Non esiste un caso Cagliari, esiste un caso PD

2 Febbraio 2011
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Andrea Raggio

Continuiamo a riflettere sulle primarie cagliaritane con un intervento di Andrea Raggio. Cresce intanto una consapevolezza nel centrosinistra sardo, e cioè che queste primarie cagliaritane  più che una bella prova di democrazia sono state una impietosa manifestazione delle debolezze e dei vizi del cemtrosinistra nel capoluogo, quale riflesso dei suoi tanti mali non solo locali. Anzitutto, una profonda debolezza dello schieramento nel suo complesso rivelato dal numero dei votanti. I 5 mila di Cagliari eguagliano quelli di Carbonia, che però ha meno di 30 mila abitanti.  La seconda evidenza è costituita dalle divisioni che si sono tradotte in varie vendette trasversali. Cabras non solo è stato poco sostenuto dai suoi, ma ha subito l’evidente boicottaggio dei soriani e anche di non pochi ex margheritiani. E - come si sà - quando c’è disamistade, sangue chiama sangue. Ci sono dunque alle viste altre imboscate.  In questo caso, però, a tutto vantaggio della destra. Infine, al di là della novità, diciamoci una verità: dietro Massimo Zedda c’è poco o nulla. Siamo per il rinnovamento, bene che Cabras sia stato battuto, male che il PD non abbia cercato persone nuove e competenti. ma il giovanilismo fine a se stesso non porta da nessuna parte. Ad essere sinceri ci sembra emergere un gruppetto di politici di professione, che differiscono da Cabras solo per l’età, non nel modo di far politica e sopratutto nel rapporto con la politica, intesa più come occupazione di spazi di potere che come servizio. Per essere servizio la politica deve accompagnarsi ad un serio impegno negli studi, nella professione, nel lavoro. L’homo civicus è sempre stato quello che, partendo da una sua chiara collocazione sociale, dedica il suo tempo libero alla comunità. E la parte sana dei giovani - ne abbiamo visto tanti anche nelle lotte studentesche e operaie di questi mesi - su questo fonda le proprie aspettative e il proprio stile di vita. Le scorciatoie di qualunque tipo (ed oggi ne vediamo tante e di tutti i generi) muovono da una furbizia comune: trovare, con qualche artifizio, la via al facile vivere senza far niente e senza impegnarsi su nulla, giocando solo sulle parole e sull’immagine. Ma questo modo di fare con la sinistra non ha niente a che vedere, presto o tardi fa emergere il politicismo. 
Ed allora prendiamo atto, con grave preoccupazione, che mentre Cagliari, la Sardegna  e il Paese hanno bisogno di una grande svolta, nel centrosinistra c’è un lavoro immenso da fare sui programmi e fra la gente. E per far questo non bastano i dati anagrafici, che pure sono importanti, ci vuole il cervello. Ed è questo che ora sopratutto serve mettere in campo, almeno da parte di chi ne ha. (red)
Ecco ora la riflessione di Andrea Raggio.  
   

Il segretario regionale del PD, di fronte al risultato delle primarie che “vede il PD vincere in tre comuni su quattro” trae la conclusione che “esiste un caso Cagliari, ma non un caso PD”. E aggiunge: “La palla va ora alla coalizione per la discussione.” Che significa? Che il risultato delle primarie può essere disatteso? Sono sorpreso e preoccupato. E con questo spirito che il partito va alla battaglia elettorale nel Comune più importante della Sardegna?
Il risultato delle primarie di Cagliari parla chiaro: una parte consistente del PD ha votato per Massimo Zedda contro la candidatura ufficiale del partito o si è astenuta. Ciò è dovuto al fatto che i dirigenti del partito non solo hanno sottovalutato la spinta al cambiamento che anima la base ma, arroccandosi sulla candidatura di Antonello Cabras, hanno anche commesso l’errore di dare del PD un’immagine non vera, quella di una formazione incapace di mettere in campo altri buoni candidati. La ragione di questa scelta suicida è un mistero politico, uno dei tanti misteri che hanno segnato e segnano la nascita e la vita del PD in Sardegna.
E’ ora di smetterla di considerare Cagliari come una città conservatrice e assenteista. Mai forse come in quest’occasione gli elettori hanno, invece, manifestato una volontà di rinnovamento. Zedda ha vinto perché ha fatto leva su questo sentimento. Persino il centrodestra sembra promettere un restyling della propria immagine con la proposta di una candidatura espressa non dal PDL ma da un altro partito della colazione.
Le primarie hanno detto chiaramente che il candidato del centrosinistra, di tutto il centrosinistra, è Massimo Zedda. Il PD ha il dovere di sostenerlo senza riserve, con convinzione.

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