregorini
    17 Settembre 2010 - 10:24

    Direttore,
    Io auspico la nascita di un grande Partito dei Sardi. Egalitario, Inclusivo, Innovatore e Creativo, “in grado di valorizzare proprio l’identità territoriale” e di interessi economici.

  • 5 vale
    17 Settembre 2010 - 10:27

    Sia ancora più spietato…

    guardi alle basi militari e a ciò che ha sempre votato anche la sinistra…tiri a se stesso e ai responsabili dei bei Perdigones de fogu

    Vale

  • 6 Marco F. L.
    17 Settembre 2010 - 10:41

    Satta nel suo libro più fortunato scrisse che oramai i sardi sono semplicemente coloro che abitano la Sardegna, erano gli anni 70. Oggi è certamente ancòra più veritiera quella affermazione. Provocazione o no, non capisco come il progetto politico del governo di un territorio debba passare attraverso la ricerca di un nazionalismo. Che il “sardismo” aiuti particolarmente la salvaguardia ambientale? Che il “sardismo” incida particolarmente sull’occupazione isolana? Identità territoriale? Credo che queste siano sovrastrutture solamente, di alcun aiuto rispetto ai problemi che sono comuni all’amministrazione di qualsiasi territorio.

  • 7 vale
    17 Settembre 2010 - 10:46

    “E’ movimento sociale su obiettivi di eguaglianza e di avanzamento delle classi subalterne. Se non è questo, non è”

    infatti

  • 8 vale
    17 Settembre 2010 - 10:54

    Arturo Parisi secondo lei sa cosa siano i diritti dell’uomo?

  • 9 vale
    17 Settembre 2010 - 10:56

    Mi sa che io sono un’insetto idealista e voi siete tra le nuvole

    ma si sa l’insetto non riesce a vedere i cartelli che ha visto lei …però muore avvelenato

  • 10 vale
    17 Settembre 2010 - 11:00

    http://www.letturefantastiche.com/il_comportamento_animale_uno_sguardo_all_etologia_dalle_origini_a_oggi_passando_per_charles_darwin_2.html

    ah l’etologia che scienza meravigliosa

  • 11 vale
    17 Settembre 2010 - 11:01

    Si noti che il comportamento di tipo vendicativo è stato osservato, ad oggi, soltanto in Homo Sapiens.

  • 12 vale
    17 Settembre 2010 - 11:07

    Se però al gruppo di galline si aggiungono nuovi individui, l’ordine di beccata deve essere ristabilito daccapo.

    W la democrazia

  • 13 vale
    17 Settembre 2010 - 11:19

    Dissento!!

    non si può essere identitari perché non esistono identità collettive e organizzate

    esiste come esiste un’inconscio e un conscio collettivo

  • 14 vale
    17 Settembre 2010 - 11:25

    W l’apolidia e il superconscio…

    ma di cammino da fare ne abbiamo eh

  • 15 Enea Dessì
    17 Settembre 2010 - 15:35

    Caro Andrea, quest’anno sono stato, per lavoro e per vacanza, in Libia, negli USA, in Estonia e in Lettonia, in Finlandia e in Russia, in Germania, in UK, in Spagna e Portogallo. Tutti i mesi ritorno nel nostro Sulcis dove anch’io sono nato e dove ritrovo i miei affetti, i miei amici e, diciamo pure il mio cuore, i miei profumi e i miei ricordi. Ma sono sempre incazzato perchè quando sento parlare di Carbone, di metallurgia, di industria, di CIG e di disoccupazione mi fumano i c…. A 17 anni, da giovane comunista, leggevo i classici del marxismo e devo dire grazie a quelle letture se oggi mi ritengo un buon conoscitore delle leggi lella domanda e dell’offerta, delle dinamiche che generano il prezzo e il profitto, del pro e del contro del capitale accumulato. Per farla breve chi diede un milione di lire alla Microsoft nel 1982, nel 1999 aveva accumulato 19 miliardi. Ma la Microsoft, e tutti gli altri (Apple, Google, Nokia,ecc. ecc.) senza il sostegno finanziario anche dei piccoli risparmiatori sarebbero mai riusciti a innescare la rivoluzione tecnologica che ha consentito al globo tali e incredibili trasformazioni? E’ vero, anch’io stamattina mi sono sentito un imbroglione tra gli imbroglioni per aver scomesso sul ribasso dell’euro acquistando 200 mila dollari sulla piazza di Nicosia per non pagare le tasse. Sono un apolide? Sono un evasore fiscale? Sono un PdM (pezzo di m…)? Io sò soltanto che il mondo gira, come sempre, nel bene e nel male ma sò anche che più le società sono libere e più sono ricche, so che le società più sono istruite e più ricercano la felicità, sò che più le società sono svincolate dal potere e più sono creative. Smettila anche te con questa storia della destra e della sinistra! Dobbiamo combattere il male impegnando risorse per costruire università, per creare innovazione, cultura e bellezza; dobbiamo creare il nuovo sfruttando i mezzi del sapere e del conoscere per sconfiggere tutta quella robaccia che ogni giorno ci viene trasmessa via etere e che purtroppo dal popolo proletario viene richiesta. O pensi davvero che gli elettori del signor B siano i ricchi e i padroni? Sull’identità ripeto che giro il mondo in lungo e in largo ma la mia terra è la mia terra e quando posso sono lì anche se è il posto dove ho raccolto le mie più grandi fregature e le mie più grandi delusioni. La ami quando la senti lontana.

  • 16 Bomboi Adriano
    17 Settembre 2010 - 16:08

    Idem come viaggiatore…condivido le parole di Enea Dessì.

  • 17 Michele Podda
    17 Settembre 2010 - 23:47

    Oh Andria, ma de ue ses? Inue se naschìu? E inue ti ses pàschiu, vida vida?
    Pro a mie, tue, o ses macu, o bendes pira!
    Pèssati cante cante, e torra in sensos.

  • 18 Massimo Marini
    19 Settembre 2010 - 20:50

    Ma in questo pezzo si confonde clamorosamente identità con rappresentanza. Il declino della seconda incide sulla prima, inevitabilmente, mortificandola nell’incapacità di rinnovarla e riproporla. Ma non si possono intercambiare con questa nonchalance i due concetti.

  • 19 Democrazia Oggi - Dibattito statutario: che vergogna! Ci vuole altro
    29 Settembre 2010 - 09:47

    […] accompagnate da una pratica diffusa di autonomia e indipendenza dallo Stato. Sennonché, ahinoi!, come già abbiamo avuto modo di dire, ci troviamo di fronte ad una maggioranza regionale incentrata su un partito, il PDL non solo […]

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