Nel Paese c’è indifferenza, ma la misura è colma

14 Maggio 2015
1 Commento


Lucia Pagella               

Negli Anni ruggenti del 68 si diceva : “ una risata vi seppellirà “. Ma quelli erano anche gli anni in cui si parlava di fantasia al potere. Oggi nessuno ha più voglia di ridere ed al potere è andato il Bignami del codice penale.
Meraviglia che gli Italiani non reagiscano e non parlo solo  dei comuni cittadini ma anche di coloro che hanno gli strumenti per coordinare la protesta come i sindacati e quella piccolissima parte del PD che, dopo tanti peniultimati, alla fine ha preferito scegliere pilatescamente la strada del non voto.
Eppure nel parlamento e nel governo non mancano le firme comiche. Uno per tutti quel deputato sardo che ha sostenuto che l’epiteto “ zoccola “ rivolto alla collega Ruocco  mentre partecipava ad un coretto dei cinque stelle ( o-ne-stà, o-ne-stà ) era una traduzione dal sardo dell’espressione “ zacca strada “ e, cioè, solo un invito ad allontanarsi perché disturbava.
Il bello è che i questori, prontamente intervenuti su richiesta della Boldrini, hanno sospeso i penta stellati mentre il deputato dell’accademia della crusca è stato lasciato al suo posto senza che a nessuno sia  scappato da ridere.
Le ragioni dell’indifferenza sono complesse: gli Italiani sono talvolta geniali, spesso creativi e sempre fantasiosi nel bene e nel male. Il risvolto di queste qualità è purtroppo un esasperato  individualismo e la convinzione che la furberia valga più dell’intelligenza. Se al nostro DNA aggiungiamo la nostra storia fatta di invasioni, di dominazioni, di governi estranei perché nemici avremo un quadro completo. Oggi abbiamo “rappresentanti degli Italiani “ che siedono in parlamento ma la loro distanza dai problemi della società non potrebbe essere maggiore.
Ovviamente tanto disinteresse produce guai sempre più gravi: cazzate illustrate da slide e prontamente smentite dall’Istat, bugie a go go, assoluta mancanza del senso dell’onore. La conseguenza ultima è un attacco senza precedenti alla democrazia.
Il nostro premier è un parto del nostro inconscio e per questo temo che potrebbe durare a lungo: ho sentito amici colti, che hanno ricoperto posti di responsabilità lodarlo perché “ è un uomo del fare “ dimenticando che un altro uomo del fare ci ha trascinato nella guerra più sanguinosa della storia (ovviamente dalla parte sbagliata) e che un altro uomo del fare ci ha regalato norme che hanno permesso il dilagare della corruzione.
Sembrerebbe una strada senza uscita, ma è bene ricordare che gli Italiani hanno avuto anche scatti d’orgoglio quando un errore più grande degli altri ha fatto vibrare una corda profonda ed ha fatto temere la perdita dell’ identità. Ora la misura é colma e, come ho avuto occasione di dire, ci si presenta un’occasione unica:  il referendum sulla legge elettorale. Vi sono anche segnali di risveglio: Maurizio Landini ha lanciato la sua proposta che avrebbe diritto ad una maggiore considerazione, Pippo Civati è uscito dal PD ormai troppo geneticamente modificato. Abbiamo capito tutti che ascoltare per il nuovo che avanza è un esercizio che impegna solo le orecchie perché poi “ si tira dritto “ ed allora con i bambini di Milano diciamo “ siam pronti alla vita “.

1 commento

  • 1 pinuccia bonora
    21 Settembre 2015 - 08:21

    il fare efficiente e indifferente alle ragioni dei cittadini è privo di com-passione e ci rende tutti meno attenti, meno disponibili. In sostanza un potere arrogante svilisce profondamente la parte più intima di ognuno di noi.

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