Le cause della bassa propensione alla crescita della Sardegna?

21 Settembre 2010
11 Commenti


Gianfranco Sabattini

E’ vero che i sardi sono sempre stati vittime della loro autoctonia? E’ difficile rispondere a questo interrogativo. Al riguardo, il Professor Francesco Cesare Casula sostiene che il rifiuto del nuovo dei sardi è da ricondursi alla mancata affermazione di uno spirito autoctono. Questa mancata affermazione deriverebbe da due eventi negativi che avrebbero determinato una traumatica interruzione, sia della crescita materiale, che dello sviluppo culturale e politico della Sardegna. Il trauma avrebbe tratto origine da una sconfitta e da una perdita. La prima sarebbe derivata dalla sconfitta dei Giudicati e, segnatamente da quello di Arborea, da parte dei catalano-aragonesi; mentre la seconda sarebbe derivata, non tanto dalla rinuncia nel 1847, a seguito della perfetta fusione con gli altri Stati della federazione del Regno Sardo-Piemontese, all’autonomia del Regno di Sardegna, che era valsa ad assicurare ai sardi una individualità storica, ma dalla perdita, nel 1861, del Regno stesso. Ciò perché quest’ultimo sarebbe stato sacrificato sull’altare dell’Unità d’Italia.
Due eventi, la sconfitta giudicale e la perdita del Regno, che avrebbero determinato una automatica interruzione della crescita e dello sviluppo dei sardi e una deviazione della loro evoluzione verso esiti disfunzionali. Fatto, quest’ultimo, che avrebbe giustificato, dopo il 1946, la pretesa di veder soddisfatto il “pacchetto rivendicativo” con il quale i sardi avrebbero dovuto riparare ai danni subiti a seguito della sconfitta dei Giudicati e dalla perdita del Regno. Com’è noto, la rivendicazione è stata tacitata con la concessione all’Isola dello Statuto speciale e con l’assegnazione di trasferimenti addizionali di risorse da parte dello Stato italiano. Tuttavia, malgrado l’ottenimento dello Statuto speciale e dei trasferimenti addizionali, la Sardegna è rimasta al “palo”. Perché?
Coloro che non condividono, nella narrazione della storia contemporanea della Sardegna, l’enfatizzazione della presunta traumatica interruzione della crescita materiale e dello sviluppo culturale e politico della Sardegna a causa soprattutto, della perdita dell’Autonomia del Regno, prima, e del Regno stesso, successivamente, sono “assimilati” da Casula ai contadini del XVII secolo di fronte al cambio del paradigma posto a fondamento della nuova “narrazione” della struttura del cosmo, resa possibile dalla sostituzione dell’ipotesi geocentrica tolemaica con l’ipotesi eliocentrica copernicana-ticoniana-kepleriana. I contadini del XVII secolo, secondo la similitudine improponibile di Casula, a fronte della nuova teoria cosmologica, avrebbero mostrato la più assoluta indifferenza in quanto, utilitaristicamente, come fanno coloro che non condividono la narrazione della storia contemporanea della Sardegna secondo Casula, avrebbero continuato ad accettare, in luogo della “verità” delle nuova teoria cosmologica, l’“utile verità” della vecchia teoria tolemaica; e ciò, in quanto per essi, secondo Casula, risultava sufficiente una “narrazione cosmologica” che avesse solo dato conto dell’alternarsi del giorno con la notte, dato che questo fenomeno risultava “utile” e “sufficiente” per la finalità del loro sostentamento attraverso coltivazioni che abbisognavano delle luce fornita dal sole.
La similitudine, non solo è improponibile, ma è anche infondata. Mentre è stato del tutto naturale che i contadini del XVII secolo siano rimasti “estranei” alla formulazione della nuova teoria cosmologica, in quanto privi delle conoscenze necessarie per partecipare alla sua formulazione, non è stata naturale la loro estraniazione, quando si è verificata, ai processi sociali che li ricomprendeva; quando l’estraniazione si è verificata, essa si è trasformata nella “madre” di tutti i problemi delle eventuali formazioni statuali delle quali i contadini sono divenuti parti integranti, in quanto appunto risultato finale di un processo che ha visto il consolidarsi, all’interno di quelle formazioni statuali, delle posizioni dominanti di alcuni gruppi sociali nei confronti di altri gruppi.
Per tutti questi motivi, perciò, i sardi del XXI secolo, per capire il perché della loro condizione attuale, non possono accettare una narrazione del loro passato fondata su presunti “falsi ed inganni storici” che sarebbero derivati dalla dinamica dei “blasoni nobiliari” o dalla dinamica di “scatole istituzionali” al presente svuotate di ogni contenuto; devono, invece, capire perché, e in che modo, i loro predecessori del XIX secolo sono stati estraniati dai processi sociali che li hanno direttamente coinvolti e che hanno messo capo alla formazione del nuovo Stato italiano. La storia contemporanea della Sardegna secondo la “Terza via” di Casula, perciò, fondata su “scatole vuote” non è, né “utile”, né “vera”; e nei limiti in cui può essere valutata formalmente “vera”, non serve perché “vuota”.
Ai sardi di oggi, quindi, serve una storia contemporanea della loro terra che consenta di individuare i limiti del processo sociale e politico che ha loro impedito una partecipazione diretta ed attiva alla formazione dello Stato italiano.

11 commenti

  • 1 Vale
    21 Settembre 2010 - 08:15

    Nuova narrazione della struttura del cosmo? Ma quante tracce ci sono nella nostra cultura dei pozzi e dei nuraghi ? A me pare che con le armi ci abbiano sempre costretto a fare dei passi indietro..E non erano affatto popoli evoluti ma solo forti militarmente mentre a noi di sopraffare gli altri per ricchezza e potere non ci interessava allora ne’ oggi

  • 2 Vale
    21 Settembre 2010 - 08:26

    Io non provo nessuna invidia per le regioni fortemente industrializzate ed energivore e’ probabile che siano le prime a implodere. Credo che il sud e le isole abbiano un potenziale maggiore di sviluppo equo

  • 3 vale
    21 Settembre 2010 - 10:28

    vado OT ma forse c’entra a proposito di vittorie e di sconfitte su una notizia che ho letto solo ieri perchè io i giornali li leggo e non li leggo

    NUORO. Minacce di morte per il deputato Bruno Murgia. Contenute in una lettera anonima racapitata ieri mattina nella redazione nuorese della Nuova Sardegna. La lettera, scritta a mano in stampatello e lunga quattro facciate di foglio protocollo, accusa il deputato di militarizzare la città a causa dell’annunciato progetto di portare a Pratosardo un reggimento della Brigata Sassari, illustrato nei giorni scorsi dal sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga, dal sindaco di Nuoro Sandro Bianchi e dallo stesso Murgia. A finire nel mirino è però il deputato nuorese. Che viene ricoperto di minacce e insulti. Particolamrmente inquietante la parte in cui l’anonimo autore della lettera dice di aver già contattato due ragazzi di un paese disposti a uccidere Murgia per 1000 euro a testa. Le deliranti minacce di morte continuano poi rivolte anche al sindaco Sandro Bianchi. Sulla vicenda indaga la Digos

    (fonte la nuova)

    ovviamente mi dispiace per Bruno Murgia non credo nel valore della violenza in nessun caso.
    Ma vorrei andare oltre e sapere da voi perchè a fronte di progetti che permettevano uno sviluppo culturale si sia optato per l’ennesima caserma d’artiglieria.
    Ho l’impressione che ci siano persone che non vogliono crescere :

    non cresce chi fa o mette in atto minacce

    non cresce neppure chi è cresciuto a pane e collezione di soldatini come Giuseppe Cossiga

    non cresce neppure chi si sente in debito costante con chi ritiene essere un eroe da risarcire in qualche modo

  • 4 vale
    21 Settembre 2010 - 10:36

    Ho postato stamattina presto due messaggi che riscrivo a proposito della nuova narrazione della struttura del cosmo
    Ma quante tracce ci sono nella nostra cultura dei pozzi e dei nuraghi? a me pare che con le armi ci abbiano sempre costretto a fare dei passi indietro. E non erano affatto popoli evoluti ma solo forti militarmente mentre a noi di sopraffare gli altri per ricchezza e potere non ci interessava allora nè oggi.
    Non provo nessuna invidia per le regioni fortemente industrializzate ed energivore, credo che il sud e le isole abbiano un potenziale maggiore di sviluppo equo

  • 5 vale
    21 Settembre 2010 - 10:36

    Mi spiace ma nella scelta di Bruno Murgia c’è sopraffazione …inconsapevole ma c’è

  • 6 vale
    21 Settembre 2010 - 10:47

    una rilettura del ribelle di Junger è vivamente consigliata .

  • 7 vale
    21 Settembre 2010 - 10:49

    In definitiva possiamo dire che con il Trattato del Ribelle Jünger ci consegna un’immagine della foresta (che ritroviamo spesso anche nella mitologia e nelle fiabe europee, a testimonianza di quanto sia radicato nel nostro animo il simbolo del bosco), come luogo in cui l’uomo diviene sovrano di sé, ritrovando il contatto con quei poteri che sono superiori alle forze del tempo

    e invece no …niente bosco per la destra…caserma d’artiglieria

  • 8 Francesco Cocco
    21 Settembre 2010 - 11:17

    La storia viene spesso utilizzata per piangerci addosso e non già per andare oltre i nostri condizionamenti. Credo siano maturi i tempi per superare tanti nostri limiti, compresa la fase infantile del sogno. L’articolo di G. Sabattini è un utile stimolo in tale direzione.

  • 9 vale
    21 Settembre 2010 - 12:20

    Dai quelli doppi cancellateli

  • 10 vale
    21 Settembre 2010 - 12:49

    :) mi sono dimenticata is perdas fittas

  • 11 vale
    21 Settembre 2010 - 13:13

    due paroline in più su questa frase

    non cresce chi fa o mette in atto minacce

    ovviamente non ho escluso che possano essere vere o false e strumentali …che di questi mezzucci se ne sono già visti

    cerebralmente sottosviluppati in entrambi i casi

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