Le due anime del PD

29 Marzo 2012
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Aldo Lobina

La deriva del Partito Democratico è sotto gli occhi di tutti. Subisce continuamente i diktat (uso il tedesco non a caso) del governo dei professori, con malcelato senso di inadeguatezza di chi sa di non aver studiato abbastanza e non avere un progetto fattibile da presentare al corpo elettorale. Con l’ insufficienza di chi non è disposto a rinunciare a vergognosi privilegi e non ha il coraggio di riconsiderare quanto sia pernicioso per lo Stato sostenere una minoranza di boiardi di Stato, che comprendono, insieme a questa vecchia e impotente classe politica, funzionari pubblici prebendati, lontani mille miglia dal mondo del lavoro e della disoccupazione. Misera condizione per i nipotini di Gramsci e di Don Sturzo! Che sembrano non vedere al di là del loro naso.
Neppure l’idea delle primarie e la sua attuazione ha aiutato a rafforzare la proposta di rappresentanza. Perché, al di là delle sorprese indesiderate, esse non sono state sempre accompagnate da un chiaro proposito programmatico che dovrebbe legare ogni candidato alle priorità che si propone di affrontare. Insomma la nostra democrazia, se ancora così possiamo definirla, è fatta di troppe deleghe in bianco, è sempre di più priva di utili connessioni tra eletto ed elettore. Cioè di programmi.
E’ povera cioè di quel quid che si chiama partecipazione, che detta i programmi, con discernimento, dopo attenta valutazione. Sempre che si abbia l’onestà di ottemperare al risultato partecipativo.
Ricordo con fastidio lo stravolgimento del verdetto referendario che manifestò la volontà popolare di non finanziare i partiti . Stravolgere la volontà popolare con artifizi di legge senza che chi di dovere vi si opponesse, ha significato l’effettiva negazione di una indicazione precisa, democratica. Determinata dalla forza del popolo, tradito proprio da chi ne avrebbe dovuto rispettare la volontà.
La storia della seconda repubblica, che agonizzante getta la spugna, consegnando il governo del Paese a signori ancora più slegati dai problemi quotidiani della gente comune, non è ancora finita. Purtroppo!
Ai cittadini sono stati chiesti sacrifici pesantissimi con vaghe promesse di sviluppo. Come per tutte le promesse ci toccherà pazientare non poco noi e soprattutto i nostri figli. I tempi della politica sono infatti lunghi e non è detto che le medicine somministrate al cittadino - paziente giovino poi davvero a tutta la Comunità. Soprattutto se i dottori che si preparano a prescriverle nel tempo sono come gli esponenti del PD, animato da due entità, attratte fortemente l’una dalle politiche di centro - destra, l’altra da quelle di sinistra. In questa schizofrenia sta l’impotente leadership di Bersani, ostaggio di Alfano- Berlusconi, Monti, Letta e Casini . In questa schizofrenia sta la profonda delusione di molta parte dell’elettorato di centro sinistra che farà riferimento a Italia dei Valori e a Sel nella migliore delle ipotesi o si rifugerà in uno sterile, ma pericoloso astensionismo.
La vertenza sull’articolo 18, che vede il PD, tutto il PD, fare il muso duro contro la decisione del Governo, arriva tardi.
L’Ulivo fu una bella intuizione. Potrebbe essere riproposto con molta buona volontà. Se il PD non avrà il coraggio di risolvere le sue contraddizioni interne , se insieme agli altri partiti afferenti al centro sinistra, ormai maturi, non rinnoverà la sua classe dirigente, indirizzandola a rivoluzionare l’intera organizzazione statale (istituzioni, scuola, lavoro, pensioni, sanità, banche, trasporti etc) temo per la tenuta democratica del nostro Paese.

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