Walter, perché non ti sei ritirato da piccolo?

17 Ottobre 2012
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Amsicora

Il ritiro di Veltroni? Bello! Ma tardivo, fuori tempo massimo. Il grande gesto il nostro lo avrebbe dovuto fare prima di compiere i disastri che ha prodotto. Prima ha lavorato alacremente a distruggere quel grande patrimonio organizzativo, ideale e morale che è stato il PCI, poi ha contribuito in modo rilevante a mettere l’Italia in mano al Cavaliere, dando una mano alla sinistra a scomparire perfino dal Parlamento nazionale. Certo, i Bertinotti, i Ferrero e i Diliberto hanno spinto con tutta la loro forza e “intelligenza” in questa direzione, ma l’autosufficienza elettorale di Walter è stata la trovata decisiva per prendere due piccioni con la classica unica fava: far vincere il Caimano e marginalizzare ulteriormente la sinistra. L’egemonia berlusconiana senza Walter non è spiegabile.
Se si fosse dimesso prima forse tutto questo non sarebbe stato. Sì, perché per fare tutti questi disastri l’imbecillità deve essere alta. E Walter quest’altezza l’ha raggiunta e superata.
Massimo invece è titubante. Si sente un padre della patria. Anche lui si assegna il grande merito di aver espunto qualsiasi carattere alternativo alla sinistra in Italia, di aver concorso a creare questo mollusco, senza spina dorsale e anima, che è il PD. Sono riusciti questi due a fare quanto tutte le centrali di destra mondiali, perfino il fascismo, non erano riusciti a fare in cent’anni: eliminare dal panorama italiano un partito dei lavoratori. E i risultati si vedono. La miserevole condizione delle masse popolari oggi è merito principalmente loro. Soltanto l’esistenza di un grande e vero partito della sinistra avrebbe impedito lo scempio dei diritti e della democrazia che è sotto i nostri occhi.
Obietterete che il vento dell’iperliberismo è stato forte e irresistibile. Ed è vero.  Ma in Germania, Francia, Spagna e perfino in Inghilterra i partiti di ispirazione socialista, anche se scoloriti, esistono. E ogni tanto vincono le elezioni. Certo non ci danno il socialismo, cambiano poco, ma temperano il liberismo estremo. Qui no, neanche la memoria, anzi qui c’è la damnatio memoriae di un grande patrimonio di lotte e di conquiste delle classi subalterne, che ci hanno dato la la Repubblica, democrazia e la Costituzione.
Ed alfine i nostri sono riusciti in un’opera quasi impossibile: dare una chance di guida dell’opposizione ad un homo ridens, la cui vacuità  è pari al suo attivismo.
Volete saperne una? Mi piace di più Bersani. Questa sua partenza dal distributore, dove il padre si è arrabattato una vita alla pompa per tirar sù onestamente la famiglia, è un’immagine che mi è piaciuta. Bersani è meglio di Walter e Massimo messi insieme, non foss’altro perché non è presuntuoso. Come il padre benzinaio, si dà da fare per mantenere in piedi una baracca che tutti lavorano a distruggere. Penso anche che l’essere stato allevato da un padre lavoratore-benzinaio gli abbia dato quel buon senso che non hanno i suoi amici di partito e che non ha Monti. La pompa di benzina da cui proviene gli fa vedere le traversie delle fasce deboli. Capisce le difficoltà dei ceti subalterni. Ha un ricordo della grande prospettiva dell’eguaglianza, quantomeno nella versione moderata delle pari opportunità. Lui ai disabili non fa lo sgambetto, come quell’imbestialito di Monti. Ma basterà questo,  che è il suo tratto migliore e più rassicurante, a dare a Bersani un vantaggio rispetto all’homo ridens? Walter, Massimo e Fausto hanno destrutturato così a fondo perfino l’anima della sinistra italiana che forse neanche il buon senso e l’umanità di Bersani riusciranno a limitare i guasti. Walter perché non ti sei ritirato da piccolo, prima d’iniziare? Perché, politicamente parlando, non sei morto in fasce?

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